Comunicato Stampa: Superiamo le barriere. Broken Chalk lancia un appello per il cessate il fuoco immediato e per l’autodeterminazione in occasione della Giornata Internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese

29 Novembre 2023

Mentre riflettiamo su questo storico 29 novembre, che segna 76 anni dal piano di spartizione dell’ONU, il mondo deve restare unito in solidarietà con il popolo palestinese, riconoscendo il loro intrinseco diritto di resistere all’occupazione e di raggiungere l’autodeterminazione. In occasione della Giornata Internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese, quest’ anno più che mai segnata dal dolore, Broken Chalk esorta e sostiene fortemente l’unione del popolo palestinese in uno stato sovrano e la risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, che dura da più di 75 anni. Il 29 novembre 1947, le Nazioni Unite adottarono il piano di ripartizione, realizzando l’idea di uno stato ebraico e uno stato palestinese, con Gerusalemme costituita zona internazionale “corpus separatum.” Questa decisione pose le basi per la cosiddetta soluzione dei due stati, che si basa sui principi dell’ uguaglianza di diritti e dell’ autodeterminazione, così come sanciti dall’ Articolo 1(2) della Carta delle Nazioni Unite.1

Alla luce dei recenti avvenimenti, Broken Chalk condivide la posizione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas “non sono un fatto isolato” ma sono inseriti nella lotta per l’autodeterminazione che dura da 75 anni e nella resistenza all’ occupazione israeliana.2Dall’ attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, si contano più di 12 000 vittime civili nella Striscia di Gaza, di cui più di 5 000 sono bambini.3 “Gaza è diventata un cimitero per bambini”, afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres4

Broken Chalk ribadisce l’importanza di promuovere un dialogo politico bipartitico per giungere ad una soluzione duratura del conflitto israelo-palestinese. Nel riconoscere la necessità della soluzione dei due stati, sottolineiamo che il cammino verso un’autentica autodeterminazione per i palestinesi deve essere avviato dalla gente comune. Bisogna garantire piena autonomia alla società civile affinché possa dar vita e forma al proprio stato, senza imposizioni provenienti dall’esterno. Considerando le lunghe aspirazioni all’autodeterminazione palestinese, è evidente che un passo essenziale in avanti risiede nel riconoscere ai Palestinesi il diritto di costruire un modello di stato in modo indipendente, liberi da pressioni esterne imposte da Israele o dalla comunità internazionale.

In questo giorno, il 29 novembre, è imperativo ribadire con passione l’urgente necessità di mantenere l’impegno per una soluzione favorendo la coesistenza di due stati, promuovendo un ambiente in cui sia i Palestinesi che gli Israeliani prosperino con un’autonomia e sovranità incondizionate. L’unione tra i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza non dovrebbe essere solamente considerata, ma deve essere riconosciuta come una soluzione duratura negli impegni programmatici di Israele e nella coscienza collettiva della comunità internazionale. La divisione esistente tra i palestinesi di questi due territori non solo ostacola la realizzazione dell’autodeterminazione palestinese, ma perpetua anche le sfide poste dagli insediamenti illegittimi in Cisgiordania e l’evidente stagnazione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Riconoscendo il diritto alla legittima difesa di Israele nei confronti di un’organizzazione terroristica totalmente intenzionata a smantellare lo stato ebraico, Broken Chalk evidenzia l’estrema importanza del costante rispetto del diritto internazionale, specialmente della proporzionalità nel rispondere alle minacce alla sicurezza5 ICondannando gli attacchi deplorevoli di Hamas, è cruciale sottolineare la discrepanza nell’ approccio di Israele.  I metodi impiegati dalle Forze di Difesa Israeliane sembrano incoerenti con gli obiettivi prefissati, poiché l’allarmante rapporto di vittime rivela uno squilibrio evidente: per ogni civile israeliano perso, 10 palestinesi pagano con la propria vita6 Mentre navighiamo in questo complesso scenario, Broken Chalk supporta un approccio misurato e proporzionato, che rispetti i principi del diritto internazionale e che, allo stesso tempo, salvaguardi i diritti e le vite di tutti coloro interessati dal conflitto.

I recenti attacchi hanno inflitto un colpo significativo alle prospettive di una soluzione tra i due stati e delle inchieste indicano il trasferimento di palestinesi da Gaza verso il Sinai e l’ Egitto, durante le trattative.7 È essenziale fare luce sulle sfide che Gaza si ritrova ad affrontare, dove il limitato controllo sul proprio territorio, sui confini e sull’economia ostacola la sua capacità di esercitare piena autonomia. Broken Chalk condanna il trasferimento dei palestinesi nella zona sud della Striscia di Gaza e chiede a tutte le parti coinvolte di dare priorità al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.8

Colpire le istituzioni scolastiche mina il diritto fondamentale e universale all’istruzione e ostacola le possibilità di un futuro radioso per i cittadini palestinesi. Dal momento che i bambini sono il futuro del nostro mondo, la comunità internazionale deve fare tutto il necessario per prevenire attacchi ai campi profughi e alle scuole, per prevenire l’ulteriore perdita di vite innocenti di uomini, donne e bambini. Ci auguriamo una collaborazione con altre ONG per avviare una raccolta fondi così da fornire pronto aiuto a tutti coloro che ne avessero bisogno a Gaza. 

Nel dimostrare la nostra solidarietà ai cittadini palestinesi nella giornata di oggi, Broken Chalk chiede alla comunità internazionale di rinnovare il proprio impegno per una risoluzione imparziale e duratura che rispetti i diritti e le aspirazioni sia dei cittadini palestinesi che israeliani. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e una revisione del piano di separazione delle Nazioni Unite, in cui entrambe le parti possano sostenere il loro diritto all’autodeterminazione.

Comunicato con il dovuto rispetto da Broken Chalk.

Firmato,

Broken Chalk

Tradotto in italiano da Eliana Riggi e Anna Moneta dal post originale in inglese.


References

1 https://www.un.org/securitycouncil/content/purposes-and-principles-un-chapter-i-un-charter#rel1

2 https://www.politico.eu/article/israel-united-nations-antonio-guterres-hamas-attack-vacuum-comments/

3 https://www.aljazeera.com/news/2023/11/18/israeli-air-strikes-kill-28-palestinians-in-southern-gaza#:~:text=Since October 7, more than,to about 2.3 million people.

4 https://www.dci-palestine.org/4237_palestinian_children_killed_as_gaza_becomes_graveyard_for_children

5 https://guide-humanitarian-law.org/content/article/3/proportionality/

6 https://www.youtube.com/watch?v=9jsJYHuGPms

7 https://www.timesofisrael.com/intelligence-ministry-concept-paper-proposes-transferring-gazans-to-egypts-sinai/

8 https://edition.cnn.com/2023/11/08/world/palestinians-fleeing-south-gaza-city-unbearable-situation/index.html

9 https://www.wionews.com/world/at-least-50-killed-in-israeli-airstrikes-on-al-fakhoora-school-in-gazas-jabalia-refugee-camp-660179

Comunicato Stampa – Affrontare la Crisi del Silenzio: Il Richiamo di Broken Chalk all’Attenzione sulla Violenza contro le Donne e le Ragazze e il Suo Impatto sull’Istruzione

25 novembre 2023

Nel contesto di un mondo in cui una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale a livello globale, con il triste fatto che ogni ora cinque donne vengono uccise da un membro della propria famiglia, e dove le prove indicano che le molestie sessuali sono diffuse in maniera allarmante, diventa estremamente importante un’azione concreta della comunità globale. Broken Chalk riconosce l’urgente necessità di affrontare il diffuso problema della violenza di genere, che si riflette anche nei contesti educativi. Nelle scuole, le molestie sessuali e il bullismo psicologico sono una realtà largamente diffusa. Le ragazze sono ostacolate nel percorrere il loro cammino educativo a causa del matrimonio infantile, della violenza nelle loro case e durante il tragitto verso la scuola.

Esacerbata dagli effetti cumulativi della pandemia da COVID-19, dei cambiamenti climatici, delle crisi economiche e dell’instabilità politica, questa violenza ha un impatto diretto sull’istruzione delle donne, ostacolando la fruizione dei loro diritti umani. Il rischio di subire violenze scoraggia i genitori dal mandare le ragazze a scuola, specialmente in situazioni di conflitto, dove durante il percorso verso la scuola incorrono nel rischio di aggressioni e rapimenti. È stato dimostrato empiricamente che le vittime di abusi hanno tassi molto più elevati di abbandono scolastico e difficoltà di apprendimento. Ciò costituisce una seria minaccia per l’uguaglianza di genere e per l’emancipazione delle generazioni future di donne.

In questo scenario, è demoralizzante osservare che solo il 0.2% dell’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo Globale è diretta alla prevenzione di violenza di genere. Perciò Broken Chalk riconosce che l’impatto della violenza contro le donne e ragazze (VAWG) è profondo e si estende oltre a danni fisici, influenzando le fondamenta stesse della società, ostacolando l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace.

La violenza di genere (VAWG) ha un costo sulla società e sull’istruzione delle ragazze in particolare, perciò rimane una priorità educativa. In primo luogo, sono stati documentati gli effetti negativi sul rendimento scolastico e comportamentale dei bambini esposti a violenza domestica o intima. Infatti, l’UNICEF riporta come questo abbia un impatto negativo sulle competenze linguistiche e numeriche nei bambini tra i 5 e gli 8 anni. In secondo luogo, la violenza contro le donne costituisce uno dei motivi per cui le ragazze incontrano difficoltà nell’accesso all’istruzione: nel mondo, 129 milioni di ragazze non frequentano alcuna scuola. L’insicurezza personale a scuola o lo stigma sociale e la vergogna di aver subito violenza sessuale possono in parte spiegare questo fenomeno. Un’altra possibile spiegazione è la violenza psicologica e coercizione a cui sono soggette donne e ragazze, che ha come conseguenza il loro allontanamento dagli ambienti scolastici.

Broken Chalk riconosce inoltre l’ampia diffusione di molestie come forma di violenza contro le donne. Nell’Unione Europea, tra il 45 e il 55% delle donne hanno avuto esperienza di molestie sessuali dall’età di 15 anni. In Inghilterra e nel Galles, un’inchiesta del 2021 ha rivelato che il 92% delle studentesse ha confermato di aver subito insulti sessisti dai propri compagni di scuola, mentre il 61% ha segnalato di aver subito molestie sessuali dai compagni di scuola. La minaccia di subire violenze a scuola o durante il tragitto per raggiungerla può scoraggiare le ragazze dal partecipare all’istruzione superiore. In risposta a questo fenomeno, diversi paesi, tra cui il Ghana e l’India, hanno avviato programmi che forniscono biciclette alle ragazze, offrendo loro un mezzo di trasporto più sicuro per raggiungere la scuola.

Nonostante siano stati compiuti sforzi per eliminare la violenza contro le donne e le ragazze (VAWG), i fatti sopra indicati dimostrano che c’è ancora molto da fare. Broken Chalk crede che l’istruzione sia fondamentale per l’eliminazione della violenza di genere, poiché molte ricerche hanno dimostrato che è proprio nell’ambiente educativo che i bambini vengono esposti alla violenza e la imparano. Pertanto, l’istruzione è uno strumento potente che può essere utilizzato per modificare la cultura che insegna a delle giovani menti come comportarsi in modi violenti nei confronti di ragazze e donne, orientandola verso modalità più pacifiche e rispettose. Inoltre, l’istruzione può essere impiegata per insegnare alle ragazze a sensibilizzare sulla natura della violenza, qualcosa che molte ragazze potrebbero non comprendere appieno. In assenza di questo tipo d’educazione, la violenza contro le donne è diventata normalizzata a livello globale, il che porta spesso le vittime a non rendersi conto della violazione dei propri diritti. Questo contribuisce al fatto che quasi il 40% delle donne che subiscono violenze cerca assistenza o denuncia l’accaduto per ottenere giustiziaTop of Form.

Per questo motivo, Broken Chalk partecipa ai 16 Giorni contro la Violenza di Genere, una campagna annuale internazionale che inizia il 25 novembre, durante la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, e si conclude con la Giornata per i Diritti Umani il 10 dicembre. Il tema di quest’anno per la campagna è “UNIAMOCI! Investire per prevenire la violenza contro le donne e ragazze”, e Broken Chalk si unisce al movimento, sottolineando l’importanza di un investimento urgente per prevenire la violenza di genere (VAWG), con un particolare focus sull’istruzione. Inoltre, Broken Chalk sottolinea l’importanza di adottare una prospettiva intersezionale nell’eradicazione della violenza contro le donne. Questo significa comprendere le difficoltà aggiuntive e gli attacchi subiti da donne che sono anche soggette a razzismo e omofobia, sia negli ambienti educativi che nella loro vita quotidiana.Bottom of Form

Broken Chalk annuncia al pubblico con il dovuto rispetto.

Firmato,

Broken Chalk


Translated by Anna Moneta and Riccardo Armeni from the original Press Release: Addressing the Silent Crisis.

*Upon request, the article may be translated into other languages. Please use the comments section below*

Comunicato Stampa: Broken Chalk lancia un appello per una immediata tregua delle ostilità da parte di Israele e della comunità internazionale a seguito dell’ultima crisi all’Al-Ahli Baptist Hospital

18 Ottobre 2023

Il 7 ottobre, Hamas ha lanciato un attacco sul territorio israeliano, durante un festival appena fuori le mura che circondano la Striscia di Gaza. Questo evento ha portato alla tragica perdita di oltre 250 vite di civili israeliani, con molti altri rapiti e tenuti in ostaggio in un territorio isolato. In risposta, Israele ha dato inizio a un conflitto su larga scala con Hamas, portando a bombardamenti su Gaza e a un completo assedio dei confini. Il conflitto ha avuto conseguenze devastanti, con una stima di 3.000 vittime palestinesi attribuite all’iniziale attacco di Hamas, assieme alla perdita di 1.300 vite di civili israeliani. Ciò ha scatenato una tragica crisi umanitaria per oltre 2 milioni di palestinesi nella città più densamente popolata del mondo.

Riflettendo sui costi umanitari, è straziante notare che più di 1.000 bambini sono morti a Gaza dall’inizio del conflitto, come stimato dal Ministero della Salute di Gaza. Dato che la metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza ha meno di 18 anni, le Nazioni Unite e la comunità internazionale devono raddoppiare i loro sforzi per incoraggiare una immediata tregua e monitorare entrambe le parti nel rispetto delle regole del diritto internazionale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha richiesto una immediata tregua umanitaria, dichiarando: “L’attacco di Hamas non può giustificare una punizione collettiva per la popolazione palestinese.”

I problemi nelle recenti discussioni in corso che coinvolgono gli Stati Uniti, l’Unione Europea, Israele e l’Egitto sono motivo di profonda preoccupazione. L’obiettivo primario di queste discussioni è di facilitare l’entrata di aiuti umanitari vitali dall’Egitto a Gaza, attraverso l’apertura del passaggio di Rafah; sfortunatamente, queste negoziazioni hanno incontrato ostacoli significativi, dal momento che Israele ha preso di mira il passaggio di Rafah con bombardamenti in quattro occasioni dall’inizio del conflitto il 7 ottobre.

Il 17 ottobre, una violenta esplosione ha scosso l’Al-Ahli Baptist Hospital a Gaza, dove medici e infermieri stavano assistendo i palestinesi feriti, tra cui donne e bambini, mentre altri cercavano ancora rifugio. Questo incidente è diventato il luogo del più alto bilancio delle vittime in un singolo evento dall’inizio del conflitto, con la perdita di 500 persone, come riportato dalle autorità sanitarie palestinesi. Entrambi i principali attori militari nel conflitto, Hamas e le Forze di Difesa Israeliane, affermano che l’altra parte sia responsabile dell’incidente.

Data la crisi umanitaria senza precedenti dovuta a questo conflitto, con quasi 2,2 milioni di palestinesi senza accesso a provviste come cibo, acqua, elettricità, Broken Chalk necessita di un’azione immediata per fermare le correnti estreme violazioni dei diritti umani, per portare stabilità nella regione e per tutta l’umanità. Chiediamo al governo israeliano e alla comunità internazionale di dichiarare urgentemente una tregua e permettere il passaggio di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah, fornendo assistenza a numerosi palestinesi sfollati e colpiti. Riteniamo che la comunità internazionale debba esercitare maggiore vigilanza sul governo israelita per assicurare il rispetto dei diritti umani. Israele deve urgentemente ritirare l’assedio di Gaza per permettere agli ospedali palestinesi di ricevere acqua, cibo, elettricità e carburante.

Comunicato con il dovuto rispetto da Broken Chalk

Firmato

Broken Chalk

La storia di Neslihan Ozcan Sahin: Dopo tante battaglie, un’insegnante rifugiata ricomincia a insegnare

Scritto da Georgette Schönberger

Neslihan è una rifugiata turca giunta nei Paesi Bassi per costruirsi una nuova vita con il marito e i due figli.

Nell’agosto del 2018, Neslihan si è lasciata alle spalle la sua vita in Turchia ed è fuggita in Grecia. Lì ha trascorso tre mesi prima di arrivare in Olanda. Ha vissuto con la sua famiglia in una casa popolare ad Amstelveen per alcuni anni. Ha vissuto con la sua famiglia per 19 mesi in diversi centri di accoglienza dei Paesi Bassi. Neslihan afferma: “Conosco i Paesi Bassi meglio di un olandese medio”.

In Turchia, Neslihan ha lavorato a lungo come insegnante di chimica, fisica e biologia. Quando è arrivata nei Paesi Bassi, non vedeva l’ora di ricominciare a insegnare. Fortunatamente, trovare un lavoro non è stato difficile. Grazie al progetto “Statushouders voor de Klas”, le è stato spiegato il funzionamento del sistema scolastico olandese, permettendole di ottenere un tirocinio. Inoltre, Neslihan ha lavorato come volontaria in una scuola. Ha lavorato come assistente tecnico all’insegnamento presso il liceo Apollo di Amsterdam. Nella stessa scuola ha avuto modo di crescere e, dopo un po’, le è stato permesso di insegnare due giorni alla settimana. L’anno prossimo insegnerà soltanto e non lavorerà più come assistente.

Perché ha deciso di diventare insegnante?

“Mi piace insegnare, non lo vedo come un lavoro perché è una mia passione”. Insegna ormai da 18 anni e continua a divertirsi molto. Dopo aver completato la sua formazione, ha iniziato subito a insegnare. Ha scelto di diventare insegnante di chimica, fisica e biologia perché aveva i voti più alti in queste tre materie e le trovava interessanti.

Perché ha deciso di venire nei Paesi Bassi?

“Leggiamo su Internet e nei telegiornali e spesso sentiamo dire che nei Paesi Bassi le persone sono libere e possono condividere le loro opinioni o idee. Purtroppo, non è lo stesso in Turchia, dove non si è liberi e non si può dire ciò che si vuole. Persino i bambini finiscono spesso in prigione per aver rivelato le loro opinioni”. Per questo motivo, anche il fratello e la sorella di Neslihan sono venuti nei Paesi Bassi con le loro famiglie. Neslihan vede la sua famiglia ogni settimana.

Quali sfide ha dovuto affrontare quando è arrivato nei Paesi Bassi?

Neslihan è una rifugiata politica e nel suo Paese è stata considerata una terrorista a causa delle sue idee. Con tutta la sua famiglia, è dovuta fuggire dalla Turchia in barca. Il viaggio per arrivare nei Paesi Bassi è stato intenso. Ha dovuto pagare molti soldi e negoziare con i trafficanti di esseri umani, il che può essere molto pericoloso.

Inoltre, Neslihan voleva imparare l’olandese, cosa che all’inizio è stata piuttosto difficile. Non essendo obbligata a integrarsi, non ha potuto seguire un corso gratuito di olandese durante il suo soggiorno in AZC. Tuttavia, ha imparato un po’ di olandese da amici e volontari dell’AZC.E di ciò è molto grata. Neslihan voleva integrarsi e assimilarsi, quindi la comprensione della lingua era fondamentale. Dopo una lunga battaglia, è finalmente riuscita a ottenere un prestito con il quale ha potuto frequentare un corso.

A volte ha ancora problemi con la lingua olandese, in particolare con “er” e le diverse preposizioni che trova difficili. Inoltre, non capisce ancora alcune espressioni olandesi, ma è sicura che alla fine tutto si risolverà.

Quali sono le differenze tra il sistema scolastico turco e quello olandese?

“Non ci sono molte differenze, credo. Certo, alcune cose sono abbastanza simili. Per esempio, gli adolescenti sono solo adolescenti e si comportano sempre nello stesso modo, ma gli studenti nei Paesi Bassi hanno sempre la possibilità di andare avanti grazie ai diversi livelli scolastici. Pertanto, il sistema dei Paesi Bassi è migliore perché c’è questa possibilità”. Neslihan spiega che in Turchia c’è un solo livello e che ogni studente deve imparare le stesse materie e sostenere lo stesso esame. Quindi, se questo livello è troppo alto, non si ha un’altra possibilità di continuare a studiare, ed è per questo che molti giovani abbandonano la scuola.

Un’altra grande differenza è che nei Paesi Bassi c’è poca gerarchia. “Il mio direttore e il mio team leader sono solo miei colleghi. Siamo considerati uguali e trattati allo stesso modo. Posso chiamarli per nome. In Turchia, invece, bisogna rivolgersi a tutti con signore o signora. Non voglio più gerarchie in Turchia; vorrei cambiare questa situazione”.

C’è qualcosa che vorreste condividere?

“Vorrei dire che siamo tutte persone che possono vivere insieme, basta avere rispetto per gli altri. Bisogna trattare tutti con rispetto e creare un’atmosfera sicura e piacevole. Siamo venuti qui per la nostra libertà e l’Olanda ci ha dato molti diritti. Pertanto, dovete fare qualcosa per i Paesi Bassi; dovete usare le vostre capacità per aiutare qui, per integrarvi. Fare il primo passo è facile: salutare i vicini, ad esempio, o semplicemente chiacchierare con qualcuno ed essere gentili”.

Neslihan ha anche voluto ricordare a tutti che molte persone sono ancora minacciate in Turchia o dimenticate in prigione. Si può sempre fare qualcosa per loro, ad esempio condividendo qualcosa su Twitter o parlandone.

Translated by Matilde Ribetti from the original https://brokenchalk.org/story-of-neslihan-ozcan-sahin-after-all-her-struggle-a-refugee-teacher-begins-to-teach-again/

Comunicato stampa: Giornata internazionale dell’Educazione 2023

24 gennaio 2023

Il 24 gennaio Broken Chalk vi invita a unirvi a noi per celebrare la Giornata internazionale dell’educazione.

In questa giornata, riconosciamo i risultati ottenuti quest’anno nella politica dell’istruzione e allo stesso tempo consideriamo le sfide in corso presentate dalla pandemia COVID-19, l’aumento globale dei conflitti armati, le maggiori limitazioni alla libertà di espressione e la recessione economica globale, che ha contribuito a limitare i finanziamenti per l’istruzione, a ridurre gli standard educativi e i tassi di iscrizione. Più di ogni altra cosa, noi di Broken Chalk speriamo di guidare la comunità globale delle ONG a raddoppiare il nostro impegno collettivo per l’istruzione.

Per prima cosa, concentriamoci su come Broken Chalk ha contribuito positivamente alla realizzazione del diritto all’istruzione nel 2022. Quest’anno, Broken Chalk ha condotto una ricerca significativa sulle sfide educative di oltre 25 Paesi, tenendo in conto diversi fattori, fra cui le proporzioni dei finanziamenti, le iscrizioni, le etnie, la distribuzione socioeconomica, l’uguaglianza di genere, l’accessibilità per gli studenti disabili, i tassi di occupazione dei laureati e l’accesso alla formazione professionale per i giovani adulti. Questi rapporti sulle sfide educative, pubblicati sul nostro sito web e sulle piattaforme dei social media, hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sui problemi accademici più urgenti o sulle iniziative educative più positive di alcuni Paesi.

Inoltre, Broken Chalk ha iniziato una nuova serie di rapporti che riassumono e analizzano il pacchetto di allargamento 2021 dell’Unione europea per i Balcani occidentali e la Turchia. In particolare, questa serie ha prodotto sette rapporti, uno per ogni Paese preso in considerazione per l’adesione, che riportano le aree in cui l’UE ha raccomandato riforme fondamentali. Ogni rapporto ha esaminato la politica educativa del Paese in questione, il rispetto dei diritti dei bambini, l’uguaglianza socioeconomica e l’accesso ai servizi pubblici in base alle metriche e alle valutazioni del pacchetto di allargamento dell’UE. Di conseguenza, i rapporti hanno generato una riflessione critica sull’impatto che le riforme proposte dall’UE avrebbero avuto sull’istruzione.

Infine, Broken Chalk ha partecipato all’annuale Revisione Periodica Universale delle Nazioni Unite, come abbiamo fatto sin dalla nostra fondazione nel 2020. La Revisione Periodica Universale è un processo unico nel suo genere, attraverso il quale gli Stati considerano le politiche e i risultati degli altri Stati in materia di diritti umani in un dialogo di revisione e riforma tra pari. Per facilitare questo dialogo, le ONG, le istituzioni nazionali per i diritti umani e le organizzazioni della società civile sono invitate a presentare dichiarazioni e rapporti sulle politiche e sui diritti umani del Paese interessato. Quest’anno, Broken Chalk ha completato le presentazioni di 30 Paesi.

Questi contributi sono fondamentali per l’esercizio dell’UPR, perché alcuni commenti e raccomandazioni vengono inviati e contribuiscono direttamente alla discussione. In questa tornata, molte delle raccomandazioni di Broken Chalk sono state accettate dall’UPR, a dimostrazione del fatto che Broken Chalk sta generando una discussione significativa all’interno della comunità dei diritti umani e sta contribuendo in modo tangibile a riforme materiali significative nei Paesi in cui si verificano abitualmente violazioni dei diritti umani.

Si consideri ora come Broken Chalk intenda espandere il suo lavoro in corso con la ricerca, i rapporti e la sensibilizzazione. Continueremo i nostri rapporti sulle sfide educative, che speriamo si estendano a nuove aree del mondo. Sono in programma i rapporti per altri 35 Paesi, sempre considerando le sfide che lo Stato, la sua burocrazia educativa, le scuole e gli studenti devono affrontare. Parteciperemo nuovamente all’UPR del 2023, con l’intenzione di presentare rapporti per altri 39 Paesi. Inoltre, abbiamo pianificato nuove iniziative per promuovere l’istruzione come diritto umano nel 2023. Speriamo di avviare nuovi progetti, tra cui nuove serie di rapporti e progetti proattivi con partner locali e globali sul campo.

In questa Giornata internazionale dell’istruzione, con il nuovo anno ancora in corso, Broken Chalk si concentra sui problemi più gravi che le istituzioni educative e gli studenti devono affrontare oggi. Collettivamente, la società civile globale e le ONG devono collaborare per trasformare il futuro dell’istruzione. Speriamo di stimolare il dialogo sul rafforzamento della qualità dell’istruzione disponibile per tutti, sulla trasformazione digitale delle risorse educative, sul sostegno agli insegnanti e sulla garanzia di una piattaforma sicura e sostenibile per le voci degli studenti. In questa Giornata internazionale dell’istruzione, vi invitiamo a riflettere su come potete contribuire a questi obiettivi come individui e come membri di una comunità globale di diritti umani. L’istruzione è un diritto umano e una chiave per lo sviluppo sostenibile, l’armonia politica e la coesione sociale. Buona Giornata internazionale dell’educazione!

Firmato da

Broken Chalk

International_Day_of_Education_Press_Release_Eng

Translated by Matilde Ribetti, from the original https://brokenchalk.org/press-release-international-day-of-education-2023/

Intervista con Marcel Voorhoeve e l’abilitazione all’insegnamento nei Paesi Bassi per gli insegnanti rifugiati

By Serena Bassi

La testimonianza di Marcel Voorhoeve, un uomo di grande ispirazione che opera nel campo dell’istruzione nei Paesi Bassi.

Dopo aver trascorso la maggior parte della sua vita come insegnante di matematica e fisica e vicepreside di una scuola secondaria, Marcel Voorhoeve ha fondato l’organizzazione DVDK (Docentvluchteling voor de Klas) o “Insegnante rifugiato per la classe”.

In collaborazione con l’Associazione olandese degli insegnanti di matematica e con VluchtelingenWerk Nederland (il Consiglio olandese per i rifugiati), i volontari di DVDK lavorano per garantire che gli insegnanti rifugiati possano svolgere la loro professione anche nei Paesi Bassi.

In occasione della Giornata dell’Istruzione 2023, Broken Chalk ha deciso di parlare con Marcel Voorhoeve della sua esperienza, della creazione del DVDK e dei suggerimenti rivolti ad altri interessati nella promozione della “didattica degli insegnanti rifugiati”.

Può parlarmi del suo background?

Sono nato nel Sud, a Maastricht, al momento ho 67 anni, ho studiato matematica e fisica all’Università di Utrecht. Ho studiato per cinque anni e poi ho ottenuto la licenza per diventare insegnante. Poi ho iniziato a cercare un lavoro nel campo dell’istruzione, cosa che all’epoca non era molto facile… Alla fine l’ho trovato a Utrecht, sono diventato insegnante in una scuola cattolica romana e ho iniziato a insegnare fisica”.

In seguito, Marcel è diventato insegnante di matematica e a metà degli anni ’80, con lo sviluppo dei computer, ha iniziato a tenere corsi di informatica. Secondo lui, era un periodo piuttosto interessante per il sistema educativo, poiché stavano emergendo nuovi approcci per l’insegnamento della matematica.

All’università di Utrecht il dipartimento stava sviluppando nuove idee sull’educazione matematica. Per diversi progetti la nostra scuola è stata una “scuola sperimentale” ed è stato molto interessante anche per me, perché mi ha permesso di crescere come buon insegnante”.

Aggiunge, “In molti Paesi la matematica è qualcosa che si deve imparare e fare, ma il fare è la cosa più importante… Questo approccio non aiuta molto a sviluppare il proprio pensiero, che è possibile solo quando si ha il tempo di provare le cose da soli, ovviamente con l’aiuto di un buon insegnante”.

Dopo essere stato insegnante per la maggior parte della sua vita, negli ultimi 15 anni della sua carriera Marcel è stato membro del consiglio di amministrazione della scuola. Infine, negli ultimi quattro anni prima di smettere di lavorare, ha insegnato all’Università di Scienze Applicate di Amsterdam presso il dipartimento di formazione degli insegnanti. Si è ritrovato a insegnare materie matematiche, in particolare la statistica e la didattica della matematica a giovani studenti che volevano diventare insegnanti di matematica.

Come è nata l’idea del  DVDK?

Ho smesso di lavorare tre anni fa, all’inizio del Coronavirus, ma il mio lavoro mi piaceva molto. Io e la mia compagna abbiamo iniziato a viaggiare per un po’…. Nel mese di gennaio, dopo Natale, pensavo a cosa avrei potuto fare. Aspettare il prossimo viaggio non mi soddisfaceva”.

Un giorno, Marcel ha deciso di andare a Plan Einstein, un luogo sviluppato dal comune di Utrecht e da VluchtelingenWerk Nederland, organizzazione che aiuta i rifugiati nell’accoglienza e nell’integrazione in città. Parlando con un dipendente, Marcel è stato presentato a un rifugiato turco che era un insegnante di matematica nel suo Paese e voleva davvero tornare a insegnare. L’unico problema era che non sapeva nulla della lingua olandese, dell’insegnamento della matematica e del sistema scolastico in Olanda.

Siamo diventati amici, l’ho aiutato con la lingua, a capire il sistema educativo. Poi mi ha detto che faceva parte di un gruppo WhatsApp di circa 100 insegnanti di matematica turchi che erano fuggiti dal loro Paese perché avevano problemi politici in Turchia e non avevano più la possibilità di insegnare lì.”

Allo stesso tempo, ha spiegato Marcel, che l’Olanda è colpita da una carenza di insegnanti di matematica.

Questo crea una situazione paradossale: in un Paese con sempre meno insegnanti, ci sono insegnanti rifugiati competenti che possono aiutare la comunità ospitante e allo stesso tempo esercitare la professione che amano e che hanno scelto.

L’idea del DVDK nasce da questo paradosso. Con l’aiuto della Fondazione degli insegnanti di matematica in Olanda e dell’organizzazione VluchtelingenWerk Nederland, Marcel ha avviato un progetto con l’obiettivo di aiutare gli insegnanti stranieri a diventare insegnanti nei Paesi Bassi.

In teoria, tutti i rifugiati provenienti dalla Turchia possono insegnare nelle nostre scuole perché hanno una licenza compatibile con il sistema educativo olandese. Tuttavia, la lingua è un problema, anche il sistema educativo olandese e persino il modo in cui la matematica viene insegnata in Olanda differisce enormemente dalla Turchia, dall’Iran o dalla Siria… Abbiamo ascoltato molto questi insegnanti di matematica: non erano soddisfatti dei progetti esistenti in altre università, e abbiamo pensato che avremmo potuto pensare a una buona idea per migliorare la situazione. Abbiamo elaborato un progetto, che abbiamo inviato al Ministero dell’Istruzione, inerente un modo strutturato di aiutare i rifugiati dall’estero a partire dal momento in cui arrivano in Olanda, aiutandoli a valutare le loro certificazioni e licenze in Olanda, e preparandoli a diventare insegnanti in modo rapido e duraturo.”

Nel febbraio 2022, un gruppo di 15 insegnanti, 13 di matematica e 2 di informatica, ha iniziato un corso presso l’Università di Scienze Applicate di Utrecht, basato sulle idee del DVDK.

(Immagine: Due insegnanti di informatica vengono istruiti dal loro insegnante di didattica della Vrije Universiteit Amsterdam)

Come lavora nel concreto DVDK?

Secondo il DVDK, i corsi di formazione sulla lingua, sulla didattica e sul sistema scolastico in Olanda sono solo una parte di quello che il DVDK sta facendo, chiamato “Periodo Due”.

Infatti, ha sottolineato come questi rifugiati che arrivano nei Paesi Bassi abbiano un urgente bisogno di una fase che deve precedere questo tipo di formazione.

I rifugiati che arrivano in Olanda devono conoscere la lingua prima di poter iniziare il Periodo Due. Vogliamo che inizino subito dopo aver ottenuto lo status di rifugiati, o a volte anche prima di ottenerlo. Nei centri di accoglienza non è permesso loro di fare un corso o di praticare la lingua olandese… Questo è terribile e demotivante. Naturalmente ci sono corsi e azioni che i volontari organizzano, ma al momento non esiste un aiuto strutturato per gli insegnanti rifugiati. Una partenza rapida aiuterà questi insegnanti rifugiati a iniziare in modo motivante, indagando e sviluppando le cose per il loro nuovo futuro.

La nostra idea, che chiamiamo Periodo Uno, è che quando un insegnante straniero viene in Olanda, è necessario offrire qualcosa a questa persona. Pensiamo che sia molto importante farlo fin dall’inizio, perché questo dà la possibilità ai rifugiati di essere motivati a fare cose buone per la propria vita.”

(Foto: Nel giugno 2022 il team della Hogeschool Utrecht e i membri del gruppo di progetto DVDK (Docentvluchteling voor de Klas) si sono congratulati con i partecipanti per  la loro prima parte del corso)

Inoltre, secondo Marcel, è necessario fornire un orientamento su cosa significhi concretamente l’istruzione in Olanda, perché i rifugiati possono avere poca o nessuna idea di cosa significhi essere un insegnante nei Paesi Bassi.

Pensiamo anche che sia molto importante iniziare a praticare un po’ la lingua. Abbiamo sviluppato una sorta di sito web in cui offriamo lezioni di olandese. Inoltre, i compiti, gli esercizi e i contenuti di queste lezioni sono orientati alla professione, quindi il contesto e i compiti sono legati alla professione dell’insegnante. Questo design motiva molto i rifugiati. Molti insegnanti sono davvero insegnanti di cuore e dare loro la possibilità di frequentare queste lezioni è anche un modo per dire loro che sono benvenuti nel nostro Paese e nella nostra comunità matematica e che vogliamo aiutarli.

In questo senso, il DVDK è l’unica organizzazione del Paese ad aver sviluppato idee e materiali in questo primo periodo.

Infine, Marcel ha parlato del terzo periodo della formazione. Questa parte finale deve essere messa in pratica quando gli insegnanti di matematica iniziano a lavorare per la prima volta, poiché è ancora necessario un grande lavoro di coaching.

Anche quando la lingua è abbastanza buona, e anche quando la didattica è buona, l’insegnante deve crescere nel nuovo contesto scolastico e ha bisogno di molto aiuto. In particolare per il linguaggio, ad esempio quando si riceve un feedback sulla scrittura di e-mail o lettere ai genitori o sulla progettazione di un buon compito o test per gli studenti …

Se dovesse dare un consiglio ad altre persone nel campo dell’educazione, quali sono le principali difficoltà da superare e come farlo?

Diverse cose…  Prima di tutto, i partecipanti devono dedicare molto tempo, il che è possibile quando si crede veramente nell’idea e quando si ha un gruppo di persone e organizzazioni che credono anch’esse nell’idea. È anche importante avere una buona collaborazione. Posso dire che con le persone coinvolte nel progetto siamo diventati amici. Questo aiuta anche ad affrontare gli alti e bassi che un progetto incontra sempre.

In secondo luogo, il DVDK ha verificato se la struttura del progetto fosse applicabile anche ad altre materie. Abbiamo scoperto che anche gli insegnanti di fisica, chimica, tecnica e informatica, a causa della mancanza di insegnanti, hanno bisogno di idee creative per reclutare nuovi insegnanti. Intendono connettersi e questo significa che il DVDK si espanderà e contribuirà realmente a fornire un numero crescente di buoni insegnanti. Questo è un esempio della nostra politica: coinvolgere il maggior numero di organizzazioni e di partecipanti con l’obiettivo di mettere a disposizione il maggior numero possibile di competenze. In terzo luogo, sono disponibili molte competenze e “forza delle persone”. Competenze nella didattica delle lingue (CLIL), nella didattica della matematica, in particolare per gli insegnanti, nel coaching di insegnanti provenienti dall’estero, ecc. Il DVDK è soddisfatto del contributo delle università e in particolare della Hogeschool Utrecht che ha formato il nostro primo gruppo. Ora siamo in attesa del Ministero dell’Istruzione. I nostri sforzi hanno portato all’impegno del nuovo ministro per un approccio strutturato e per le esigenze finanziarie. Il nostro lavoro di volontariato continuerà!”.

(Foto: Gruppo di 15 insegnanti-richiedenti asilo che hanno iniziato un corso presso la Hogeschool Utrecht nel febbraio 2022)

Translated by Amalia Innocenti from The testimony of  Marcel Voorhoeve, an inspiring man operating in the education field in the Netherlands

“LA PERICOLOSA ABOLIZIONE DEI DIRITTI DELLE DONNE IN AFGHANISTAN”

Di Leticia Cox

Talebano è sinonimo di soppressione del genere femminile. Talebano significa degradazione delle qualità, della posizione e del ruolo delle donne nella società. Talebano significa che per le donne non ci sono né istruzione né lavoro, se non quello domestico e quello di partoriente. Talebano significa privazione dei diritti umani fondamentali delle donne, che vivono nella paura e senza dignità.

La maggior parte degli afghani, compresi alcuni talebani, non è favorevole all’esclusione di donne e ragazze dal sistema educativo ed è seriamente preoccupata delle conseguenze per l’intera nazione.

Dopo l’annuncio dei Talebani di bandire le studentesse dall’università, gli studenti universitari maschi hanno abbandonato gli esami per protestare contro la decisione dei Talebani e diversi professori maschi si sono dimessi.

Paesi musulmani come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Pakistan e il Qatar hanno espresso il loro rammarico per il divieto universitario e hanno esortato le autorità talebane a ritirare la loro decisione.

“Non c’è alcuna giustificazione religiosa o culturale”, ha dichiarato Husna Jalal, 26 anni, laureata in Scienze politiche a Kabul.

Jalal è fuggita dall’Afghanistan nell’agosto dello scorso anno, dopo che i Talebani avevano preso il controllo della città di Kabul. Jalal ha lavorato per quattro anni a Kabul dopo essersi laureata, ma come molte donne afghane che lavorano aveva previsto che la rigida Sharia sarebbe stata applicata  dopo la presa di potere dei Talebani.

“È straziante vedere le mie sorelle violate nei loro diritti umani fondamentali. Le ho viste marciare per le strade chiedendo libertà e uguaglianza e ho visto come le forze di sicurezza talebane hanno usato la violenza per disperdere il gruppo e impedire loro di esercitare la libertà di parola”, ha detto Jalal. “Le persone di tutto il mondo devono alzare la voce per le mie sorelle; i Talebani ci hanno tolto tutte le speranze”.

I Talebani, noti come Talib, che dal 1996 hanno cercato di porre fine al warlordismo in Afghanistan attraverso una più rigida adesione alla Sharia, hanno preso il controllo dell’Afghanistan come Emirato Islamico dell’Afghanistan con la forza nel 2021.

Da decenni, il ruolo della Sharia è diventato un argomento sempre più contestato in tutto il mondo. La Corte internazionale dei diritti dell’uomo di Strasburgo (CEDU) ha stabilito in diversi casi che la Sharia è “in conflitto con i principi fondamentali della democrazia”. Alcune pratiche tradizionali comportano gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda le donne e la loro libertà di istruzione.

Quando i talebani si insediarono al potere abolirono il Ministero della Donna. Le donne furono gradualmente ritirate dagli schermi televisivi. Decine di migliaia di donne furono disoccupate in diversi settori. Era proibito loro di andare in qualsiasi luogo che superasse i 72 km senza un mahram. Le donne sono state escluse dalla vita sociale. I servizi sanitari offerti sono limitati come le opportunità di lavoro e il diritto all’istruzione è stato negato.

Il recente annuncio dei Talebani di sospendere immediatamente, fino a nuovo ordine, le donne dalle università di tutto il Paese è una palese violazione dei loro pari diritti umani, sanciti in molteplici trattati internazionali.

“Il primo comandamento dell’Islam è “leggere”. L’Islam esorta uomini e donne a cercare la conoscenza. Il Corano si rivolge agli esseri umani e consiglia a uomini e donne di acquisire conoscenza, trovare la verità, rivelare e sviluppare il proprio potenziale e diventare esseri umani perfetti”, ha dichiarato il dottor Ali Unsal, titolare di un dottorato in teologia islamica, in una recente intervista per Broken Chalk.

Il dottor Ali Unsal è uno scrittore, ricercatore, insegnante e predicatore di grande esperienza, con una solida formazione in teologia islamica e giurisprudenza islamica. Il dottor Unsal ha conseguito il dottorato in teologia islamica e il master e il baccellierato in Divinità presso le migliori scuole di Divinità in Turchia. Ha vissuto negli Stati Uniti per diversi anni, dove ha arricchito i suoi studi e la sua esperienza accademica e professionale impegnandosi con americani musulmani e non musulmani attraverso seminari, workshop, consulenze, servizi alla comunità locale e scrittura accademica. Ha diretto l’Istituto di studi islamici e turchi (IITS) di Fairfax, VA.

Il dottor Unsal organizza pannelli di discussione, seminari e simposi con accademici di diversi Paesi e parla correntemente inglese, turco, arabo, bahasa Indonesia e tataro.

Secondo il dottor Unsal, Hz. Muhammad ha incoraggiato l’istruzione e l’educazione delle ragazze, che nel corso della storia sono state particolarmente disprezzate e sottovalutate. “Per esempio, in uno dei suoi Hadith, “Chiunque allevi e disciplini due ragazze fino a quando non raggiungono l’età adulta, saremo insieme a quella persona nel Giorno del Giudizio”, spiega il dottor Unsal.

“Quando le donne vennero da lui e dissero che egli insegnava costantemente agli uomini nella moschea e trasmetteva il messaggio di Allah, ma che le donne ne erano prive, egli dedicò loro del tempo e diede loro una sorta di educazione.”

Hz. Aisha, la moglie di Maometto, divenne una delle studiose più importanti della sua società grazie a ciò che imparò da lei. Tutti venivano a imparare da lui ciò che gli mancava. Nella storia dell’Islam, le donne hanno occupato un posto significativo nella vita scientifica e culturale. La prosecuzione del percorso educativo in una struttura non ufficiale nel mondo islamico e l’attaccamento al maestro piuttosto che alla scuola hanno reso più facile per le donne ricevere istruzione dagli studiosi della loro cerchia ristretta. Tra i maestri di Tâceddin es-Subki, uno dei grandi studiosi islamici, che ascoltavano e apprendevano gli hadith, sono menzionate 19 donne. Suyûtî imparò gli hadith da 33, İbn-i Hacer da 53 e İbn-i Asâkir da 80 donne”, ha detto il dottor Unsal.

Il 24 agosto scorso, i ministri degli Esteri del gruppo di Stati G-7 – un forum politico intergovernativo – hanno esortato i Talebani a ritirare i divieti sull’istruzione femminile, avvertendo che “la persecuzione di genere può costituire un crimine contro l’umanità che sarà perseguito”.

Diverse fonti mediatiche hanno riferito di forze talebane fuori dalle università di Kabul dopo il divieto, impedendo alle donne di entrare negli edifici, mentre agli uomini è stato permesso di entrare e portare a termine il loro lavoro.

Il ministro dell’Istruzione superiore, Nida Mohammad Nadim, ex governatore provinciale, capo della polizia e comandante militare, si oppone fermamente all’istruzione femminile, affermando che è contraria ai valori islamici e afghani.

“A mio parere, non ha nulla a che fare con l’Islam”, ha dichiarato il dottor Unsal. “Perché va totalmente contro le tradizioni pashtun. Secondo questa tradizione, una donna dovrebbe stare a casa, cucinare il suo cibo, dare alla luce un bambino e non uscire se non è necessario. Questo non ha nulla a che fare con l’Islam. Perché la moglie del Profeta, Hatice, era una grande donna d’affari. Le donne erano presenti in tutti gli ambiti della vita sociale. Al mercato, in moschea. Hz. Ömer nominò una donna di nome Şifa come ispettrice per supervisionare il bazar”.

Il Ministro Nadim ha inoltre dichiarato ai media che il divieto era necessario per diversi motivi: per evitare la mescolanza dei generi nelle università, perché le donne non rispettavano il codice di abbigliamento, perché le studentesse si recavano in altre province e vivevano senza le loro famiglie, e perché lo studio di specifiche materie violava i principi dell’Islam. Queste ragioni non sembrano convincenti per l’opinione pubblica mondiale.

Perché i Talebani limitano l’istruzione femminile? L’Islam non nega l’istruzione alle donne, perché i Talebani sì?

“A mio parere, le ragioni possono essere due”, spiega il dottor Unsal. “In primo luogo, non hanno esperienza di Stato. Non riescono a leggere correttamente le dinamiche della società. Hanno ancora una mentalità tribale. Questo li porta a fare cose molto sbagliate. Non riescono ad abbracciare tutti i segmenti della società.

Il secondo è una sorta di cambiamento di prospettiva o una forma di ignoranza. I talebani interpretano l’Islam in linea con la loro cultura tribale. Sfortunatamente, questo è contrario all’universalità dell’Islam e lontano dal rispondere alle esigenze dei tempi moderni. Pertanto, agiscono con un’interpretazione radicale e marginale”.

In tutto il Paese, i Talebani hanno vietato alle ragazze di andare a scuola oltre il sesto grado, hanno impedito alle donne di lavorare e hanno ordinato loro di indossare il burqa o di coprirsi da capo a piedi in pubblico. Le donne sono state bandite anche da parchi e palestre.

“Molte ragazze sono traumatizzate quando vengono trattenute in custodia dalla polizia. Alcune famiglie, nei notiziari, raccontano che la loro figlia piange continuamente e non può essere confortata. I giovani e le famiglie sono preoccupati per il loro futuro”, ha dichiarato il dottor Unsal.

“Le nostre sorelle e i nostri uomini hanno gli stessi diritti; saranno in grado di beneficiare dei loro diritti… naturalmente, all’interno del contesto in cui viviamo “, ha dichiarato il portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid.

Nonostante le promesse iniziali di una Sharia più moderata e del rispetto dei diritti delle donne, i Talebani hanno implementato la loro interpretazione della legge islamica/Sharia da quando hanno ripreso il potere nell’agosto 2021 e continuano a emergere prove che dimostrano che i Talebani stiano violando i diritti delle donne.

Come può la comunità internazionale aiutare le donne Afghane?

“L’UE dovrebbe smettere di finanziare le attività dei Talebani. I figli delle famiglie talebane dovrebbero essere rimandati in Afghanistan per studiare lì, non all’estero”, ha detto Jalal.

“I donatori internazionali dovrebbero individuare ed esercitare l’influenza che hanno sui Talebani, attraverso sanzioni diplomatiche ed economiche, aiuti, pressioni politiche e altri mezzi. Dovrebbero usarla per fare pressione per ottenere impegni concreti sui diritti delle donne che siano significativi per queste ultime e misurabili attraverso il monitoraggio”, ha detto Jalal.

Secondo il dottor Unsal, le sanzioni dei donatori internazionali potrebbero non funzionare. I Talebani hanno un carattere forte e robusto. La cosa giusta sarebbe che le società musulmane, come l’organizzazione della Conferenza islamica o l’Organizzazione della cooperazione islamica o le comunità di studiosi islamici facessero qualcosa in collaborazione con le organizzazioni per i diritti umani, per ottenere risultati più rapidi.

“I Talebani sono infastiditi dalle critiche del mondo sulle loro decisioni per la società e dalla richiesta di correggere i loro errori. Dicono: “Non interferite nei nostri affari interni”.

Alcune università o organizzazioni internazionali possono offrire opportunità di formazione e fornire lezioni, corsi e diplomi gratuiti.

Un’altra cosa è che alcuni Paesi, non appartenenti  al mondo occidentale ma a quello islamico, con cui i Talebani possono cooperare, potrebbero contribuire ad allentare questa tensione attraverso i loro studiosi”, ha suggerito il dottor Unsal.

“Le donne in Afghanistan sono stanche di parlare e condividere le loro storie con la stampa e le organizzazioni straniere. Hanno la sensazione che nessuno le aiuterà o non potrà aiutarle”, ha detto Jalal.

L’istruzione è un diritto umano riconosciuto a livello internazionale, essenziale per la crescita economica e la stabilità dell’Afghanistan. I Talebani sono obbligati dal diritto internazionale e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani a rispettare pienamente i diritti delle donne. L’Afghanistan ha ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) nel 2003.

I Talebani ereditano gli obblighi assunti dall’Afghanistan ai sensi di tale Convenzione, tra cui quello di “perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne”.

Le donne hanno ora bisogno di un tutore maschile per viaggiare per più di 48 miglia o per intraprendere attività di base come entrare negli edifici governativi, vedere un medico o prendere un taxi. Sono bandite da quasi tutti i lavori, tranne le professioni mediche e, fino a Mercoledì, l’insegnamento. Le donne non possono più visitare i parchi pubblici.

Il divieto di istruzione imposto dai Talebani alle donne e alle ragazze ha condannato definitivamente le donne afghane a un futuro buio e privo di opportunità.

“Metà della società è costituita da uomini e l’altra metà da donne. Pertanto, le ragazze hanno lo stesso diritto all’istruzione dei ragazzi. Ci sono ruoli vitali che le donne possono svolgere in tutti i settori della vita. In alcuni ambiti, possono svolgere un lavoro migliore di quello degli uomini”. Questa decisione del Ministero dell’Educazione nazionale afghano è una violazione dei diritti umani e una disgrazia per l’Afghanistan”, ha dichiarato il dottor Unsal.

 

*La Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR) è un documento fondamentale nella storia dei diritti umani. Redatta da rappresentanti di diversa estrazione giuridica e culturale provenienti da tutte le regioni del mondo, la Dichiarazione è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948 (risoluzione 217 A dell’Assemblea Generale) come criterio comune di realizzazione per tutti i popoli e tutte le nazioni. Essa stabilisce, per la prima volta, i diritti umani fondamentali da tutelare universalmente ed è stata tradotta in oltre 500 lingue. È ampiamente riconosciuto che la UDHR abbia ispirato e spianato la strada all’adozione di oltre settanta trattati sui diritti umani, oggi applicati in modo permanente a livello globale e regionale (tutti contengono riferimenti a essa nei loro preamboli).

 

https://en.wikipedia.org/wiki/War_in_Afghanistan_(2001–2021)

https://www.pbs.org/newshour/world/talibans-higher-education-minister-defends-ban-on-women-from-universities

https://www.ohchr.org/en/countries/afghanistan

https://www.pbs.org/newshour/world/afghan-women-weep-over-university-ban-as-taliban-begin-enforcement

https://www.bbc.com/news/world-south-asia-11451718

https://www.theguardian.com/global-development/2022/mar/10/robbed-of-hope-afghan-girls-denied-an-education-struggle-with-depression

https://amp.cnn.com/cnn/2021/12/03/asia/afghanistan-taliban-decree-womens-rights-intl/index.html

https://edition.cnn.com/2022/12/20/asia/taliban-bans-women-university-education-intl/index.html

https://www.right-to-education.org/page/campaign

https://www.unesco.org/en/education/right-education/campaign

https://www.hrw.org/news/2021/09/02/how-international-community-can-protect-afghan-women-and-girls

L’invasione russa in Ucraina: Chi paga il prezzo di questa guerra?

Mahmud Darwish una volta ha disse riguardo alla guerra:

“La guerra finirà. I leader si stringeranno la mano. L’anziana donna continuerà̀ ad aspettare il figlio martire. Quella ragazza aspetterà il suo amato marito. E quei bambini aspetteranno il loro padre eroe. Non so chi abbia venduto la nostra patria, ma ho visto chi ne ha pagato il prezzo”.[1]

Nel corso degli anni, molti Paesi sono stati distrutti dalla guerra e dalla dittatura. Molti di questi erano abbastanza civilizzati prima che la guerra li rovinasse; pieni di cultura, sviluppo e civiltà̀, come Siria, Palestina, Libia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Yemen e molti altri.

L’avidità e l’egoismo di dittatori e politici corrotti hanno causato solo perdite a questi Paesi. Molte vite innocenti sono andate perdute; molti Paesi soffrono la povertà̀ a causa del cattivo governo da parte di regimi oppressivi. Le infrastrutture nazionali sono crollate a causa della guerra e anche l’ambiente ne ha risentito pesantemente.

The Costs of War Project, Watson institute of international and public affairs, Brown University, 2021

L’Ucraina si è ora unita al treno dei Paesi devastati dalla guerra a causa dell’avidità dei dittatori. Vladimir Putin non solo ha invaso uno Stato sovrano confinante, ma il suo regime sta anche esercitando la censura totale all’interno del territorio russo. I media russi indipendenti e i giornalisti che si esprimono contro il regime di Putin e su come i russi stiano soffrendo sotto la sua guida vengono molestati, intimiditi e detenuti illegalmente. Lo stesso trattamento viene riservato ai manifestanti che si oppongono a Putin e ai crimini commessi dal suo regime in Ucraina, come ad esempio costringere i giovani russi ad arruolarsi nelle forze armate senza informarli che parteciperanno all’invasione dell’Ucraina. Quanto descritto illustra bene l’immagine di uno “Stato totalitario”.

Come è stata influenzata l’istruzione?

L’impatto della guerra è chiaramente visibile nel settore dell’istruzione, in quanto l’accesso a quest’ultima sarà limitato a causa della scarsità di materiale didattico, dalla ristrettezza delle risorse economiche, fattore determinante nelle problematiche legate all’istruzione, e la propaganda diffusa dai dittatori per giustificare l’invasione o i crimini commessi dagli stessi contro i propri cittadini.

Molte strutture educative, come scuole e asili, sono state distrutte e danneggiate a causa della guerra in corso, la quale che minaccia il futuro dei bambini nel Pease, lasciandoli privi di accesso ad un sistema educativo.[2]

L’UNICEF ha recentemente pubblicato un rapporto sull’impatto dell’invasione russa sull’Ucraina. Secondo il rapporto, l’invasione ha lasciato più di 350.000 bambini senza accesso all’istruzione, a causa del danneggiamento di numerose infrastrutture scolastiche, mentre le metodologie di insegnamento insufficienti limitano l’accesso all’istruzione, lasciando i bambini senza accesso a un riparo sicuro, all’acqua e all’istruzione.[3]

L’effetto della guerra sui rifugiati ucraini e sugli studenti internazionali in Ucraina:

Molti ucraini hanno cercato rifugio in diversi Paesi dall’inizio della guerra. C’è stata molta preoccupazione per i bambini rifugiati e per il loro inserimento nei sistemi scolastici di altri Paesi, soprattutto a causa di eventuali barriere linguistiche. Le scuole polacche hanno accolto i bambini ucraini rifugiati nelle loro scuole e gli insegnanti polacchi li hanno aiutati a superare le menzionate barriere, adattandosi al sistema scolastico locale.[4]   D’altra parte, i bambini ucraini rifugiati nel Regno Unitosi trovano a dover superare numerosi ostacoli, poiché la maggior parte delle scuole inglesi stanno superando le loro capacità di registrazione. Inoltre, l’insufficienza dei finanziamenti per il settore dell’istruzione mette le scuole sotto pressione e facendo sì che gli studenti rifugiati vengano respinti.[5]

 

Anche gli studenti internazionali che studiavano nelle università ucraine, molti dei quali provengono dall’Africa, dall’Asia meridionale e dal Medio Oriente, sono vittime della guerra in corso. Molti di loro non sono riusciti a completare gli studi e sono stati costretti a fuggire in altri Paesi nella speranza di poter tornare presto in Ucraina e completare il corso di studi.[6] Molti di questi studenti stranieri hanno effettivamente lottato per trovare rifugio o per fuggire e, cosa più terribile, almeno due studenti in visita sono stati uccisi nei primi giorni di guerra.[7]

 

L’effetto della guerra sugli Stati post-sovietici e sulla Russia:

Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, i cittadini degli Stati post-sovietici temono che il controllo di Putin si estenda sui loro Paesi , ancor più la firma di un accordo di alleanza fra il presidente russo e quello azero Ilham Aliyev. L’accordo in 43 punti include un’alleanza economica ed educativa che aumenterà il controllo del regime di Putin in Azerbaigian .[8][9] Per esempio, lo studio della lingua russa diventerà obbligatorio negli istituti scolastici, più di quanto non lo fosse in precedenza negli Stati post-sovietici.[10]

Ultimamente, il Ministero dell’Istruzione russo ha iniziato a diffondere la propaganda nell’istruzione online, nel tentativo di influenzare i bambini con ideologie che glorificano la leadership di Putin e giustificano l’invasione russa dell’Ucraina . Queste lezioni online cercano di spiegare “perché la missione di liberazione in Ucraina era necessaria”.[11]C’è il rischio che queste lezioni contribuiscano a creare una generazione che incoraggia la guerra e sostiene la dittatura in Russia.

Certamente, arriverà un giorno in cui la guerra finirà, e gli sfollati torneranno nelle patrie dove hanno lasciato i loro cari per cercare rifugio in altre terre. I leader si stringeranno la mano per stabilire la pace nel mondo, ma a quale costo questo avverrà, quando tanti danni sono già stati fatti? Come dice Mahmoud Darwish “Non so chi ha venduto la nostra patria, ma ho visto chi ne ha pagato il prezzo”.

 

 

Di Zinat Asadova

[1] “La guerra finirà” Poesia di Mahmud Darwish

[2] Save the Children. (2022). Ucraina: Gli attacchi alle scuole mettono in pericolo la vita e il futuro dei bambini. Recuperato da https://www.savethechildren.net/news/ukraine-attacks-schools-endangering-children-s-lives-and- futures

[3] Regione Europa e Asia Centrale (ECAR) dell’UNICEF. (2022). Rapporto sulla situazione in Ucraina – 24 febbraio 2022 (p. 2). Recuperato da https://www.unicef.org/media/116031/file/Ukraine-Humanitarian-SitRep-24-February-2022.pdf

[4] Deutsche Welle (DW). (2022). La Polonia lotta per dare ai bambini ucraini accesso all’istruzione [Video]. Retrieved from https://www.dw.com/en/poland-fights-to-give-ukrainian-kids-access-to-education/av- 61185207#:~:text=Circa%202%20milioni%20di%20Ucraini%20hanno,il%20sistema%20educativo%20della%20Polonia%20è%20 enorme.

[5] Abrams, F. (2022). I rifugiati ucraini potrebbero faticare a trovare posto nelle scuole inglesi, dicono i consigli. The Guardian. Recuperato da https://www.theguardian.com/education/2022/mar/05/ukraine-refugees-may-struggle-to-find-places-in- english-schools-councils-say

[6] Fallon, K. (2022). Gli studenti stranieri in fuga dalla guerra russa contro l’Ucraina sperano di tornare. Aljazeera.com. Recuperato da https://www.aljazeera.com/news/2022/3/5/they-told-us-to-go-home-student-recounts-ukraine-war

[7] La risposta dell’istruzione internazionale alla guerra in Ucraina. Monitor ICEF – Informazioni di mercato per il reclutamento internazionale di studenti. (2022). Recuperato da https://monitor.icef.com/2022/03/international-educations-continuing- response-to-the-war-in-ukraine/

[8] Azərbaycan Respublikası Xarici İşlər Nazirliyi. (2022). No:056/22, Azərbaycan Respublikası Xarici İşlər Nazirliyinin Mətbuat xidməti idarəsinin məlumatı (AZ/RU). Recuperato da https://www.mfa.gov.az/az/news/no05622

 

[9] Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. (2022). Dichiarazione sull’interazione tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Federazione Russa. Recuperato da https://president.az/en/articles/view/55498

[10] Aliyeva, J. (2022). Il presidente dell’Azerbaigian sottolinea l’importanza della lingua russa. Agenzia di stampa Report. Recuperato da https://report.az/en/foreign-politics/azerbaijani-president-notes-importance-of-russian-language/

[11] Pagina ufficiale del Ministero dell’Istruzione russo su Vkontakte. (2022). Una lezione aperta “I difensori della pace” (Открытый урок “Защитники мира”) [Video]. https://vk.com/video-30558759_456242419?list=8411aa6de207bc39a2

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mustafa Simsekler e la Little Engineers Academy

Un’intervista con un ragazzo originario della Turchia, d’ispirazione per tanti giovani, che racconterà del suo coinvolgimento nel campo dell’educazione.

Ci troviamo in un centro culturale di Utrecht, Paesi Bassi.

Mustafa Simsekler è circondato da venti bambini tra i tre e i dieci anni e dai loro genitori. Come organizzatore del workshop di robotica, il suo scopo è quello di insegnare loro come costruire il “modello di auto più veloce” in solo un’ora.

Tra batterie, motori e carte colorate si percepiscono i sorrisi sinceri di questi bambini e dei loro genitori, che sembrano divertirsi tanto quanto i loro figli.

Little Engineers Academy

L’organizzazione di Mustafa si chiama “Little Engineers Academy”. ovvero l’Accademia dei Piccoli Ingegneri. Consiste in una serie di workshop di robotica durante i quali i bambini possono sviluppare non solo le loro doti manuali e produttive, ma in particolare vere competenze per la risoluzione di problemi.

Ho parlato con Mustafa per saperne di più sulla sua storia e sulla sua organizzazione. Di seguito l’intervista:

 

Puoi raccontarmi del tuo passato?

“Ho studiato Ingegneria Elettrica ed Elettronica in Italia e ho conseguito anche una laurea in Legge in Turchia. Ho anche fatto un master in Robotica e lo sviluppo del cervello dei bambini.

Successivamente ho lavorato per la compagnia aerea Boeing Aircraft negli Stati Uniti, in tre diversi posti: Los Angeles, Boston e Seattle. Ho anche lavorato in Cile e il mio ultimo impiego è stato in Francia, dove mi occupavo di ricerca per la NATO. Una volta tornato in Turchia ho lavorato per la Turkish Air Force.”

 

Cosa è successo durante quel periodo in Turchia?

“Nel 2016, mi hanno licenziato perché non facevamo ciò che il governo chiedeva ed ero contro la possibile guerra turco-siriana, cosa che non piacque al governo. Di conseguenza persi il lavoro. Il governo iniziò a dipingerci come terroristi, mio fratello fu arrestato, molti altri persero il lavoro e qualcuno fu anche bannato dall’Università. Mio padre non riuscì a gestirlo e morì. Fu un periodo difficile, c’era tanta pressione dal governo… Fu in quel momento che fondai questa compagnia 7 anni fa, la “Little Engineers Academy”.

Con i miei colleghi abbiamo seguito i lavori accademici disponibili sullo sviluppo cerebrale dei bambini e l’organizzazione è diventata così famosa in Turchia. Basiamo i nostri corsi di formazione sul “gioco”. Infatti, anche i bambini hanno un lavoro e il loro compito è risolvere un gioco. In questi workshop proponiamo loro solo giochi senza computer portatili, telefoni o qualsiasi tipo di schermo, perché possono essere molto dannosi nella prima infanzia.”

 

Little Engineers Academy

 

Capisco che è stato difficile, perché hai dovuto lasciare la Turchia?

“Ho fondato questa società in Turchia, dove è diventata così famosa che avevamo quasi 20 dipendenti. Tuttavia, dopo un po’ il governo turco ci ha chiesto una consulenza, mi hanno dato una sentenza di 6 anni, mi consideravano un terrorista.

Così, un giorno ho deciso di fuggire, ho iniziato a nuotare dalla Turchia alle 12 e alle 6 ero in Grecia. Poi sono andato in Italia, perché avevo una carta d’identità del mio periodo di studi, e infine sono arrivato nei Paesi Bassi nel 2021, sono qui da quasi 15 mesi.

Sono arrivato qui come rifugiato e all’inizio mi trovavo in un campo. A quel tempo mi sembrava così imbarazzante passare il mio tempo a letto dormendo, così ho iniziato a dare lezioni ai bambini del campo. Ho iniziato a fare dei lavori di volontariato e all’epoca ho anche avuto un contatto con il sindaco di Utrecht, Sharon Dijksma, che mi ha aiutato molto a trovare delle sovvenzioni.

Ho iniziato a dare lezioni in tutta l’Olanda e attualmente tengo corsi in 14 luoghi diversi del Paese. Anche se altre aziende high-tech mi hanno offerto stipendi più alti, sono davvero felice del mio lavoro, voglio fare qualcosa con i bambini ed è per questo che ho scelto questa strada. È stato anche un modo per dire grazie a questo Paese.”

 

Mi parli del suo laboratorio, come funziona?

“In generale, tutte le aziende di robotica utilizzano materiali pronti e risolvono programmi pronti e dipendono tutti da schermi che sono davvero dannosi per i bambini in tenera età.

Il nostro obiettivo è dare ai bambini solo il motore e le batterie, mentre tutti gli altri materiali provengono dalla natura e si possono trovare ovunque. Per esempio, stiamo realizzando alcuni robot con radici, pietre, castagne… I bambini possono fare robotica con tutto, non hanno bisogno di materiali aggiuntivi. E stiamo anche facendo qualcosa che useranno davvero nelle loro case, aeroplani, lampade da camera…

Al momento abbiamo formato 1000 bambini nei Paesi Bassi e più di 6000 bambini nel mondo. Questo programma educativo funziona negli Stati Uniti, nel Regno Unito, nei Paesi Bassi e in Turchia.

Il nostro obiettivo è insegnare loro a risolvere i problemi, non a codificare o programmare. La gente pensa al coding o alla programmazione come a un obiettivo, ma non è questo l’obiettivo, bensì lo sviluppo del cervello, aiutandoli a sviluppare la capacità di risolvere i problemi. Questo perché non sappiamo quali problemi e quali tecnologie dovranno affrontare in futuro, ma sappiamo che avranno problemi nella loro vita…Se sei un buon risolutore di problemi nella vita, in ogni occasione, quando sei stressato o criticato dagli altri, avrai la capacità di prendere le decisioni giuste..”

È innegabile che Mustafa abbia dovuto superare le difficoltà della vita e perseguire una passione nata in Turchia, fino a qui nei Paesi Bassi. È ammirevole che abbia alimentato il suo sogno di educare e che abbia perseverato in un periodo difficile della sua vita. Questo è un esempio commovente di vera dedizione all’istruzione e della passione di Mustafa per il supporto alle nuove generazioni.

 

By Serena Lucia Bassi

Translated by Asya Virga from https://brokenchalk.org/mustafa-simsekler-and-the-little-engineers-academy/

 

Comunicato Stampa: Festa della Donna 2023

8 Marzo 2023

Buona giornata internazionale della donna! Una giornata dedicata alla celebrazione dei successi ottenuti dalle donne in tutto il mondo, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che le donne devono affrontare e ad individuare metodi per raggiungere la parità di genere. Quest’anno il tema trattato è quello delle donne nel settore dell’istruzione, della tecnologia e dell’innovazione, per il quale una parte dello staff femminile di Broken Chalk è riuscito a realizzare un video per festeggiare questa giornata, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulle sfide che le donne devono ancora affrontare nel campo dell’istruzione e per identificare le lacune e le soluzioni per raggiungere l’uguaglianza di genere.  La parità di genere è costituita da un approccio equo nei confronti di donne e uomini. Sebbene le donne abbiano continuato a intraprendere una formazione e una carriera professionale, ciò non è avvenuto senza ostacoli. Per garantire la parità, devono essere disponibili metodi e sforzi per aiutare le donne di tutto il mondo a superare gli svantaggi sociali, politici e culturali che potrebbero subire.

L’articolo 28 della Convenzione sui diritti dell’infanzia riconosce le pari opportunità e l’istruzione primaria obbligatoria e accessibile a tutti. Sebbene al giorno d’oggi un numero maggiore di bambine abbia accesso all’istruzione rispetto al passato, 129 milioni di ragazze non vanno ancora a scuola. Il rispetto del diritto delle donne a un’istruzione di qualità è ancora condizionato da molteplici fattori che ostacolano la parità di genere, come stereotipi sbagliati, il fenomeno delle spose bambine, gravidanze , povertà e violenza di genere. Nonostante la parità di genere nei sistemi educativi crei benessere per il Paese intero, le famiglie povere spesso preferiscono investire nell’istruzione dei ragazzi. Eppure, educare le bambine significa anche migliorare il benessere sociale ed economico dei loro Paesi, poiché è più probabile che esse investano e diano priorità all’istruzione dei loro figli, poiché riconoscono il valore della scolarizzazione.

L’istruzione delle bambine va oltre la frequenza scolastica: è necessario garantire un ambiente di apprendimento sicuro che consenta alle studentesse di completare il loro percorso formativo e di acquisire le conoscenze e le competenze necessarie per competere nel mercato del lavoro. Tuttavia, in alcuni Stati, le scuole non soddisfano ancora i criteri di sicurezza, igiene e sanità, e le modalità di insegnamento non sono adeguate, causando un divario di genere nell’apprendimento.

 

Il nostro team ha analizzato le sfide educative che le donne devono ancora affrontare nei loro Paesi d’origine e le possibili soluzioni. Nel cosiddetto “Nord del mondo”, l’accesso delle ragazze all’istruzione non è condizionato dal fattore genere, ma gli stereotipi giocano ancora un ruolo nel relegare le donne alle materie umanistiche invece che a quelle scientifiche. In alcuni Paesi, come l’Italia, si verificano ancora ingiustizie e discriminazioni nell’accesso al mercato del lavoro. Nel continente africano, invece, la povertà gioca un ruolo cruciale nell’accesso all’istruzione. Una delle principali problematiche è il fatto che per molte ragazze l’istruzione è sospesa: non vi è continuità. È il caso del Kenya, dove le crisi causate da siccità e carestie mettono a dura prova la sostenibilità dell’istruzione delle ragazze. Le ragazze abbandonano la scuola anche a causa di gravidanze e matrimoni in età precoce. In Uganda e Mozambico, questo fenomeno è molto presente: la società dovrebbe diventare più consapevole dell’importanza dell’educazione delle ragazze per lo sviluppo sociale. Inoltre, in alcuni Paesi asiatici come l’Indonesia, il fenomeno delle spose bambine rappresenta ancora un motivo per cui le donne abbandonano la scuola e si concentrano sulla gestione dei figli e della casa. Sebbene il governo stia agendo per attuare politiche che migliorino la qualità dell’istruzione delle ragazze indonesiane, occorre sensibilizzare l’opinione pubblica sui vantaggi e sull’importanza dell’istruzione per le ragazze. Investire nella scolarizzazione delle ragazze trasforma le comunità, i Paesi e il mondo. Rafforza l’economia e riduce le disuguaglianze.  Un’altra sfida che le donne possono affrontare è il caso della Turchia, dove le studentesse universitarie devono ancora subire perquisizioni a tappeto da parte degli agenti di polizia.

Come sempre, la missione di Broken Chalk è quella di diffondere la consapevolezza dell’importanza dell’istruzione nella tutela dei diritti umani. Quest’anno Broken Chalk si concentrerà sul miglioramento dell’accesso delle ragazze all’istruzione e sulla sensibilizzazione circa l’impatto positivo che l’istruzione femminile ha sulla società in generale e sul benessere economico e sociale. Poiché i diritti delle donne sono diritti umani, continueremo a sostenere gli sforzi per raggiungere la parità di genere in tutti i settori, non solo in quello dell’istruzione. L’uguaglianza di genere migliora le opportunità per tutti e consente alle persone di perseguire i propri sogni a prescindere dal genere. La parità porta all’uguaglianza.

 

Buona Festa delle Donne!

Firmato da

Broken Chalk

 

Translated by Alessia Salvaneschi  from https://brokenchalk.org/press-release-international-womens-day-2023/

 International_Womens_Day_2023_Press_Release_ita