Sfide nel sistema educativo del Sudafrica

 

Per rispettare gli standard nazionali e internazionali in materia di diritti umani, il Sudafrica deve affrontare diversi ostacoli nella sua sfera educativa. Questo articolo presenterà alcune delle sfide educative più diffuse nel Paese.

Infrastrutture

Uno dei problemi principali del settore educativo oggi è rappresentato dalle strutture a disposizione degli studenti. È di fondamentale importanza che le scuole includano strutture sicure e protette per i bambini e le attrezzature necessarie agli studenti per proseguire la loro istruzione. Secondo Equal Education (EE, 2016), nel 2013 il ministro dell’Istruzione di base, Angie Montshegka, ha accettato una legge che obbliga le scuole di tutto il Paese a disporre almeno di acqua, elettricità, internet, aule sicure con un massimo di 40 studenti in classe, sicurezza e le strutture necessarie per studiare e praticare diversi sport. Sebbene l’obiettivo sia stato fissato per il 2016, oggi molte scuole hanno problemi ben più gravi di una cattiva connessione a Internet. Il Paese sta cercando di raggiungere gli obiettivi prefissati, ma la strada da percorrere è ancora lunga. Numerosi articoli evidenziano i casi di morte di studenti a causa di infrastrutture inadeguate. Inoltre, le carenze igieniche delle scuole sono un problema che influisce sulla salute degli studenti. Un esempio è dato dai servizi igienici e dalle latrine a fossa, dove gli studenti sono a rischio di problemi di salute a causa dell’igiene inadeguata. Questi ostacoli impediscono agli studenti di concentrarsi sull’istruzione e sullo sviluppo.

Disuguaglianza nell’istruzione

Le disuguaglianze sono ampiamente visibili nelle scuole sudafricane. Secondo Amnesty International, i bambini delle prime 200 scuole ottengono punteggi più alti in matematica rispetto ai bambini delle altre 6.600 scuole. Altre statistiche evidenziano che oltre il 75% dei bambini di nove anni non è in grado di leggere in modo significativo. In alcune province, la percentuale raggiunge il 91%. Il sistema educativo si sta ancora riprendendo dall’era dell’Apartheid, con il risultato che i bambini vengono trattati in modo diverso a causa della loro provenienza, della ricchezza o del colore della pelle. The Quality of Primary Education in South Africa, un rapporto dell’UNESCO, afferma che, in teoria, tutti i bambini hanno uguale accesso ai tre livelli di istruzione del Paese. Tuttavia, molti istituti che ospitano studenti provenienti da comunità a basso reddito non sono riusciti a migliorare la qualità dell’istruzione impartita. Il governo deve affrontare il problema della povertà e dell’istruzione.

 

 

Istruzione scadente

Inoltre, la qualità dell’istruzione scolastica è un problema prevalente in Sudafrica. Secondo una ricerca condotta da Gustafsson nel 2021, il pensionamento degli insegnanti in Sudafrica raggiungerà il picco massimo entro il 2030, il che comporterà di conseguenza la necessità di nuovi educatori formati e la ristrutturazione di classi e istituti. Attualmente, la metà delle classi ha 30 studenti per classe, ma il restante 50% può superare i 50 bambini in una classe. Per ridurre il numero, si stima che circa 100.000 nuovi insegnanti entrino nel sistema educativo, il che richiede formazione e finanziamenti su larga scala.

Un’altra sfida che il settore educativo sudafricano deve affrontare oggi è la qualità degli insegnanti. Oltre 5.000 degli attuali insegnanti non sono qualificati per la loro professione. Gli insegnanti non sono competitivi sul mercato del lavoro; hanno una scarsa comprensione dei programmi di studio e nessuna competenza pedagogica, il che porta gli studenti a diplomarsi senza le conoscenze necessarie.

Ciclo di analfabetismo

Infine, secondo il rapporto OCSE del 2019, il Sudafrica ha la più alta percentuale di persone di età compresa tra i 20 e i 24 anni nel settore NEET (né occupazione né istruzione). Il Sudafrica ha ottenuto un punteggio di quasi il 50% su questo criterio, il più alto tra tutti i Paesi esaminati dal rapporto dell’OCSE. Il rapporto 2021 del professor Khuluvhe parla della gravità del problema dell’analfabetismo, affermando che, nel 2019, il tasso di adulti analfabeti (di età superiore ai 20 anni) era del 12,1%, ovvero circa 4,4 milioni. Ciò equivale a una parte considerevole della popolazione che non ha raggiunto un livello di istruzione di 7° grado o superiore. L’analfabetismo comporta conseguenze di vasta portata per la popolazione, tra cui una prole non istruita e il mancato contributo alla società, danneggiando così l’economia del Paese. Il Sudafrica deve affrontare questo problema e ridurre il più possibile la percentuale di analfabetismo.

 

Bibliografia

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Educational Challenges in the Caribbean Netherlands – Italian Translation

 

BY Sterre Krijnen

Ogni studente conta! Nel 2011, questo slogan fu il primo tentativo dei Paesi Bassi Caraibici ed Europei di raggiungere equità educativa e aumentare la qualità dell’educazione nelle isole di Bonnaire, San Eustasio e Saba. Nonostante la qualità e l’equità siano aumentate, i Paesi Bassi Caraibici devono ancora fare i conti con degli ostacoli educativi significative nel 2023. Questo articolo esplorerà i tre ostacoli principali: la cura per gli studenti con bisogni speciali, il multilinguismo, e gli effetti della povertà.

Questo articolo analizza le tre difficoltà per capire l’accessibilità e la qualità dell’educazione nei Paesi Bassi Caraibici. Ma prima, dobbiamo capire a pieno la struttura governativa delle isole e i loro legami con i Paesi Bassi Europei, in modo da capire le barriere da abbattere e i tentativi da compiere per affrontarle. Inoltre, verrà data particolare attenzione alle procedure legislative riguardanti l’educazione e ai programmi educativi così da evidenziare le giuste procedure e spiegare il contesto in cui le difficoltà attuali continuano.

I tentativi ad-hoc per risolver l’inuguaglianza educativa

Nel 1948 Bonnaire, San Eustasio e Saba divennero parte delle Antille Olandesi, uno stato separato del Regno dei Paesi Bassi. Esse divennero nuovi governi locali. Ogni stato è governato da un consiglio esecutivo, un consiglio dell’isola e il governo nazionale Olandese. Da allora, le isole sono spesso chiamate i Paesi Bassi Caraibici o le Isole BES. (1)

Il Ministro dell’educazione, della cultura e delle scienze olandese è responsabile per l’educazione. Le scuole sulle isole fanno parte del sistema educativo olandese e sono monitorate dall’ispettorato educativo olandese. (2) Il Ministero dell’Educazione, il consiglio dell’isola e altri interessati hanno cooperato negli scorsi 12 anni per tre creare programmi legislativi, i cosiddetti “Programmi Educativi”.

I Programmi Educativi affrontano il tema dell’equità educativa tra le due parti dei Paesi Bassi. L’idea di base è che non dovrebbe essere importante se il bambino cresce nei Paesi Bassi Europei o Caraibici; le opportunità educative dovrebbero essere le stesse. (3) I programmi affrontano contesti specifici delle isole, siccome ci sono numerose differenze culturali, storiche, d’identità, linguistiche e organizzative rispetto ai Paesi Bassi Europeo. (4)

I primi due programmi trattano di tutte e tre le isole all’interno di un unico programma. Durante la stesura del primo Programma per l’Istruzione (2011-2016), il livello di istruzione di molte scuole delle isole BES non soddisfaceva gli standard europei né quelli dell’Olanda Caraibica. (5) Nel 2016, la maggior parte delle scuole ha raggiunto gli standard di qualità base. Tuttavia, alcune aree richiedevano ancora miglioramenti, che sono stati affrontati nel secondo Programma (2017-2020). (6) La valutazione di questo Programma nel 2020 mostra che le sfide principali sono l’assistenza agli studenti con bisogni speciali e il multilinguismo. (7)

Il terzo Programma per l’Istruzione, che non è ancora stata pubblicata, affronterà queste sfide. (8) Inoltre, questo Programma affronterà le sfide di ciascuna isola separatamente, dimostrando un ulteriore impegno nella definizione di politiche specifiche per il contesto, che si spera migliori l’efficacia del terzo Programma per l’Istruzione.

 

Educational Challenge I: Assistenza agli studenti con bisogni speciali

La prima sfida da discutere è l’assistenza agli studenti con bisogni speciali. Il diritto all’istruzione per i bambini con bisogni speciali è un diritto umano. È sancito nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, dalla Convenzione dei Diritti dei Bambini e dalla Convenzione sui Diritti delle Persone con Disabilità. Quest’ultima Convenzione è stata ratificata dei Paesi Bassi Europei, ma non si applica ai Paesi Bassi Caraibici.

Una dichiarazione dei Centro di Competenza Education Cara Saba del 2021 riassume l’importanza dell’assistenza a questi studenti: “Gli studenti hanno il diritto di sentirsi incluso in un ambiente sicuro e affidabile, con un clima pedagogico strutturato che sia tollerante e incoraggiante per lo sviluppo di tutti”. (9) Attualmente, i bambini con i bisogni speciali si trovano ancora ad affrontare situazioni in cui l’istruzione come i loro coetanei o che finiscono per abbandonarla. Alcuni bambini non hanno affatto accesso all’istruzione. I bambini con un maggiore bisogni di assistenza incontrano difficoltà. (10)

Un esempio di assistenza inadeguata è il caso di Arianny, una bambina di dieci anni di Bonaire. Nel 2022, la bambina non parlante è stata al centro delle cronache per l’impossibilità di frequentare l’istruzione a Bonaire. Arianny non aveva accesso. I membri del parlamento olandese chiesero all’allora ministro dell’Istruzione, Dennis Wiersma, domande sulla sua situazione e su quella generale di Bonaire. Il ministro rispose che tutti i bambini dovrebbero avere accesso all’istruzione e sono tenuti a frequentare la scuola, nonostante le situazioni specifiche. La situazione di Arianny e le ricerche in altri rapporti ci mostrano che questa non è ancora la realtà. (11)

Perché questi problemi continuano anche dopo le due Agende per l’istruzione?

L’assistenza agli studenti nelle isole BES non è paragonabile a quella dei Paesi Bassi europei. Sebbene entrambe sperimentino problemi simili, il centro di esperti di Saba osserva che la differenza principale deriva dalle dimensioni e dalla cultura scolastica, ad esempio la mancanza di consapevolezza delle diverse esigenze degli studenti. Questo vale anche per le altre isole: i bambini con bisogni speciali continuano a seguire lo stesso programma dei loro coetanei anche se hanno bisogno di cure aggiuntive. Inoltre, gli studenti con esigenze speciali sono relativamente più numerosi a Saba che nei Paesi Bassi europei. Le possibili spiegazioni sono la mancanza di pianificazione educativa, di differenziazione in classe e di insegnanti con esigenze educative speciali. (12) Inoltre, cause non legate alla scuola influiscono sulle capacità di apprendimento dei bambini, come la povertà e la violenza domestica. (13)

Questa continua mancanza di assistenza agli studenti con bisogni speciali richiede quindi un impegno supplementare. È necessaria una rinnovata attenzione a questo problema e politiche che lo affrontino, garantendo l’accesso all’istruzione per i bambini come Arianny. Le esigenze individuali devono essere prese in considerazione per ottimizzare l’esperienza di apprendimento di studenti già vulnerabili.

 

Educational Challenge II: Il Multilinguismo

A causa delle diverse lingue parlate su ogni isola, la lingua dell’istruzione è stata una questione spinosa. Le sfide incontrate sono state l’imperialismo linguistico, le difficoltà di apprendimento e la difficoltà di accesso all’istruzione terziaria in olandese.

A Bonaire, la maggior parte degli abitanti parla il papiamento come lingua madre. A Saba e St. Eustasius, una varietà locale di inglese caraibico ha il sopravvento. Nonostante ciò, l’olandese era l’unica lingua ufficialmente riconosciuta fino all’inizio del secolo e quindi l’istruzione era in olandese. (14) Oggi, il papiamento e l’inglese possono essere utilizzati entrambi nell’istruzione. Questo rappresenta la realtà delle isole e il rispetto per le lingue locali, il che lo rende uno sviluppo lodevole e un allontanamento dall’imperialismo linguistico.

Tuttavia, ciò comporta anche nuove sfide educative, soprattutto per quanto riguarda i risultati dell’apprendimento e la formazione continua. A Saba e St. Eustatius, la lingua di insegnamento è l’inglese. L’olandese viene insegnato come lingua straniera. (15) A Sant’Eustachio si è passati all’inglese come lingua d’insegnamento nell’istruzione secondaria nel 2014. L’olandese ha dimostrato di influire negativamente sui risultati dell’apprendimento e sull’atteggiamento nei confronti della lingua olandese. (16) Saba ha utilizzato l’inglese come lingua di insegnamento per un periodo più lungo. Tuttavia, l’insegnamento dell’olandese solo come lingua straniera ostacola l’accesso all’istruzione terziaria. Una bassa conoscenza dell’olandese significa che gli studenti di queste isole non possono accedere a (tutti) gli istituti di istruzione terziaria dei Paesi Bassi europei.https://brokenchalk.org/educational-challenges-in-the-caribean-netherlands/ (17)  Questo è particolarmente problematico perché i Paesi Bassi caraibici non hanno università o università di scienze applicate, il che significa che gli abitanti devono spostarsi per perseguire l’istruzione terziaria. (18)  

A Bonaire, l’istruzione inizia in Papiamento – la lingua madre della maggior parte degli studenti – per i primi due anni della scuola primaria. Dopo questi anni, la lingua di insegnamento diventa l’olandese. Questo comporta dei rischi, come ha dimostrato il caso di Sant’Eustazio prima del 2014. Inoltre, può ostacolare i risultati dell’apprendimento, poiché i bambini potrebbero avere difficoltà con l’olandese.https://brokenchalk.org/educational-challenges-in-the-caribean-netherlands/ (19)

Pertanto, il multilinguismo comporta sfide specifiche per gli studenti per quanto riguarda l’accesso all’istruzione superiore e i risultati di apprendimento. È stato difficile trovare un equilibrio tra l’olandese, il papiamento e l’inglese caraibico per affrontare queste sfide. È necessario sviluppare una politica linguistica globale per ogni isola, in cui le lingue native e l’olandese ottengano un posto equilibrato all’interno del sistema educativo.

 

Educational Challenge III: La Povertà

Questa terza sfida educativa va al di là delle agende educative, poiché si intreccia con la situazione generale delle isole BES: la vita sulle isole è diventata sempre più costosa, e gli stipendi e il sostegno del governo non sono sufficienti a permetterla.

Per questo motivo, nel 2021 i bambini delle isole BES hanno indicato la povertà come una delle maggiori sfide della loro vita. Da allora i livelli di povertà sono rimasti elevati: 11.000 persone vivono sotto la soglia di povertà nel 2023. Si tratta di un numero estremamente elevato, considerando che la popolazione totale delle isole è di 30.000 persone. (20)  In confronto ai Paesi Bassi europei: 800.000 persone vivono in povertà su una popolazione di quasi 18 milioni. (21)

Cosa significano questi numeri per gli studenti caraibici?

Il rapporto tra l’Ombudsman olandese e l’Ombudsman dei bambini ci offre l’angosciante esempio di Shanice, una bambina di 11 anni di Bonaire. Sua madre è una badante single, che fa diversi lavori per rimanere a galla. È più spesso al lavoro che a casa. Shanice si prende cura dei suoi fratelli e sorelle più piccoli, si occupa della spesa e lava i piatti, invece di avere la possibilità di concentrarsi sugli studi. Va a scuola: le piace. Tuttavia, spesso si sente stressata a causa delle numerose responsabilità. Non riesce quindi a concentrarsi e a imparare. Allo stesso tempo, Shanice fa pressione su se stessa per imparare: vuole avere una vita diversa da quella di sua madre. (22)

Questo esempio mostra come la povertà dia ai bambini molte responsabilità e influisca negativamente sul loro apprendimento. Questo esempio non comprende tutti gli effetti negativi. Quando non si hanno abbastanza soldi, il cibo sano non è sempre una priorità, così come i libri di scuola o un buon posto per studiare. Le spese scolastiche extra potrebbero non essere pagate. Sia i genitori che i figli sono sottoposti a livelli di stress elevati, che possono portare i genitori a non essere disponibili (emotivamente) e i figli ad avere problemi di concentrazione. Tutto ciò influisce negativamente sui risultati scolastici dei bambini. (23)

Per affrontare il problema della povertà e i suoi effetti, è necessario un sostegno governativo per sollevare i bambini e i loro genitori dalla povertà. Tuttavia, le politiche governative sono una delle cause della povertà: il modello del costo della vita per l’isola BES presenta il costo della vita come più basso di quanto non sia. Le politiche vengono sviluppate sulla base di questo modello. Inoltre, questo è un argomento ricorrente per non aumentare il benessere sociale: garantire il benessere sociale demotiva le persone, che non lavoreranno più. (24) Quindi, le politiche hanno contribuito al problema della povertà.

Inoltre, gli abitanti delle isole BES non sempre hanno accesso alle stesse risorse di cui dispongono gli olandesi europei. Queste risorse sono tuttavia di grande importanza: Gli olandesi europei ne dipendono, ma gli olandesi dei Caraibi non possono nemmeno accedervi. (25) Ciò è possibile grazie allo status speciale delle isole. Il Comitato delle Nazioni Unite per l’eliminazione della discriminazione razziale ha osservato nel 2021 che tali differenze tra i Paesi Bassi europei e i Paesi Bassi caraibici sono deplorevoli, che la discriminazione dovrebbe essere combattuta e che l’uguaglianza dovrebbe essere perseguita.

Il governo olandese ha preso provvedimenti. Per i Paesi Bassi caraibici entrerà in vigore una legge che garantisce la parità di trattamento di tutti i cittadini nei Paesi Bassi. (26) La data esatta, tuttavia, non è chiara. Inoltre, il modello del costo della vita sarà adeguato nel luglio 2024. A partire da quella data, gli abitanti dei Paesi Bassi caraibici potranno colmare il divario tra la sicurezza sociale e il costo della vita che esiste attualmente. Inoltre, il governo olandese intraprende altri sforzi per affrontare la povertà, ma l’Istituto olandese per i diritti umani li giudica insufficienti. (27)

Il governo olandese sembra assumersi sempre più la responsabilità degli alti livelli di povertà nei Paesi Bassi caraibici. Uno sviluppo necessario: nonostante dichiarazioni come “Ogni studente conta!”, il governo olandese ha discriminato i cittadini caraibici olandesi. Il trattamento sfavorevole che subiscono li pone in ritardo rispetto ai loro concittadini europei.

 

Conclusione

La qualità dell’istruzione è aumentata in modo significativo nelle isole di Bonaire, St. Eustatius e Saba. Sono stati compiuti grandi sforzi per adattare le politiche ai contesti locali delle isole, il che è essenziale per l’equità dell’istruzione tra i Paesi Bassi europei e caraibici. Questo è lodevole e si spera che continui con la terza Agenda per l’istruzione.

Tuttavia, persistono grandi sfide educative nelle isole. I benefici e l’accesso all’istruzione sono sotto pressione. Mentre il multilinguismo riguarda tutti gli studenti, la povertà e la mancanza di cure speciali colpiscono alcuni studenti in modo sproporzionato. Inoltre, il problema della povertà e la mancanza di cure speciali mostrano chiari segni di discriminazione, che dovrebbero essere condannati e fermati. Il caso delle isole di Bonaire, St. Eustatius e Saba indica quindi la necessità di politiche che affrontino la discriminazione e di un piano globale per migliorare ulteriormente l’istruzione.

 


Bibliografia

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[i] Rijksoverheid. (N.d). Caribisch deel van het Koninkrijk. Rijksoverheid. https://www.rijksoverheid.nl/onderwerpen/caribische-deel-van-het-koninkrijk/rechtspositie-politieke-ambtsdragers-bonaire-sint-eustatius-saba

[ii] Rijksoverheid. (N.d.). Caribisch deel van het Koninkrijk. Rijksoverheid.

[iii] Rijksdienst Caribisch Nederland. (N.d). Onderwijs, Cultuur en Wetenschap. Rijksdienst Caribisch Nederland. https://www.rijksdienstcn.com/onderwijs-cultuur-wetenschap

[iv] Rijksdienst Caribisch Nederland. (N.d). Onderwijsagenda voor Caribisch Nederland: samen werken aan kwaliteit. Rijksdienst Caribisch Nederland. 1. https://www.rijksdienstcn.com/binaries/rijksdienstcn-nederlands/documenten/brochures/onderwijs-cultuur/onderwijsagendas/eerste-onderwijsagenda-caribisch-nederland/index/Eerste_Onderwijsagenda_NL.pdf

[v] Rijksdienst Caribisch Nederland. (N.d). Onderwijsagenda voor Caribisch Nederland: samen werken aan kwaliteit. 1.

[vi] Inspectie van het Onderwijs. (2017). De Ontwikkeling van het Onderwijs in Caribisch Nederland 2014-2016. Onderwijsinspectie. 39-41. https://www.onderwijsinspectie.nl/documenten/rapporten/2017/03/21/rapport-onderwijsontwikkelingen-caribisch-nederland-20142016

[vii] Buys, Marga. (2021). Evaluatie Tweede Onderwijsagenda Caribisch Nederland 2017-2020. Eerste Kamer. 20. https://www.eerstekamer.nl/overig/20210708/evaluatie_tweede_onderwijsagenda/document3/f=/vlkch545eltd_opgemaakt.

[viii] Buys, Marga. (2021). Evaluatie Tweede Onderwijsagenda Caribisch Nederland 2017-2020. Eerste Kamer. 22.

[ix]. Langerak, Lisa. (2021). Inclusive Special Education on Saba. Expertise Center Education Care. 2. https://www.learningsaba.com/2021_Care_Coordinator/210614%20Project%20plan%20Inclusive%20Special%20Education%20Saba.pdf

[x] Buys, Marga. (2021). Evaluatie Tweede Onderwijsagenda Caribisch Nederland 2017-2020. Eerste Kamer. 20.

[xi] Ministerie van Onderwijs, Cultuur en Wetenschap. (2022). Antwoord op schriftelijke vragen van de leden Van den Berg en Peters (beiden CDA) over het bericht ‘Moeder vraagt om hulp: 10-jarige Arianny kan op Bonaire niet naar school. Open Overheid. 2-3. https://open.overheid.nl/documenten/ronl-b6d4ce01be3eac9fe87130ee6b9b0f08d72e664e/pdf

[xii] Langerak, Lisa. (2021). Inclusive Special Education on Saba. Expertise Center Education Care. 5.

[xiii] Kinderombudsman. (2021). Als je het ons vraagt: kinderen op de BES-eilanden. Kinderombudsman. 10-11. https://www.kinderombudsman.nl/publicaties/rapport-als-je-het-ons-vraagt-onderzoek-kinderen-op-de-bes

[xiv] Mijts, Eric, Ellen-Petra Kester and Nicholas Faraclas. (2014). Multilingualism and education in the Caribbean Netherlands. A community-based approach to a sustainable language education policy. The case study of St. Eustatius. NT2. 2. https://www.nt2.nl/documenten/meertaligheid_en_onderwijs/kambel_meertaligheid_binnenwerk_eng_h5.pdf

[xv] Rijksdienst Caribisch Nederland. (N.d). Taal in het Onderwijs. Rijksdienst Caribisch Nederland. https://www.rijksdienstcn.com/onderwijs-cultuur-wetenschap/ouders-leerlingen/taal-in-het-onderwijs

[xvi] Polak, Anneke. (2014). Engels als instructietaal ‘ingrijpend’. Caribisch Netwerk. https://caribischnetwerk.ntr.nl/2014/06/19/engels-als-instructietaal-statia-ingrijpend/

[xvii] Buys, Marga. (2021). Evaluatie Tweede Onderwijsagenda Caribisch Nederland 2017-2020. Eerste Kamer. 20.

[xviii] Rijksdienst Caribisch Nederland. (N.d). Higher Education and Science. Rijksdienst Caribisch Nederland. https://english.rijksdienstcn.com/education-culture-science/higher-education-and-science

[xix] Kloosterboer, Karin. (2013). Kind op Bonaire, St. Eustatius en Saba. UNICEF. 15. https://content.presspage.com/uploads/688/samenvattingkindopbeslowres.pdf

[xx] NOS. (2023). Derde van Caribisch Nederland onder armoedegrens, pleidooi voor hoger minimumloon. NOS

https://nos.nl/artikel/2493122-derde-van-caribisch-nederland-onder-armoedegrens-pleidooi-voor-hoger-minimumloon

[xxi] Den Hartog, Tobias and Laurens Kok. (2023). Op weg naar 1 miljoen armen: bij dit inkomen leef je volgens de overheid in armoede. Het Parool.

https://www.parool.nl/nederland/op-weg-naar-1-miljoen-armen-bij-dit-inkomen-leef-je-volgens-de-overheid-in-armoede~b9c9b7ed/

[xxii] Kinderombudsman, and Nationale Ombudsman. (2023). Caribische kinderen van de rekening. Kinderombudsman. 4. https://www.nationaleombudsman.nl/publicaties/rapporten/2022058#:~:text=Dit%20rapport%20beschrijft%20de%20knelpunten,zelf%20als%20voor%20hun%20kinderen.

[xxiii] Nederlands Jeugdinstituut. (N.d). De invloed van armoede op schoolprestaties. Nederlands Jeugdinstituut. https://www.nji.nl/armoede/invloed-op-schoolprestaties

[xxiv] Haringsma, Phaedra. (2022). Zo wordt ongelijkheid tussen Europees en Caribisch Nederland al jaren in stand gehouden. De Correspondent. https://decorrespondent.nl/13713/zo-wordt-ongelijkheid-tussen-europees-en-caribisch-nederland-al-jaren-in-stand-gehouden/2f84b44f-db88-0d7c-029d-9c1d00ae02b3

[xxvi] Netherlands Institute for Human Rights. (2023). Caribisch Nederland krijgt wetgeving gelijke behandeling. College voor de Rechten van de Mens. https://www.mensenrechten.nl/actueel/nieuws/2023/01/25/caribisch-nederland-krijgt-wetgeving-gelijke-behandeling#:~:text=Iedereen%20die%20zich%20in%20Nederland,2010%20bijzondere%20gemeentes%20van%20Nederland

[xxvii] Netherlands Institute for Human Rights. (2023). Report to UN Committee on economic, social and cultural human rights in the Netherlands. College voor de Rechten van de Mens. 4-6. https://publicaties.mensenrechten.nl/file/5803a853-0bbe-b495-7932-3bb751e0aed4.pdf

Sfide all’istruzione in Svizzera

Scritto da Faical Al Azib, tradotto da Eliana Riggi dal post originale in inglese

Sistema scolastico in Svizzera

Il presente articolo approfondisce i punti di forza, le debolezze e le sfide del sistema scolastico svizzero.  Dapprima, viene fornita un’introduzione della struttura e del disegno istituzionale del sistema. Si procede in seguito ad analizzare il sistema attraverso le raccomandazioni dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani e gli indicatori dell’OCSE che riguardano il paese.  Descriviamo il percorso narrativo che verrà intrapreso affinché il lettore possa essere facilitato nella comprensione dell’articolo.

La Svizzera è uno stato federale plurilingue con un sistema scolastico decentrato. I 26 cantoni (stati) sono responsabili dello sviluppo educativo nei loro rispettivi territori. Mentre i cantoni sono responsabili dell’istruzione obbligatoria, il governo federale li supporta nella promozione dell’istruzione post-obbligatoria (scuole di orientamento generale e professionale, corsi di formazione, università). In linea con il principio di decentramento, i cantoni e i comuni finanziano il 90% della spesa pubblica per l’istruzione.

La Confederazione e i cantoni condividono l’obbligo di assicurare un sistema educativo di elevata qualità e accessibilità.  Per adempiere a tale obbligo, la Svizzera ha adottato un sistema di monitoraggio complesso che identifica le sfide chiave e valuta i progressi nel raggiungimento degli obiettivi delle politiche pubbliche. Lo “Swiss Education Report”, che viene pubblicato ogni quattro anni, è uno dei risultati di tale processo di monitoraggio.

Nell’ istruzione obbligatoria, il 95% degli allievi frequenta una scuola pubblica nella propria città. Non esiste una libera scelta nella selezione dell’istituto per l’istruzione obbligatoria, l’ammissione dipende dall’ indirizzo di residenza della famiglia. L’ istruzione pubblica obbligatoria è gratuita. In molte zone, le scuole pubbliche sono utili a promuovere l’integrazione sociale tra alunni. Infatti, bambini provenienti da diversi contesti sociali, linguistici e culturali frequentano la stessa scuola.

Ogni cantone gestisce il programma scolastico e alcuni aspetti istituzionali e strutturali, come le ore settimanali di lezione attribuite alle materie e alle classi. Non esiste un programma scolastico nazionale. Tuttavia, la costituzione federale impone ai cantoni di coordinare e armonizzare i loro sistemi scolastici in quanto a struttura e obiettivi.  Ad esempio, per l’istruzione obbligatoria, i cantoni hanno sviluppato ed introdotto programmi comuni su base linguistico-regionale. In base alla regione, la lingua di istruzione è il tedesco, il francese, l’italiano o il romancio. Tradizionalmente, l’apprendimento della lingua è molto importante in Svizzera. Gli studenti imparano una seconda lingua ufficiale del paese così come l’inglese durante gli anni di istruzione obbligatoria.

La Svizzera ha un sistema scolastico di orientamento professionale molto solido. Vengono offerti principalmente programmi professionali di livello secondario superiore, i quali combinano un apprendistato con uno o due giorni di lezioni a scuola, e programmi professionali di livello terziario.

La maggior parte dei giovani si iscrive alle scuole professionali dopo aver terminato l’istruzione obbligatoria. Ciò li aiuta ad avere un’esperienza solida e pratica di molte occupazioni lavorative (ci sono circa 230 professioni tra cui poter scegliere). Circa un terzo di coloro che hanno terminato il periodo di istruzione obbligatoria sceglie di continuare i propri studi iscrivendosi ad una scuola secondaria superiore di maturità o specializzata, in preparazione ad una futura iscrizione all’università.

I meccanismi dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani: UPR della Svizzera

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ha rimarcato che la Svizzera ha adottato molte misure al fine di irrobustire il diritto all’istruzione. Ciò nonostante, ha sottolineato che i minori richiedenti asilo e senza documenti hanno difficoltà ad ottenere l’accesso all’istruzione di livello secondario. L’ UNESCO ha raccomandato alla Svizzera di rafforzare le politiche pubbliche affinché i bambini di origine straniera godano di un’istruzione di qualità e i bambini richiedenti asilo e senza documenti possano accedere alle scuole, specialmente a quelle di livello secondario. Il Comitato sui diritti dell’infanzia ha fatto raccomandazioni simili. Il Comitato per l’eliminazione della discriminazione contro le donne ha invitato la Svizzera a promuovere maggiormente la diversificazione delle opportunità educative disponibili per tutti gli alunni, di ogni genere, e a rivedere il materiale scolastico a livello cantonale e municipale allo scopo di assicurare una prospettiva di genere nell’ insegnamento. Ha anche suggerito allo stato di elaborare nuove strategie per combattere gli stereotipi discriminatori e le barriere strutturali suscettibili di impedire alle giovani ragazze di progredire oltre l’istruzione secondaria e di scegliere percorsi di studio tradizionalmente intrapresi da uomini.

Il report “Education at a Glance 2021” e gli indicatori dell’OCSE

Pari opportunità per gli studenti a prescindere dai contesti socioeconomici di provenienza

Il Programma PISA (Programme for International Student Assessment) misura i traguardi scolastici degli studenti con diversi Status Economici, Sociali e Culturali (ESCS). Nel 2018, la percentuale di bambini appartenenti al quartile più basso ESCS che hanno ottenuto il livello 2 del PISA nella lettura era più bassa del 32 % rispetto a quella di coloro che appartenevano al quartile più alto ESCS. Questo divario educativo supera quello medio dell’OCSE, che si aggira intorno al 29 %.

Differenze così significative nei traguardi scolastici possono aggravare le diseguaglianze di reddito. In Svizzera, i dati del 2019 mostrano che il 30% degli adulti tra i 25 e i 64 anni di età che non hanno completato la scuola secondaria superiore, guadagna la metà o meno della metà del reddito mediano. Questa percentuale è maggiore della media OCSE del 27 %.

Diseguaglianze di genere nell’istruzione

In quasi tutti i paesi membri dell’OCSE e per tutti i livelli scolastici, le donne di età compresa tra i 25 e i 64 anni guadagnano meno dei loro colleghi di sesso maschile; i loro stipendi corrispondono in media al 76%-78% di quelli degli uomini. Questa percentuale varia di più all’interno dello stesso paese, a seconda del livello d’istruzione posseduto, piuttosto che tra paesi OCSE. Tra i vari gruppi distinti in base al traguardo scolastico, il divario di reddito maggiore tra uomini e donne dello stesso gruppo in Svizzera è riscontrato per le donne che non hanno una certificazione di scuola secondaria superiore.  Infatti, queste donne guadagnano solamente il 77 % del reddito degli uomini che, allo stesso modo, non possiedono una certificazione di livello secondario superiore. Le donne che possiedono un titolo d’ istruzione secondario superiore o post-secondario ma non terziario guadagnano l’84 % degli stipendi degli uomini appartenenti al medesimo gruppo.

L’istruzione e l’immigrazione

In media per i paesi dell’OCSE, tra gli adulti che non possiedono un titolo secondario superiore, il 57% dei nativi ha un’occupazione lavorativa, rispetto al 61 % di coloro che sono nati all’estero. In linea con questa tendenza, in Svizzera, il tasso di occupazione per coloro che sono nati all’estero e che non hanno titolo di istruzione secondaria superiore era del 71 % nel 2020, più alto rispetto ai nativi (65 %).

Tra gli adulti con istruzione terziaria, il 92% dei nativi svizzeri e l’84% di coloro che sono nati all’estero hanno un’occupazione lavorativa. Coloro che sono nati all’estero e che sono giunti in Svizzera ad una giovane età hanno vissuto alcuni anni all’interno del sistema scolastico svizzero e ottenuto dei titoli riconosciuti a livello nazionale. Di conseguenza, i loro traguardi lavorativi sono generalmente migliori rispetto a coloro che sono giunti in Svizzera ad una maggiore età e che possedevano già titoli stranieri. In Svizzera, tra i nati all’estero con titolo terziario, il 90% di coloro giunti entro i 15 anni di età ha un lavoro, rispetto all’ 83 % di coloro che sono giunti dopo i 16 anni.

Conclusioni

Il governo svizzero dovrebbe rafforzare le proprie politiche pubbliche affinché i bambini di origine straniera godano del migliore livello di istruzione possibile e i bambini richiedenti asilo e senza documenti possano accedere all’istruzione, specialmente a quella secondaria; allo stesso modo, dovrebbe promuovere programmi e attività di sensibilizzazione contro la violenza, gli abusi e il bullismo nelle scuole.   

Inoltre, è imperative incoraggiare una maggiore diversificazione delle scelte educative per ragazzi e ragazze, rivedere il materiale scolastico a livello cantonale e assicurare che un materiale scolastico basato su una prospettiva di genere sia disponibile in tutti i cantoni per tutte le comunità.  

Riferimenti

Comunicato Stampa: Superiamo le barriere. Broken Chalk lancia un appello per il cessate il fuoco immediato e per l’autodeterminazione in occasione della Giornata Internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese

29 Novembre 2023

Mentre riflettiamo su questo storico 29 novembre, che segna 76 anni dal piano di spartizione dell’ONU, il mondo deve restare unito in solidarietà con il popolo palestinese, riconoscendo il loro intrinseco diritto di resistere all’occupazione e di raggiungere l’autodeterminazione. In occasione della Giornata Internazionale della Solidarietà con il popolo palestinese, quest’ anno più che mai segnata dal dolore, Broken Chalk esorta e sostiene fortemente l’unione del popolo palestinese in uno stato sovrano e la risoluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese, che dura da più di 75 anni. Il 29 novembre 1947, le Nazioni Unite adottarono il piano di ripartizione, realizzando l’idea di uno stato ebraico e uno stato palestinese, con Gerusalemme costituita zona internazionale “corpus separatum.” Questa decisione pose le basi per la cosiddetta soluzione dei due stati, che si basa sui principi dell’ uguaglianza di diritti e dell’ autodeterminazione, così come sanciti dall’ Articolo 1(2) della Carta delle Nazioni Unite.1

Alla luce dei recenti avvenimenti, Broken Chalk condivide la posizione del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, secondo cui gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas “non sono un fatto isolato” ma sono inseriti nella lotta per l’autodeterminazione che dura da 75 anni e nella resistenza all’ occupazione israeliana.2Dall’ attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, si contano più di 12 000 vittime civili nella Striscia di Gaza, di cui più di 5 000 sono bambini.3 “Gaza è diventata un cimitero per bambini”, afferma il Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres4

Broken Chalk ribadisce l’importanza di promuovere un dialogo politico bipartitico per giungere ad una soluzione duratura del conflitto israelo-palestinese. Nel riconoscere la necessità della soluzione dei due stati, sottolineiamo che il cammino verso un’autentica autodeterminazione per i palestinesi deve essere avviato dalla gente comune. Bisogna garantire piena autonomia alla società civile affinché possa dar vita e forma al proprio stato, senza imposizioni provenienti dall’esterno. Considerando le lunghe aspirazioni all’autodeterminazione palestinese, è evidente che un passo essenziale in avanti risiede nel riconoscere ai Palestinesi il diritto di costruire un modello di stato in modo indipendente, liberi da pressioni esterne imposte da Israele o dalla comunità internazionale.

In questo giorno, il 29 novembre, è imperativo ribadire con passione l’urgente necessità di mantenere l’impegno per una soluzione favorendo la coesistenza di due stati, promuovendo un ambiente in cui sia i Palestinesi che gli Israeliani prosperino con un’autonomia e sovranità incondizionate. L’unione tra i palestinesi della Cisgiordania e della Striscia di Gaza non dovrebbe essere solamente considerata, ma deve essere riconosciuta come una soluzione duratura negli impegni programmatici di Israele e nella coscienza collettiva della comunità internazionale. La divisione esistente tra i palestinesi di questi due territori non solo ostacola la realizzazione dell’autodeterminazione palestinese, ma perpetua anche le sfide poste dagli insediamenti illegittimi in Cisgiordania e l’evidente stagnazione dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP).

Riconoscendo il diritto alla legittima difesa di Israele nei confronti di un’organizzazione terroristica totalmente intenzionata a smantellare lo stato ebraico, Broken Chalk evidenzia l’estrema importanza del costante rispetto del diritto internazionale, specialmente della proporzionalità nel rispondere alle minacce alla sicurezza5 ICondannando gli attacchi deplorevoli di Hamas, è cruciale sottolineare la discrepanza nell’ approccio di Israele.  I metodi impiegati dalle Forze di Difesa Israeliane sembrano incoerenti con gli obiettivi prefissati, poiché l’allarmante rapporto di vittime rivela uno squilibrio evidente: per ogni civile israeliano perso, 10 palestinesi pagano con la propria vita6 Mentre navighiamo in questo complesso scenario, Broken Chalk supporta un approccio misurato e proporzionato, che rispetti i principi del diritto internazionale e che, allo stesso tempo, salvaguardi i diritti e le vite di tutti coloro interessati dal conflitto.

I recenti attacchi hanno inflitto un colpo significativo alle prospettive di una soluzione tra i due stati e delle inchieste indicano il trasferimento di palestinesi da Gaza verso il Sinai e l’ Egitto, durante le trattative.7 È essenziale fare luce sulle sfide che Gaza si ritrova ad affrontare, dove il limitato controllo sul proprio territorio, sui confini e sull’economia ostacola la sua capacità di esercitare piena autonomia. Broken Chalk condanna il trasferimento dei palestinesi nella zona sud della Striscia di Gaza e chiede a tutte le parti coinvolte di dare priorità al rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale.8

Colpire le istituzioni scolastiche mina il diritto fondamentale e universale all’istruzione e ostacola le possibilità di un futuro radioso per i cittadini palestinesi. Dal momento che i bambini sono il futuro del nostro mondo, la comunità internazionale deve fare tutto il necessario per prevenire attacchi ai campi profughi e alle scuole, per prevenire l’ulteriore perdita di vite innocenti di uomini, donne e bambini. Ci auguriamo una collaborazione con altre ONG per avviare una raccolta fondi così da fornire pronto aiuto a tutti coloro che ne avessero bisogno a Gaza. 

Nel dimostrare la nostra solidarietà ai cittadini palestinesi nella giornata di oggi, Broken Chalk chiede alla comunità internazionale di rinnovare il proprio impegno per una risoluzione imparziale e duratura che rispetti i diritti e le aspirazioni sia dei cittadini palestinesi che israeliani. Chiediamo un cessate il fuoco immediato e una revisione del piano di separazione delle Nazioni Unite, in cui entrambe le parti possano sostenere il loro diritto all’autodeterminazione.

Comunicato con il dovuto rispetto da Broken Chalk.

Firmato,

Broken Chalk

Tradotto in italiano da Eliana Riggi e Anna Moneta dal post originale in inglese.


References

1 https://www.un.org/securitycouncil/content/purposes-and-principles-un-chapter-i-un-charter#rel1

2 https://www.politico.eu/article/israel-united-nations-antonio-guterres-hamas-attack-vacuum-comments/

3 https://www.aljazeera.com/news/2023/11/18/israeli-air-strikes-kill-28-palestinians-in-southern-gaza#:~:text=Since October 7, more than,to about 2.3 million people.

4 https://www.dci-palestine.org/4237_palestinian_children_killed_as_gaza_becomes_graveyard_for_children

5 https://guide-humanitarian-law.org/content/article/3/proportionality/

6 https://www.youtube.com/watch?v=9jsJYHuGPms

7 https://www.timesofisrael.com/intelligence-ministry-concept-paper-proposes-transferring-gazans-to-egypts-sinai/

8 https://edition.cnn.com/2023/11/08/world/palestinians-fleeing-south-gaza-city-unbearable-situation/index.html

9 https://www.wionews.com/world/at-least-50-killed-in-israeli-airstrikes-on-al-fakhoora-school-in-gazas-jabalia-refugee-camp-660179

Comunicato Stampa – Affrontare la Crisi del Silenzio: Il Richiamo di Broken Chalk all’Attenzione sulla Violenza contro le Donne e le Ragazze e il Suo Impatto sull’Istruzione

25 novembre 2023

Nel contesto di un mondo in cui una donna su tre ha subito violenza fisica o sessuale a livello globale, con il triste fatto che ogni ora cinque donne vengono uccise da un membro della propria famiglia, e dove le prove indicano che le molestie sessuali sono diffuse in maniera allarmante, diventa estremamente importante un’azione concreta della comunità globale. Broken Chalk riconosce l’urgente necessità di affrontare il diffuso problema della violenza di genere, che si riflette anche nei contesti educativi. Nelle scuole, le molestie sessuali e il bullismo psicologico sono una realtà largamente diffusa. Le ragazze sono ostacolate nel percorrere il loro cammino educativo a causa del matrimonio infantile, della violenza nelle loro case e durante il tragitto verso la scuola.

Esacerbata dagli effetti cumulativi della pandemia da COVID-19, dei cambiamenti climatici, delle crisi economiche e dell’instabilità politica, questa violenza ha un impatto diretto sull’istruzione delle donne, ostacolando la fruizione dei loro diritti umani. Il rischio di subire violenze scoraggia i genitori dal mandare le ragazze a scuola, specialmente in situazioni di conflitto, dove durante il percorso verso la scuola incorrono nel rischio di aggressioni e rapimenti. È stato dimostrato empiricamente che le vittime di abusi hanno tassi molto più elevati di abbandono scolastico e difficoltà di apprendimento. Ciò costituisce una seria minaccia per l’uguaglianza di genere e per l’emancipazione delle generazioni future di donne.

In questo scenario, è demoralizzante osservare che solo il 0.2% dell’Assistenza Ufficiale allo Sviluppo Globale è diretta alla prevenzione di violenza di genere. Perciò Broken Chalk riconosce che l’impatto della violenza contro le donne e ragazze (VAWG) è profondo e si estende oltre a danni fisici, influenzando le fondamenta stesse della società, ostacolando l’uguaglianza, lo sviluppo e la pace.

La violenza di genere (VAWG) ha un costo sulla società e sull’istruzione delle ragazze in particolare, perciò rimane una priorità educativa. In primo luogo, sono stati documentati gli effetti negativi sul rendimento scolastico e comportamentale dei bambini esposti a violenza domestica o intima. Infatti, l’UNICEF riporta come questo abbia un impatto negativo sulle competenze linguistiche e numeriche nei bambini tra i 5 e gli 8 anni. In secondo luogo, la violenza contro le donne costituisce uno dei motivi per cui le ragazze incontrano difficoltà nell’accesso all’istruzione: nel mondo, 129 milioni di ragazze non frequentano alcuna scuola. L’insicurezza personale a scuola o lo stigma sociale e la vergogna di aver subito violenza sessuale possono in parte spiegare questo fenomeno. Un’altra possibile spiegazione è la violenza psicologica e coercizione a cui sono soggette donne e ragazze, che ha come conseguenza il loro allontanamento dagli ambienti scolastici.

Broken Chalk riconosce inoltre l’ampia diffusione di molestie come forma di violenza contro le donne. Nell’Unione Europea, tra il 45 e il 55% delle donne hanno avuto esperienza di molestie sessuali dall’età di 15 anni. In Inghilterra e nel Galles, un’inchiesta del 2021 ha rivelato che il 92% delle studentesse ha confermato di aver subito insulti sessisti dai propri compagni di scuola, mentre il 61% ha segnalato di aver subito molestie sessuali dai compagni di scuola. La minaccia di subire violenze a scuola o durante il tragitto per raggiungerla può scoraggiare le ragazze dal partecipare all’istruzione superiore. In risposta a questo fenomeno, diversi paesi, tra cui il Ghana e l’India, hanno avviato programmi che forniscono biciclette alle ragazze, offrendo loro un mezzo di trasporto più sicuro per raggiungere la scuola.

Nonostante siano stati compiuti sforzi per eliminare la violenza contro le donne e le ragazze (VAWG), i fatti sopra indicati dimostrano che c’è ancora molto da fare. Broken Chalk crede che l’istruzione sia fondamentale per l’eliminazione della violenza di genere, poiché molte ricerche hanno dimostrato che è proprio nell’ambiente educativo che i bambini vengono esposti alla violenza e la imparano. Pertanto, l’istruzione è uno strumento potente che può essere utilizzato per modificare la cultura che insegna a delle giovani menti come comportarsi in modi violenti nei confronti di ragazze e donne, orientandola verso modalità più pacifiche e rispettose. Inoltre, l’istruzione può essere impiegata per insegnare alle ragazze a sensibilizzare sulla natura della violenza, qualcosa che molte ragazze potrebbero non comprendere appieno. In assenza di questo tipo d’educazione, la violenza contro le donne è diventata normalizzata a livello globale, il che porta spesso le vittime a non rendersi conto della violazione dei propri diritti. Questo contribuisce al fatto che quasi il 40% delle donne che subiscono violenze cerca assistenza o denuncia l’accaduto per ottenere giustiziaTop of Form.

Per questo motivo, Broken Chalk partecipa ai 16 Giorni contro la Violenza di Genere, una campagna annuale internazionale che inizia il 25 novembre, durante la Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Violenza contro le Donne, e si conclude con la Giornata per i Diritti Umani il 10 dicembre. Il tema di quest’anno per la campagna è “UNIAMOCI! Investire per prevenire la violenza contro le donne e ragazze”, e Broken Chalk si unisce al movimento, sottolineando l’importanza di un investimento urgente per prevenire la violenza di genere (VAWG), con un particolare focus sull’istruzione. Inoltre, Broken Chalk sottolinea l’importanza di adottare una prospettiva intersezionale nell’eradicazione della violenza contro le donne. Questo significa comprendere le difficoltà aggiuntive e gli attacchi subiti da donne che sono anche soggette a razzismo e omofobia, sia negli ambienti educativi che nella loro vita quotidiana.Bottom of Form

Broken Chalk annuncia al pubblico con il dovuto rispetto.

Firmato,

Broken Chalk


Translated by Anna Moneta and Riccardo Armeni from the original Press Release: Addressing the Silent Crisis.

*Upon request, the article may be translated into other languages. Please use the comments section below*

Comunicato Stampa: Broken Chalk lancia un appello per una immediata tregua delle ostilità da parte di Israele e della comunità internazionale a seguito dell’ultima crisi all’Al-Ahli Baptist Hospital

18 Ottobre 2023

Il 7 ottobre, Hamas ha lanciato un attacco sul territorio israeliano, durante un festival appena fuori le mura che circondano la Striscia di Gaza. Questo evento ha portato alla tragica perdita di oltre 250 vite di civili israeliani, con molti altri rapiti e tenuti in ostaggio in un territorio isolato. In risposta, Israele ha dato inizio a un conflitto su larga scala con Hamas, portando a bombardamenti su Gaza e a un completo assedio dei confini. Il conflitto ha avuto conseguenze devastanti, con una stima di 3.000 vittime palestinesi attribuite all’iniziale attacco di Hamas, assieme alla perdita di 1.300 vite di civili israeliani. Ciò ha scatenato una tragica crisi umanitaria per oltre 2 milioni di palestinesi nella città più densamente popolata del mondo.

Riflettendo sui costi umanitari, è straziante notare che più di 1.000 bambini sono morti a Gaza dall’inizio del conflitto, come stimato dal Ministero della Salute di Gaza. Dato che la metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza ha meno di 18 anni, le Nazioni Unite e la comunità internazionale devono raddoppiare i loro sforzi per incoraggiare una immediata tregua e monitorare entrambe le parti nel rispetto delle regole del diritto internazionale. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha richiesto una immediata tregua umanitaria, dichiarando: “L’attacco di Hamas non può giustificare una punizione collettiva per la popolazione palestinese.”

I problemi nelle recenti discussioni in corso che coinvolgono gli Stati Uniti, l’Unione Europea, Israele e l’Egitto sono motivo di profonda preoccupazione. L’obiettivo primario di queste discussioni è di facilitare l’entrata di aiuti umanitari vitali dall’Egitto a Gaza, attraverso l’apertura del passaggio di Rafah; sfortunatamente, queste negoziazioni hanno incontrato ostacoli significativi, dal momento che Israele ha preso di mira il passaggio di Rafah con bombardamenti in quattro occasioni dall’inizio del conflitto il 7 ottobre.

Il 17 ottobre, una violenta esplosione ha scosso l’Al-Ahli Baptist Hospital a Gaza, dove medici e infermieri stavano assistendo i palestinesi feriti, tra cui donne e bambini, mentre altri cercavano ancora rifugio. Questo incidente è diventato il luogo del più alto bilancio delle vittime in un singolo evento dall’inizio del conflitto, con la perdita di 500 persone, come riportato dalle autorità sanitarie palestinesi. Entrambi i principali attori militari nel conflitto, Hamas e le Forze di Difesa Israeliane, affermano che l’altra parte sia responsabile dell’incidente.

Data la crisi umanitaria senza precedenti dovuta a questo conflitto, con quasi 2,2 milioni di palestinesi senza accesso a provviste come cibo, acqua, elettricità, Broken Chalk necessita di un’azione immediata per fermare le correnti estreme violazioni dei diritti umani, per portare stabilità nella regione e per tutta l’umanità. Chiediamo al governo israeliano e alla comunità internazionale di dichiarare urgentemente una tregua e permettere il passaggio di aiuti umanitari attraverso il valico di Rafah, fornendo assistenza a numerosi palestinesi sfollati e colpiti. Riteniamo che la comunità internazionale debba esercitare maggiore vigilanza sul governo israelita per assicurare il rispetto dei diritti umani. Israele deve urgentemente ritirare l’assedio di Gaza per permettere agli ospedali palestinesi di ricevere acqua, cibo, elettricità e carburante.

Comunicato con il dovuto rispetto da Broken Chalk

Firmato

Broken Chalk

La storia di Neslihan Ozcan Sahin: Dopo tante battaglie, un’insegnante rifugiata ricomincia a insegnare

Scritto da Georgette Schönberger

Neslihan è una rifugiata turca giunta nei Paesi Bassi per costruirsi una nuova vita con il marito e i due figli.

Nell’agosto del 2018, Neslihan si è lasciata alle spalle la sua vita in Turchia ed è fuggita in Grecia. Lì ha trascorso tre mesi prima di arrivare in Olanda. Ha vissuto con la sua famiglia in una casa popolare ad Amstelveen per alcuni anni. Ha vissuto con la sua famiglia per 19 mesi in diversi centri di accoglienza dei Paesi Bassi. Neslihan afferma: “Conosco i Paesi Bassi meglio di un olandese medio”.

In Turchia, Neslihan ha lavorato a lungo come insegnante di chimica, fisica e biologia. Quando è arrivata nei Paesi Bassi, non vedeva l’ora di ricominciare a insegnare. Fortunatamente, trovare un lavoro non è stato difficile. Grazie al progetto “Statushouders voor de Klas”, le è stato spiegato il funzionamento del sistema scolastico olandese, permettendole di ottenere un tirocinio. Inoltre, Neslihan ha lavorato come volontaria in una scuola. Ha lavorato come assistente tecnico all’insegnamento presso il liceo Apollo di Amsterdam. Nella stessa scuola ha avuto modo di crescere e, dopo un po’, le è stato permesso di insegnare due giorni alla settimana. L’anno prossimo insegnerà soltanto e non lavorerà più come assistente.

Perché ha deciso di diventare insegnante?

“Mi piace insegnare, non lo vedo come un lavoro perché è una mia passione”. Insegna ormai da 18 anni e continua a divertirsi molto. Dopo aver completato la sua formazione, ha iniziato subito a insegnare. Ha scelto di diventare insegnante di chimica, fisica e biologia perché aveva i voti più alti in queste tre materie e le trovava interessanti.

Perché ha deciso di venire nei Paesi Bassi?

“Leggiamo su Internet e nei telegiornali e spesso sentiamo dire che nei Paesi Bassi le persone sono libere e possono condividere le loro opinioni o idee. Purtroppo, non è lo stesso in Turchia, dove non si è liberi e non si può dire ciò che si vuole. Persino i bambini finiscono spesso in prigione per aver rivelato le loro opinioni”. Per questo motivo, anche il fratello e la sorella di Neslihan sono venuti nei Paesi Bassi con le loro famiglie. Neslihan vede la sua famiglia ogni settimana.

Quali sfide ha dovuto affrontare quando è arrivato nei Paesi Bassi?

Neslihan è una rifugiata politica e nel suo Paese è stata considerata una terrorista a causa delle sue idee. Con tutta la sua famiglia, è dovuta fuggire dalla Turchia in barca. Il viaggio per arrivare nei Paesi Bassi è stato intenso. Ha dovuto pagare molti soldi e negoziare con i trafficanti di esseri umani, il che può essere molto pericoloso.

Inoltre, Neslihan voleva imparare l’olandese, cosa che all’inizio è stata piuttosto difficile. Non essendo obbligata a integrarsi, non ha potuto seguire un corso gratuito di olandese durante il suo soggiorno in AZC. Tuttavia, ha imparato un po’ di olandese da amici e volontari dell’AZC.E di ciò è molto grata. Neslihan voleva integrarsi e assimilarsi, quindi la comprensione della lingua era fondamentale. Dopo una lunga battaglia, è finalmente riuscita a ottenere un prestito con il quale ha potuto frequentare un corso.

A volte ha ancora problemi con la lingua olandese, in particolare con “er” e le diverse preposizioni che trova difficili. Inoltre, non capisce ancora alcune espressioni olandesi, ma è sicura che alla fine tutto si risolverà.

Quali sono le differenze tra il sistema scolastico turco e quello olandese?

“Non ci sono molte differenze, credo. Certo, alcune cose sono abbastanza simili. Per esempio, gli adolescenti sono solo adolescenti e si comportano sempre nello stesso modo, ma gli studenti nei Paesi Bassi hanno sempre la possibilità di andare avanti grazie ai diversi livelli scolastici. Pertanto, il sistema dei Paesi Bassi è migliore perché c’è questa possibilità”. Neslihan spiega che in Turchia c’è un solo livello e che ogni studente deve imparare le stesse materie e sostenere lo stesso esame. Quindi, se questo livello è troppo alto, non si ha un’altra possibilità di continuare a studiare, ed è per questo che molti giovani abbandonano la scuola.

Un’altra grande differenza è che nei Paesi Bassi c’è poca gerarchia. “Il mio direttore e il mio team leader sono solo miei colleghi. Siamo considerati uguali e trattati allo stesso modo. Posso chiamarli per nome. In Turchia, invece, bisogna rivolgersi a tutti con signore o signora. Non voglio più gerarchie in Turchia; vorrei cambiare questa situazione”.

C’è qualcosa che vorreste condividere?

“Vorrei dire che siamo tutte persone che possono vivere insieme, basta avere rispetto per gli altri. Bisogna trattare tutti con rispetto e creare un’atmosfera sicura e piacevole. Siamo venuti qui per la nostra libertà e l’Olanda ci ha dato molti diritti. Pertanto, dovete fare qualcosa per i Paesi Bassi; dovete usare le vostre capacità per aiutare qui, per integrarvi. Fare il primo passo è facile: salutare i vicini, ad esempio, o semplicemente chiacchierare con qualcuno ed essere gentili”.

Neslihan ha anche voluto ricordare a tutti che molte persone sono ancora minacciate in Turchia o dimenticate in prigione. Si può sempre fare qualcosa per loro, ad esempio condividendo qualcosa su Twitter o parlandone.

Translated by Matilde Ribetti from the original https://brokenchalk.org/story-of-neslihan-ozcan-sahin-after-all-her-struggle-a-refugee-teacher-begins-to-teach-again/

Comunicato stampa: Giornata internazionale dell’Educazione 2023

24 gennaio 2023

Il 24 gennaio Broken Chalk vi invita a unirvi a noi per celebrare la Giornata internazionale dell’educazione.

In questa giornata, riconosciamo i risultati ottenuti quest’anno nella politica dell’istruzione e allo stesso tempo consideriamo le sfide in corso presentate dalla pandemia COVID-19, l’aumento globale dei conflitti armati, le maggiori limitazioni alla libertà di espressione e la recessione economica globale, che ha contribuito a limitare i finanziamenti per l’istruzione, a ridurre gli standard educativi e i tassi di iscrizione. Più di ogni altra cosa, noi di Broken Chalk speriamo di guidare la comunità globale delle ONG a raddoppiare il nostro impegno collettivo per l’istruzione.

Per prima cosa, concentriamoci su come Broken Chalk ha contribuito positivamente alla realizzazione del diritto all’istruzione nel 2022. Quest’anno, Broken Chalk ha condotto una ricerca significativa sulle sfide educative di oltre 25 Paesi, tenendo in conto diversi fattori, fra cui le proporzioni dei finanziamenti, le iscrizioni, le etnie, la distribuzione socioeconomica, l’uguaglianza di genere, l’accessibilità per gli studenti disabili, i tassi di occupazione dei laureati e l’accesso alla formazione professionale per i giovani adulti. Questi rapporti sulle sfide educative, pubblicati sul nostro sito web e sulle piattaforme dei social media, hanno sensibilizzato l’opinione pubblica sui problemi accademici più urgenti o sulle iniziative educative più positive di alcuni Paesi.

Inoltre, Broken Chalk ha iniziato una nuova serie di rapporti che riassumono e analizzano il pacchetto di allargamento 2021 dell’Unione europea per i Balcani occidentali e la Turchia. In particolare, questa serie ha prodotto sette rapporti, uno per ogni Paese preso in considerazione per l’adesione, che riportano le aree in cui l’UE ha raccomandato riforme fondamentali. Ogni rapporto ha esaminato la politica educativa del Paese in questione, il rispetto dei diritti dei bambini, l’uguaglianza socioeconomica e l’accesso ai servizi pubblici in base alle metriche e alle valutazioni del pacchetto di allargamento dell’UE. Di conseguenza, i rapporti hanno generato una riflessione critica sull’impatto che le riforme proposte dall’UE avrebbero avuto sull’istruzione.

Infine, Broken Chalk ha partecipato all’annuale Revisione Periodica Universale delle Nazioni Unite, come abbiamo fatto sin dalla nostra fondazione nel 2020. La Revisione Periodica Universale è un processo unico nel suo genere, attraverso il quale gli Stati considerano le politiche e i risultati degli altri Stati in materia di diritti umani in un dialogo di revisione e riforma tra pari. Per facilitare questo dialogo, le ONG, le istituzioni nazionali per i diritti umani e le organizzazioni della società civile sono invitate a presentare dichiarazioni e rapporti sulle politiche e sui diritti umani del Paese interessato. Quest’anno, Broken Chalk ha completato le presentazioni di 30 Paesi.

Questi contributi sono fondamentali per l’esercizio dell’UPR, perché alcuni commenti e raccomandazioni vengono inviati e contribuiscono direttamente alla discussione. In questa tornata, molte delle raccomandazioni di Broken Chalk sono state accettate dall’UPR, a dimostrazione del fatto che Broken Chalk sta generando una discussione significativa all’interno della comunità dei diritti umani e sta contribuendo in modo tangibile a riforme materiali significative nei Paesi in cui si verificano abitualmente violazioni dei diritti umani.

Si consideri ora come Broken Chalk intenda espandere il suo lavoro in corso con la ricerca, i rapporti e la sensibilizzazione. Continueremo i nostri rapporti sulle sfide educative, che speriamo si estendano a nuove aree del mondo. Sono in programma i rapporti per altri 35 Paesi, sempre considerando le sfide che lo Stato, la sua burocrazia educativa, le scuole e gli studenti devono affrontare. Parteciperemo nuovamente all’UPR del 2023, con l’intenzione di presentare rapporti per altri 39 Paesi. Inoltre, abbiamo pianificato nuove iniziative per promuovere l’istruzione come diritto umano nel 2023. Speriamo di avviare nuovi progetti, tra cui nuove serie di rapporti e progetti proattivi con partner locali e globali sul campo.

In questa Giornata internazionale dell’istruzione, con il nuovo anno ancora in corso, Broken Chalk si concentra sui problemi più gravi che le istituzioni educative e gli studenti devono affrontare oggi. Collettivamente, la società civile globale e le ONG devono collaborare per trasformare il futuro dell’istruzione. Speriamo di stimolare il dialogo sul rafforzamento della qualità dell’istruzione disponibile per tutti, sulla trasformazione digitale delle risorse educative, sul sostegno agli insegnanti e sulla garanzia di una piattaforma sicura e sostenibile per le voci degli studenti. In questa Giornata internazionale dell’istruzione, vi invitiamo a riflettere su come potete contribuire a questi obiettivi come individui e come membri di una comunità globale di diritti umani. L’istruzione è un diritto umano e una chiave per lo sviluppo sostenibile, l’armonia politica e la coesione sociale. Buona Giornata internazionale dell’educazione!

Firmato da

Broken Chalk

International_Day_of_Education_Press_Release_Eng

Translated by Matilde Ribetti, from the original https://brokenchalk.org/press-release-international-day-of-education-2023/

Intervista con Marcel Voorhoeve e l’abilitazione all’insegnamento nei Paesi Bassi per gli insegnanti rifugiati

By Serena Bassi

La testimonianza di Marcel Voorhoeve, un uomo di grande ispirazione che opera nel campo dell’istruzione nei Paesi Bassi.

Dopo aver trascorso la maggior parte della sua vita come insegnante di matematica e fisica e vicepreside di una scuola secondaria, Marcel Voorhoeve ha fondato l’organizzazione DVDK (Docentvluchteling voor de Klas) o “Insegnante rifugiato per la classe”.

In collaborazione con l’Associazione olandese degli insegnanti di matematica e con VluchtelingenWerk Nederland (il Consiglio olandese per i rifugiati), i volontari di DVDK lavorano per garantire che gli insegnanti rifugiati possano svolgere la loro professione anche nei Paesi Bassi.

In occasione della Giornata dell’Istruzione 2023, Broken Chalk ha deciso di parlare con Marcel Voorhoeve della sua esperienza, della creazione del DVDK e dei suggerimenti rivolti ad altri interessati nella promozione della “didattica degli insegnanti rifugiati”.

Può parlarmi del suo background?

Sono nato nel Sud, a Maastricht, al momento ho 67 anni, ho studiato matematica e fisica all’Università di Utrecht. Ho studiato per cinque anni e poi ho ottenuto la licenza per diventare insegnante. Poi ho iniziato a cercare un lavoro nel campo dell’istruzione, cosa che all’epoca non era molto facile… Alla fine l’ho trovato a Utrecht, sono diventato insegnante in una scuola cattolica romana e ho iniziato a insegnare fisica”.

In seguito, Marcel è diventato insegnante di matematica e a metà degli anni ’80, con lo sviluppo dei computer, ha iniziato a tenere corsi di informatica. Secondo lui, era un periodo piuttosto interessante per il sistema educativo, poiché stavano emergendo nuovi approcci per l’insegnamento della matematica.

All’università di Utrecht il dipartimento stava sviluppando nuove idee sull’educazione matematica. Per diversi progetti la nostra scuola è stata una “scuola sperimentale” ed è stato molto interessante anche per me, perché mi ha permesso di crescere come buon insegnante”.

Aggiunge, “In molti Paesi la matematica è qualcosa che si deve imparare e fare, ma il fare è la cosa più importante… Questo approccio non aiuta molto a sviluppare il proprio pensiero, che è possibile solo quando si ha il tempo di provare le cose da soli, ovviamente con l’aiuto di un buon insegnante”.

Dopo essere stato insegnante per la maggior parte della sua vita, negli ultimi 15 anni della sua carriera Marcel è stato membro del consiglio di amministrazione della scuola. Infine, negli ultimi quattro anni prima di smettere di lavorare, ha insegnato all’Università di Scienze Applicate di Amsterdam presso il dipartimento di formazione degli insegnanti. Si è ritrovato a insegnare materie matematiche, in particolare la statistica e la didattica della matematica a giovani studenti che volevano diventare insegnanti di matematica.

Come è nata l’idea del  DVDK?

Ho smesso di lavorare tre anni fa, all’inizio del Coronavirus, ma il mio lavoro mi piaceva molto. Io e la mia compagna abbiamo iniziato a viaggiare per un po’…. Nel mese di gennaio, dopo Natale, pensavo a cosa avrei potuto fare. Aspettare il prossimo viaggio non mi soddisfaceva”.

Un giorno, Marcel ha deciso di andare a Plan Einstein, un luogo sviluppato dal comune di Utrecht e da VluchtelingenWerk Nederland, organizzazione che aiuta i rifugiati nell’accoglienza e nell’integrazione in città. Parlando con un dipendente, Marcel è stato presentato a un rifugiato turco che era un insegnante di matematica nel suo Paese e voleva davvero tornare a insegnare. L’unico problema era che non sapeva nulla della lingua olandese, dell’insegnamento della matematica e del sistema scolastico in Olanda.

Siamo diventati amici, l’ho aiutato con la lingua, a capire il sistema educativo. Poi mi ha detto che faceva parte di un gruppo WhatsApp di circa 100 insegnanti di matematica turchi che erano fuggiti dal loro Paese perché avevano problemi politici in Turchia e non avevano più la possibilità di insegnare lì.”

Allo stesso tempo, ha spiegato Marcel, che l’Olanda è colpita da una carenza di insegnanti di matematica.

Questo crea una situazione paradossale: in un Paese con sempre meno insegnanti, ci sono insegnanti rifugiati competenti che possono aiutare la comunità ospitante e allo stesso tempo esercitare la professione che amano e che hanno scelto.

L’idea del DVDK nasce da questo paradosso. Con l’aiuto della Fondazione degli insegnanti di matematica in Olanda e dell’organizzazione VluchtelingenWerk Nederland, Marcel ha avviato un progetto con l’obiettivo di aiutare gli insegnanti stranieri a diventare insegnanti nei Paesi Bassi.

In teoria, tutti i rifugiati provenienti dalla Turchia possono insegnare nelle nostre scuole perché hanno una licenza compatibile con il sistema educativo olandese. Tuttavia, la lingua è un problema, anche il sistema educativo olandese e persino il modo in cui la matematica viene insegnata in Olanda differisce enormemente dalla Turchia, dall’Iran o dalla Siria… Abbiamo ascoltato molto questi insegnanti di matematica: non erano soddisfatti dei progetti esistenti in altre università, e abbiamo pensato che avremmo potuto pensare a una buona idea per migliorare la situazione. Abbiamo elaborato un progetto, che abbiamo inviato al Ministero dell’Istruzione, inerente un modo strutturato di aiutare i rifugiati dall’estero a partire dal momento in cui arrivano in Olanda, aiutandoli a valutare le loro certificazioni e licenze in Olanda, e preparandoli a diventare insegnanti in modo rapido e duraturo.”

Nel febbraio 2022, un gruppo di 15 insegnanti, 13 di matematica e 2 di informatica, ha iniziato un corso presso l’Università di Scienze Applicate di Utrecht, basato sulle idee del DVDK.

(Immagine: Due insegnanti di informatica vengono istruiti dal loro insegnante di didattica della Vrije Universiteit Amsterdam)

Come lavora nel concreto DVDK?

Secondo il DVDK, i corsi di formazione sulla lingua, sulla didattica e sul sistema scolastico in Olanda sono solo una parte di quello che il DVDK sta facendo, chiamato “Periodo Due”.

Infatti, ha sottolineato come questi rifugiati che arrivano nei Paesi Bassi abbiano un urgente bisogno di una fase che deve precedere questo tipo di formazione.

I rifugiati che arrivano in Olanda devono conoscere la lingua prima di poter iniziare il Periodo Due. Vogliamo che inizino subito dopo aver ottenuto lo status di rifugiati, o a volte anche prima di ottenerlo. Nei centri di accoglienza non è permesso loro di fare un corso o di praticare la lingua olandese… Questo è terribile e demotivante. Naturalmente ci sono corsi e azioni che i volontari organizzano, ma al momento non esiste un aiuto strutturato per gli insegnanti rifugiati. Una partenza rapida aiuterà questi insegnanti rifugiati a iniziare in modo motivante, indagando e sviluppando le cose per il loro nuovo futuro.

La nostra idea, che chiamiamo Periodo Uno, è che quando un insegnante straniero viene in Olanda, è necessario offrire qualcosa a questa persona. Pensiamo che sia molto importante farlo fin dall’inizio, perché questo dà la possibilità ai rifugiati di essere motivati a fare cose buone per la propria vita.”

(Foto: Nel giugno 2022 il team della Hogeschool Utrecht e i membri del gruppo di progetto DVDK (Docentvluchteling voor de Klas) si sono congratulati con i partecipanti per  la loro prima parte del corso)

Inoltre, secondo Marcel, è necessario fornire un orientamento su cosa significhi concretamente l’istruzione in Olanda, perché i rifugiati possono avere poca o nessuna idea di cosa significhi essere un insegnante nei Paesi Bassi.

Pensiamo anche che sia molto importante iniziare a praticare un po’ la lingua. Abbiamo sviluppato una sorta di sito web in cui offriamo lezioni di olandese. Inoltre, i compiti, gli esercizi e i contenuti di queste lezioni sono orientati alla professione, quindi il contesto e i compiti sono legati alla professione dell’insegnante. Questo design motiva molto i rifugiati. Molti insegnanti sono davvero insegnanti di cuore e dare loro la possibilità di frequentare queste lezioni è anche un modo per dire loro che sono benvenuti nel nostro Paese e nella nostra comunità matematica e che vogliamo aiutarli.

In questo senso, il DVDK è l’unica organizzazione del Paese ad aver sviluppato idee e materiali in questo primo periodo.

Infine, Marcel ha parlato del terzo periodo della formazione. Questa parte finale deve essere messa in pratica quando gli insegnanti di matematica iniziano a lavorare per la prima volta, poiché è ancora necessario un grande lavoro di coaching.

Anche quando la lingua è abbastanza buona, e anche quando la didattica è buona, l’insegnante deve crescere nel nuovo contesto scolastico e ha bisogno di molto aiuto. In particolare per il linguaggio, ad esempio quando si riceve un feedback sulla scrittura di e-mail o lettere ai genitori o sulla progettazione di un buon compito o test per gli studenti …

Se dovesse dare un consiglio ad altre persone nel campo dell’educazione, quali sono le principali difficoltà da superare e come farlo?

Diverse cose…  Prima di tutto, i partecipanti devono dedicare molto tempo, il che è possibile quando si crede veramente nell’idea e quando si ha un gruppo di persone e organizzazioni che credono anch’esse nell’idea. È anche importante avere una buona collaborazione. Posso dire che con le persone coinvolte nel progetto siamo diventati amici. Questo aiuta anche ad affrontare gli alti e bassi che un progetto incontra sempre.

In secondo luogo, il DVDK ha verificato se la struttura del progetto fosse applicabile anche ad altre materie. Abbiamo scoperto che anche gli insegnanti di fisica, chimica, tecnica e informatica, a causa della mancanza di insegnanti, hanno bisogno di idee creative per reclutare nuovi insegnanti. Intendono connettersi e questo significa che il DVDK si espanderà e contribuirà realmente a fornire un numero crescente di buoni insegnanti. Questo è un esempio della nostra politica: coinvolgere il maggior numero di organizzazioni e di partecipanti con l’obiettivo di mettere a disposizione il maggior numero possibile di competenze. In terzo luogo, sono disponibili molte competenze e “forza delle persone”. Competenze nella didattica delle lingue (CLIL), nella didattica della matematica, in particolare per gli insegnanti, nel coaching di insegnanti provenienti dall’estero, ecc. Il DVDK è soddisfatto del contributo delle università e in particolare della Hogeschool Utrecht che ha formato il nostro primo gruppo. Ora siamo in attesa del Ministero dell’Istruzione. I nostri sforzi hanno portato all’impegno del nuovo ministro per un approccio strutturato e per le esigenze finanziarie. Il nostro lavoro di volontariato continuerà!”.

(Foto: Gruppo di 15 insegnanti-richiedenti asilo che hanno iniziato un corso presso la Hogeschool Utrecht nel febbraio 2022)

Translated by Amalia Innocenti from The testimony of  Marcel Voorhoeve, an inspiring man operating in the education field in the Netherlands

“LA PERICOLOSA ABOLIZIONE DEI DIRITTI DELLE DONNE IN AFGHANISTAN”

Di Leticia Cox

Talebano è sinonimo di soppressione del genere femminile. Talebano significa degradazione delle qualità, della posizione e del ruolo delle donne nella società. Talebano significa che per le donne non ci sono né istruzione né lavoro, se non quello domestico e quello di partoriente. Talebano significa privazione dei diritti umani fondamentali delle donne, che vivono nella paura e senza dignità.

La maggior parte degli afghani, compresi alcuni talebani, non è favorevole all’esclusione di donne e ragazze dal sistema educativo ed è seriamente preoccupata delle conseguenze per l’intera nazione.

Dopo l’annuncio dei Talebani di bandire le studentesse dall’università, gli studenti universitari maschi hanno abbandonato gli esami per protestare contro la decisione dei Talebani e diversi professori maschi si sono dimessi.

Paesi musulmani come la Turchia, l’Arabia Saudita, il Pakistan e il Qatar hanno espresso il loro rammarico per il divieto universitario e hanno esortato le autorità talebane a ritirare la loro decisione.

“Non c’è alcuna giustificazione religiosa o culturale”, ha dichiarato Husna Jalal, 26 anni, laureata in Scienze politiche a Kabul.

Jalal è fuggita dall’Afghanistan nell’agosto dello scorso anno, dopo che i Talebani avevano preso il controllo della città di Kabul. Jalal ha lavorato per quattro anni a Kabul dopo essersi laureata, ma come molte donne afghane che lavorano aveva previsto che la rigida Sharia sarebbe stata applicata  dopo la presa di potere dei Talebani.

“È straziante vedere le mie sorelle violate nei loro diritti umani fondamentali. Le ho viste marciare per le strade chiedendo libertà e uguaglianza e ho visto come le forze di sicurezza talebane hanno usato la violenza per disperdere il gruppo e impedire loro di esercitare la libertà di parola”, ha detto Jalal. “Le persone di tutto il mondo devono alzare la voce per le mie sorelle; i Talebani ci hanno tolto tutte le speranze”.

I Talebani, noti come Talib, che dal 1996 hanno cercato di porre fine al warlordismo in Afghanistan attraverso una più rigida adesione alla Sharia, hanno preso il controllo dell’Afghanistan come Emirato Islamico dell’Afghanistan con la forza nel 2021.

Da decenni, il ruolo della Sharia è diventato un argomento sempre più contestato in tutto il mondo. La Corte internazionale dei diritti dell’uomo di Strasburgo (CEDU) ha stabilito in diversi casi che la Sharia è “in conflitto con i principi fondamentali della democrazia”. Alcune pratiche tradizionali comportano gravi violazioni dei diritti umani, soprattutto per quanto riguarda le donne e la loro libertà di istruzione.

Quando i talebani si insediarono al potere abolirono il Ministero della Donna. Le donne furono gradualmente ritirate dagli schermi televisivi. Decine di migliaia di donne furono disoccupate in diversi settori. Era proibito loro di andare in qualsiasi luogo che superasse i 72 km senza un mahram. Le donne sono state escluse dalla vita sociale. I servizi sanitari offerti sono limitati come le opportunità di lavoro e il diritto all’istruzione è stato negato.

Il recente annuncio dei Talebani di sospendere immediatamente, fino a nuovo ordine, le donne dalle università di tutto il Paese è una palese violazione dei loro pari diritti umani, sanciti in molteplici trattati internazionali.

“Il primo comandamento dell’Islam è “leggere”. L’Islam esorta uomini e donne a cercare la conoscenza. Il Corano si rivolge agli esseri umani e consiglia a uomini e donne di acquisire conoscenza, trovare la verità, rivelare e sviluppare il proprio potenziale e diventare esseri umani perfetti”, ha dichiarato il dottor Ali Unsal, titolare di un dottorato in teologia islamica, in una recente intervista per Broken Chalk.

Il dottor Ali Unsal è uno scrittore, ricercatore, insegnante e predicatore di grande esperienza, con una solida formazione in teologia islamica e giurisprudenza islamica. Il dottor Unsal ha conseguito il dottorato in teologia islamica e il master e il baccellierato in Divinità presso le migliori scuole di Divinità in Turchia. Ha vissuto negli Stati Uniti per diversi anni, dove ha arricchito i suoi studi e la sua esperienza accademica e professionale impegnandosi con americani musulmani e non musulmani attraverso seminari, workshop, consulenze, servizi alla comunità locale e scrittura accademica. Ha diretto l’Istituto di studi islamici e turchi (IITS) di Fairfax, VA.

Il dottor Unsal organizza pannelli di discussione, seminari e simposi con accademici di diversi Paesi e parla correntemente inglese, turco, arabo, bahasa Indonesia e tataro.

Secondo il dottor Unsal, Hz. Muhammad ha incoraggiato l’istruzione e l’educazione delle ragazze, che nel corso della storia sono state particolarmente disprezzate e sottovalutate. “Per esempio, in uno dei suoi Hadith, “Chiunque allevi e disciplini due ragazze fino a quando non raggiungono l’età adulta, saremo insieme a quella persona nel Giorno del Giudizio”, spiega il dottor Unsal.

“Quando le donne vennero da lui e dissero che egli insegnava costantemente agli uomini nella moschea e trasmetteva il messaggio di Allah, ma che le donne ne erano prive, egli dedicò loro del tempo e diede loro una sorta di educazione.”

Hz. Aisha, la moglie di Maometto, divenne una delle studiose più importanti della sua società grazie a ciò che imparò da lei. Tutti venivano a imparare da lui ciò che gli mancava. Nella storia dell’Islam, le donne hanno occupato un posto significativo nella vita scientifica e culturale. La prosecuzione del percorso educativo in una struttura non ufficiale nel mondo islamico e l’attaccamento al maestro piuttosto che alla scuola hanno reso più facile per le donne ricevere istruzione dagli studiosi della loro cerchia ristretta. Tra i maestri di Tâceddin es-Subki, uno dei grandi studiosi islamici, che ascoltavano e apprendevano gli hadith, sono menzionate 19 donne. Suyûtî imparò gli hadith da 33, İbn-i Hacer da 53 e İbn-i Asâkir da 80 donne”, ha detto il dottor Unsal.

Il 24 agosto scorso, i ministri degli Esteri del gruppo di Stati G-7 – un forum politico intergovernativo – hanno esortato i Talebani a ritirare i divieti sull’istruzione femminile, avvertendo che “la persecuzione di genere può costituire un crimine contro l’umanità che sarà perseguito”.

Diverse fonti mediatiche hanno riferito di forze talebane fuori dalle università di Kabul dopo il divieto, impedendo alle donne di entrare negli edifici, mentre agli uomini è stato permesso di entrare e portare a termine il loro lavoro.

Il ministro dell’Istruzione superiore, Nida Mohammad Nadim, ex governatore provinciale, capo della polizia e comandante militare, si oppone fermamente all’istruzione femminile, affermando che è contraria ai valori islamici e afghani.

“A mio parere, non ha nulla a che fare con l’Islam”, ha dichiarato il dottor Unsal. “Perché va totalmente contro le tradizioni pashtun. Secondo questa tradizione, una donna dovrebbe stare a casa, cucinare il suo cibo, dare alla luce un bambino e non uscire se non è necessario. Questo non ha nulla a che fare con l’Islam. Perché la moglie del Profeta, Hatice, era una grande donna d’affari. Le donne erano presenti in tutti gli ambiti della vita sociale. Al mercato, in moschea. Hz. Ömer nominò una donna di nome Şifa come ispettrice per supervisionare il bazar”.

Il Ministro Nadim ha inoltre dichiarato ai media che il divieto era necessario per diversi motivi: per evitare la mescolanza dei generi nelle università, perché le donne non rispettavano il codice di abbigliamento, perché le studentesse si recavano in altre province e vivevano senza le loro famiglie, e perché lo studio di specifiche materie violava i principi dell’Islam. Queste ragioni non sembrano convincenti per l’opinione pubblica mondiale.

Perché i Talebani limitano l’istruzione femminile? L’Islam non nega l’istruzione alle donne, perché i Talebani sì?

“A mio parere, le ragioni possono essere due”, spiega il dottor Unsal. “In primo luogo, non hanno esperienza di Stato. Non riescono a leggere correttamente le dinamiche della società. Hanno ancora una mentalità tribale. Questo li porta a fare cose molto sbagliate. Non riescono ad abbracciare tutti i segmenti della società.

Il secondo è una sorta di cambiamento di prospettiva o una forma di ignoranza. I talebani interpretano l’Islam in linea con la loro cultura tribale. Sfortunatamente, questo è contrario all’universalità dell’Islam e lontano dal rispondere alle esigenze dei tempi moderni. Pertanto, agiscono con un’interpretazione radicale e marginale”.

In tutto il Paese, i Talebani hanno vietato alle ragazze di andare a scuola oltre il sesto grado, hanno impedito alle donne di lavorare e hanno ordinato loro di indossare il burqa o di coprirsi da capo a piedi in pubblico. Le donne sono state bandite anche da parchi e palestre.

“Molte ragazze sono traumatizzate quando vengono trattenute in custodia dalla polizia. Alcune famiglie, nei notiziari, raccontano che la loro figlia piange continuamente e non può essere confortata. I giovani e le famiglie sono preoccupati per il loro futuro”, ha dichiarato il dottor Unsal.

“Le nostre sorelle e i nostri uomini hanno gli stessi diritti; saranno in grado di beneficiare dei loro diritti… naturalmente, all’interno del contesto in cui viviamo “, ha dichiarato il portavoce dei Talebani Zabihullah Mujahid.

Nonostante le promesse iniziali di una Sharia più moderata e del rispetto dei diritti delle donne, i Talebani hanno implementato la loro interpretazione della legge islamica/Sharia da quando hanno ripreso il potere nell’agosto 2021 e continuano a emergere prove che dimostrano che i Talebani stiano violando i diritti delle donne.

Come può la comunità internazionale aiutare le donne Afghane?

“L’UE dovrebbe smettere di finanziare le attività dei Talebani. I figli delle famiglie talebane dovrebbero essere rimandati in Afghanistan per studiare lì, non all’estero”, ha detto Jalal.

“I donatori internazionali dovrebbero individuare ed esercitare l’influenza che hanno sui Talebani, attraverso sanzioni diplomatiche ed economiche, aiuti, pressioni politiche e altri mezzi. Dovrebbero usarla per fare pressione per ottenere impegni concreti sui diritti delle donne che siano significativi per queste ultime e misurabili attraverso il monitoraggio”, ha detto Jalal.

Secondo il dottor Unsal, le sanzioni dei donatori internazionali potrebbero non funzionare. I Talebani hanno un carattere forte e robusto. La cosa giusta sarebbe che le società musulmane, come l’organizzazione della Conferenza islamica o l’Organizzazione della cooperazione islamica o le comunità di studiosi islamici facessero qualcosa in collaborazione con le organizzazioni per i diritti umani, per ottenere risultati più rapidi.

“I Talebani sono infastiditi dalle critiche del mondo sulle loro decisioni per la società e dalla richiesta di correggere i loro errori. Dicono: “Non interferite nei nostri affari interni”.

Alcune università o organizzazioni internazionali possono offrire opportunità di formazione e fornire lezioni, corsi e diplomi gratuiti.

Un’altra cosa è che alcuni Paesi, non appartenenti  al mondo occidentale ma a quello islamico, con cui i Talebani possono cooperare, potrebbero contribuire ad allentare questa tensione attraverso i loro studiosi”, ha suggerito il dottor Unsal.

“Le donne in Afghanistan sono stanche di parlare e condividere le loro storie con la stampa e le organizzazioni straniere. Hanno la sensazione che nessuno le aiuterà o non potrà aiutarle”, ha detto Jalal.

L’istruzione è un diritto umano riconosciuto a livello internazionale, essenziale per la crescita economica e la stabilità dell’Afghanistan. I Talebani sono obbligati dal diritto internazionale e dalla Dichiarazione universale dei diritti umani a rispettare pienamente i diritti delle donne. L’Afghanistan ha ratificato la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW) nel 2003.

I Talebani ereditano gli obblighi assunti dall’Afghanistan ai sensi di tale Convenzione, tra cui quello di “perseguire con tutti i mezzi appropriati e senza indugio una politica di eliminazione della discriminazione nei confronti delle donne”.

Le donne hanno ora bisogno di un tutore maschile per viaggiare per più di 48 miglia o per intraprendere attività di base come entrare negli edifici governativi, vedere un medico o prendere un taxi. Sono bandite da quasi tutti i lavori, tranne le professioni mediche e, fino a Mercoledì, l’insegnamento. Le donne non possono più visitare i parchi pubblici.

Il divieto di istruzione imposto dai Talebani alle donne e alle ragazze ha condannato definitivamente le donne afghane a un futuro buio e privo di opportunità.

“Metà della società è costituita da uomini e l’altra metà da donne. Pertanto, le ragazze hanno lo stesso diritto all’istruzione dei ragazzi. Ci sono ruoli vitali che le donne possono svolgere in tutti i settori della vita. In alcuni ambiti, possono svolgere un lavoro migliore di quello degli uomini”. Questa decisione del Ministero dell’Educazione nazionale afghano è una violazione dei diritti umani e una disgrazia per l’Afghanistan”, ha dichiarato il dottor Unsal.

 

*La Dichiarazione universale dei diritti umani (UDHR) è un documento fondamentale nella storia dei diritti umani. Redatta da rappresentanti di diversa estrazione giuridica e culturale provenienti da tutte le regioni del mondo, la Dichiarazione è stata proclamata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre 1948 (risoluzione 217 A dell’Assemblea Generale) come criterio comune di realizzazione per tutti i popoli e tutte le nazioni. Essa stabilisce, per la prima volta, i diritti umani fondamentali da tutelare universalmente ed è stata tradotta in oltre 500 lingue. È ampiamente riconosciuto che la UDHR abbia ispirato e spianato la strada all’adozione di oltre settanta trattati sui diritti umani, oggi applicati in modo permanente a livello globale e regionale (tutti contengono riferimenti a essa nei loro preamboli).

 

https://en.wikipedia.org/wiki/War_in_Afghanistan_(2001–2021)

https://www.pbs.org/newshour/world/talibans-higher-education-minister-defends-ban-on-women-from-universities

https://www.ohchr.org/en/countries/afghanistan

https://www.pbs.org/newshour/world/afghan-women-weep-over-university-ban-as-taliban-begin-enforcement

https://www.bbc.com/news/world-south-asia-11451718

https://www.theguardian.com/global-development/2022/mar/10/robbed-of-hope-afghan-girls-denied-an-education-struggle-with-depression

https://amp.cnn.com/cnn/2021/12/03/asia/afghanistan-taliban-decree-womens-rights-intl/index.html

https://edition.cnn.com/2022/12/20/asia/taliban-bans-women-university-education-intl/index.html

https://www.right-to-education.org/page/campaign

https://www.unesco.org/en/education/right-education/campaign

https://www.hrw.org/news/2021/09/02/how-international-community-can-protect-afghan-women-and-girls