Nuriye Gülmen: una lotta di sei anni contro abusi sistematici

Nuriye Gulmen

Quasi sei anni fa, la Turchia è stata scossa dal presunto tentativo di colpo di stato del 15 luglio 2016. Il giorno dopo il tentativo di colpo di stato, il governo turco ha rapidamente stabilito lo stato di emergenza e approvato i decreti esecutivi di emergenza n. 667-676, i quali, principalmente, censurano la stampa ed i giornalisti,[i] successivamente la loro portata è stata estesa fino a censurare migliaia di dipendenti pubblici, agenti di polizia, personale delle forze armate, docenti universitari e personale nominate negli allegati del decreto 679 del 6 gennaio 2017.[ii] Ciò ha portato a un totale di oltre 150.000 persone che hanno perso il lavoro, l’accesso ai servizi sociali, la loro completa libertà di movimento, le loro vite sono offuscate dall’accusa del governo di essere legate al colpo di stato presumibilmente causato da Fetullah Gulen, uno studioso religioso turco che vive in autoesilio negli Usa dal 1999 e che ha ostinatamente smentito l’accusa proveniente da Ankara.[iii]

Una delle persone colpite in seguito a questi eventi è Nuriye Gülmen, ex professoressa turca di letteratura comparata all’Università di Selçuk (nel 2012). Nel 2015, prima del tentativo di colpo di stato, è stata nominata assistente di ricerca all’Università Eskişehir Osmangazi.[iv] Gülmen non è solo un’accademica, ma ha alle spalle anche una storia di attivismo e battaglie legali contro l’abuso delle istituzioni in Turchia. A causa di una causa politica, dopo la sua nomina all’Università Eskişehir, è stata detenuta per 109 giorni, ritardando i suoi studi e reintegrazione a Eskişehir.[v] Il giorno in cui ha ripreso la sua posizione di ricercatrice coincide con il giorno del tentativo di colpo di stato, portando alla sua sospensione da Eskişehir il giorno successivo. Ciò è dovuto dai nuovi decreti che accusano lei ed altre migliaia di persone, di essere membri della FETO, la cosiddetta organizzazione di sostenitori dell’esiliato Gulen; Erdogan ed il suo governo hanno la FETO di essere un’organizzazione terroristica. Ciò ha innescato la fase successiva della sua storia di attivista. Dal 9 novembre 2016, ha protestato contro la sua sospensione, l’eventuale licenziamento e aveva chiesto con insistenza di riavere il suo lavoro a Eskişehir, ogni giorno davanti al Monumento ai diritti umani situato in via Yüksel, Ankara, dove ha sede il Consiglio per l’educazione superiore che deve rispondere alle sue richieste.[vi] Gülmen spiega che questa è una “tradizione rivoluzionaria” volta a catturare l’attenzione e ottenere ciò che si desidera, in questo caso si richiede: la fine dello stato di emergenza,di consentire ai lavoratori pubblici democratici rivoluzionari che sono stati sospesi e licenziati di tornare al loro lavoro, di fornire garanzie ai 13.000 assistenti di ricerca OYP e di maggiore sicurezza del lavoro per tutti i lavoratori dell’istruzione e della scienza.[vii] Gülmen ha iniziato la sua protesta in gran parte da sola, venendo arrestata per un totale di 26 volte, il che può essere attribuito alla crescente attenzione nei suoi confronti da parte di spettatori stranieri e nazionali che hanno osservato le sue azioni, letto la sua esperienza sul suo blog WordPress online; inoltre, Gülmen è stata nominata dalla CNN come una delle otto donne eccezionali del 2016 al suo 50° giorno di protesta.[viii]

Questa attenzione è aumentata notevolmente dopo il decreto del 6 gennaio 2017, causa del licenziamento di Gülmen da Eskişehir, dopo il quale lei ha cambiato strategia ed ha iniziato uno sciopero della fame il 9 marzo 2017. Gülmen, in custodia di polizia insieme all’insegnante delle elementari Semih Özakça, ha vissuto il contraccolpo dei decreti di emergenza.[ix] La logica alla base dello sciopero della fame è che le proteste verbali, pur essendo di norma nel toolkit degli attivisti, il più delle volte non attirano sufficiente attenzione da parte delle autorità, contrariamente uno sciopero della fame è un’azione forte che sottopone coloro coinvolti a gravi problemi di salute; Gülmen spiega come questa azione sia “necessaria per portare la resistenza al livello successivo” e per “porre loro davvero sotto pressione affinché agiscano”.[x] In reazione allo sciopero della fame, il 2 maggio 2017 è stata presentata un’accusa al 19° tribunale penale di Ankara accusando sia Gülmen che Özakça di essere membri ed essere coinvolti nelle attività illecite del Fronte del Partito Rivoluzionario di Liberazione del Popolo (DHKP-C), che a sua volta, il 23 maggio 2017, ha portato alla loro detenzione nella prigione di Sincan ad Ankara.[xi] La corte ha ritenuto i due colpevoli perché “se non venissero rimesse in custodia, danneggerebbero il corso della giustizia“, ​​un’affermazione contraddittoria alla mancanza di prove e al fatto che entrambi gli insegnanti rimangono fermi nel negare qualsiasi coinvolgimento con DHKP-C al punto che il loro avvocato ha persino reso pubblici i loro precedenti penali come prova dell’assenza di alcun coinvolgimento con DHKP-C. Inoltre, gli sforzi del ministro dell’interno, Suleyman Soylu, e del suo centro di studi e ricerche per cercare di consolidare le accuse sono stati contrastati.[xii]

Si temeva che entrambe gli insegnanti avrebbero dovuto affrontare ulteriori violazioni dei diritti umani, dal momento che le guardie carcerarie e i medici sono legalmente autorizzati a intervenire e porre fine a uno sciopero della fame senza il consenso delle insegnanti. I medici possono anche intervenire quando i soggetti sono in stato di incoscienza, come previsto dall’articolo 82 della legge sull’esecuzione della sentenza n. 5275. Ciò, di conseguenza, violerebbe la libertà di espressione e rischia di comportare trattamenti o punizioni crudeli, disumani o degradanti.[xiii] Durante una visita del presidente dell’Ordine degli avvocati di Ankara, Hakan Canduran, e di alcuni suoi colleghi, Gülmen ha condiviso la terribile situazione in cui si sono trovati lei e Özakça, dicendo a Canduran che vede che “la giustizia sta svanendo proprio come [i suoi] muscoli” mentre non era in grado di tenere il collo dritto senza assistenza, muovere le braccia o tenere una penna. A sua volta, Canduran ha invitato il governo a porre fine allo sciopero della fame attraverso la riconciliazione sociale e negoziare con coloro che sono stati ingiustamente colpiti dai decreti di emergenza.[xiv] Per tutta la metà del 2017, i due hanno presentato istanza alla Corte costituzionale e anche alla Corte europea dei diritti dell’uomo per porre fine alla loro detenzione, sulla base del fatto che il loro sciopero della fame aveva già posto evidenti rischi per la salute, ma entrambi i tribunali hanno respinto la loro domanda perché questi rischi non metteva loro in pericolo di vita e misure mediche adeguate erano in atto per assisterli se ciò fosse diventato il caso.[xv]

Col tempo la salute di Gülmen ha raggiunto condizioni veramente rischiose; perciò, il 26 settembre 2017 è stata trasferita in una cella all’ospedale di Numune. È stata poi rilasciata dalla sua detenzione il 1° dicembre, quando il 19° tribunale penale l’ha condannata a 6 anni e 3 mesi di reclusione, consentendo tuttavia il suo rilascio sotto controllo giudiziario.[xvi] Nonostante il loro rilascio, Gülmen e Özakça hanno continuato la loro protesta davanti al Monumento ai diritti umani, ma alla fine hanno dovuto interrompere lo sciopero della fame il 26 gennaio 2018, a seguito del rifiuto di una commissione governativa col compito di esaminare i loro casi. Anziché affidarsi alle azioni del governo, i due insegnanti hanno deciso di portare avanti il loro caso in maniera indipendente attraverso il sistema giudiziario domestico, sottolineando che la loro resistenza non era finita e sarebbe continuata.[xvii] Dopo 324 giorni di sciopero della fame, Gülmen aveva perso una quantità significativa del suo peso originale, scendendo da 59 chili a 33,8; a dimostrazione della serietà dei suoi sforzi per mantenere il suo lavoro e ottenere il rispetto dei suoi diritti.[xviii]

La prossima volta che Gülmen si è ritrovata sotto i riflettori è stata quando è stata nuovamente arrestata l’11 agosto 2020, era stata precedentemente detenuta durante un raid della polizia all’Idil Culture Center di Istanbul il 5 agosto, un centro gestito dal gruppo locale di sinistra Grup Yurum. Le ragioni dell’arrsto restano inspiegabili.[xix] Nello stesso anno, Gülmen e altri suoi colleghi sono stati espulsi dall’Unione dei lavoratori dell’istruzione e della scienza (Eğitim-Sen) a causa della loro immagine di “Resistenza Yüksel” o combattenti della resistenza agli occhi del pubblico.[xx] L’ultimo sviluppo risale al 4 novembre 2021, quando la coppia di insegnati aveva presentato istanza alla Corte costituzionale che in seguito ha respinto le loro affermazioni secondo le quali l’atto d’accusa del 2 maggio 2017 utilizzava le stesse prove di una precedente indagine del 14 marzo 2017, che ha portato al loro arresto, ma tale atto di accusa è stato successivamente respinto e loro rilasciate sotto controllo giudiziario. Ciò indica che l’atto d’accusa e la detenzione del 2 maggio 2017 e del 23 maggio 2017 hanno violato i loro diritti alla libertà e alla sicurezza, affermando inoltre che le autorità giudiziarie che hanno deciso il caso non erano né imparziali né indipendenti.[xxi] La Corte ha respinto il loro caso perché le affermazioni di Gülmen e Özakça mancavano di prove concrete, l’affermazione che i loro diritti erano stati violati era inaccettabile  e non avevano esaurito tutti i mezzi interni prima di presentare le loro domande.[xxii]

Ciò che è del tutto evidente dall’audace attivismo di Nuriye Gülmen è che dal 2016 il governo turco ha preso di mira ingiustamente centinaia di migliaia di individui sulla base di argomenti non validi. Dimostra inoltre che coloro che essendo stati più colpiti, decidono di opporsi alle azioni del governo subiranno una significativa repressione attraverso la detenzione e l’intimidazione legale. Broken Chalk invita il governo turco e le autorità competenti a riconsiderare seriamente le sue azioni che hanno lasciato migliaia di persone senza la sicurezza del lavoro o la possibilità di lasciare il paese e trovare lavoro all’estero. Broken Chalk chiede in particolare la riassunzione di Nuriye Gülmen e Semih Özakça, nelle rispettive posizioni lavorative nel campo dell’istruzione, la cui rimozione ha sicuramente ridotto l’accesso e la qualità dell’istruzione in Turchia.

 

Scritto da Karl Baldacchino

A cura di Erika Grimes

Tradotto da Francisca Orrego Galarce da Nuriye Gülmen: A Six-Year Struggle Against Systematic Abuses

 

Sources:

[i] Grabenwarter, C. et al. (2017) ‘Draft Opinion on the Measures Provided in the Recent Emergency Decree Laws with Respect to Freedom of the Media’. European Commission for Democracy Through Law (Venice Commission). Available online from: https://www.venice.coe.int/webforms/documents/default.aspx?pdffile=CDL(2017)006-e [Accessed on 08/03/2022], pp. 3-4.

[ii] Decree-Law No. 679 (6th January 2017) ‘Measures Regarding Public Personnel’. Available online from: https://insanhaklarimerkezi.bilgi.edu.tr/media/uploads/2017/02/09/KHK_679_ENG.pdf [Accessed 08/03/2022], p. 1.

[iii] Jones, T. (2018) ‘Two Turkish Teachers End Almost 11-Month Hunger Strike’.  DW. Available online from: https://www.dw.com/en/two-turkish-teachers-end-almost-11-month-hunger-strike/a-42318478 [Accessed 08/03/2022]; Işık, A. (2017) ‘In Turkey, Hope for ‘Justice is Fading Away Just like my Muscles’’. DW. Available online from: https://www.dw.com/en/in-turkey-hope-for-justice-is-fading-away-just-like-my-muscles/a-39482207 [Accessed 08/03/2022].

[iv] Halavut, H. (2017) ‘Interview with Nuriye Gülmen: ‘I Have More Hope Today Than I Did on the First Day’’.  5 Harliler. Available online from: https://www.5harfliler.com/interview-with-nuriye-gulmen/ [Accessed on 08/03/2022].

[v] Ibid.

[vi] Ibid.

[vii] Ibid.; see also Gülmen, N. (2016) ‘DİRENİŞİN TALEPLERi’. Available online from: https://nuriyegulmendireniyor.wordpress.com/2016/11/08/basin-aciklamasina-cagri/ [Accessed on 08/03/2022]; see also Wikipedia (2022) ‘Nuriye Gülmen’. Available online from: https://en.wikipedia.org/wiki/Nuriye_G%C3%BClmen#cite_note-18 [Accessed 08/03/2022].

[viii] Ibid.

[ix] Ibid.; see also Amnesty International (2017) ‘Urgent Action: Fear for Hunger Strikers’ Wellbeing’. Available online from: https://www.amnesty.org/en/wp-content/uploads/2021/05/EUR4463402017ENGLISH.pdf [Accessed on 08/03/2022].

[x] Ibid.

[xi] ‘Urgent Action: Fear for Strikers’ Wellbeing’.

[xii] Cumhuriyet (2017) ‘Criminal Record of Gülmen and Özakça, Declared ‘Terrorists’ by Minister Soylu’. Available online from: https://www.cumhuriyet.com.tr/haber/bakan-soylunun-terorist-ilan-ettigi-gulmen-ve-ozakcanin-adli-sicil-kaydi-748105 [Accessed on 08/03/2022]; see also NTV (2017) ‘Statements by Minister Soylu about Semih Özakça and Nuriye Gülmen’. Available online from: https://www.ntv.com.tr/turkiye/bakan-soyludan-aclik-grevi-yapan-nuriye-gulmenle-ilgili-aciklamalar,Jg2i0I634EyPWqK_cXdIbg [Accessed on 08/03/2022]; see also Milliyet (2017) ‘The Unending Scenario of a Terrorist Organisation: “The Truth of Nuriye Gülmen and Semih Özakça”’. Available online from: https://web.archive.org/web/20170813220846/http://www.milliyet.com.tr/bir-teror-orgutunun-bitmeyen-senaryosu-ankara-yerelhaber-2179760/ [Accessed on 08/03/2022].

[xiii] ‘Urgent Action: Fear for Strikers’ Wellbeing’; see also ‘In Turkey, Hope for ‘Justice is Fading Away Just like My Muscles’.

[xiv] ‘In Turkey, Hope for ‘Justice is Fading Away Just like My Muscles’.

[xv] Armutcu, O. (2017) ‘The Constitutional Court Rejected the Appeal Against the Detention of Nuriye Gülmen and Semih Özakça’ Hurriyet. Available online from: https://www.hurriyet.com.tr/gundem/anayasa-mahkemesi-nuriye-gulmen-ve-semih-ozakcanin-tutukluluguna-yapilan-itirazi-reddetti-40503721 [Accessed on 08/03/2022]; see also Cakir, A. (2017) ‘ECHR Rejects Semih Özakça and Nuriye Gülmen’s Application’. Voice of America. Available online from: https://www.amerikaninsesi.com/a/aihm-semih-ozakca-ve-nuriye-gulmen-in-basvurusunu-reddetti/3969669.html [Accessed on 08/03/2022].

[xvi] Bianet (2017) ‘Nuriye Gülmen Released’. Available online from: https://bianet.org/english/human-rights/192100-nuriye-gulmen-released [Accessed on 08/03/2022].

[xvii] ‘Two Turkish Teachers End Almost 11-Month Hunger Strike’.

[xviii] Ibid.

[xix] Duvar English (2020) ‘Dismissed Turkish Academic, Known for Hunger Strike, Arrested Again’. Available online from: https://www.duvarenglish.com/human-rights/2020/08/11/dismissed-turkish-academic-known-for-hunger-strike-arrested-again [Accessed on 08/03/2022].

[xx] Yeni Bir Mecra (2020) ‘Critical Decisions in Eğitim-Sen: Nuriye Gülmen was Expelled’. Available online from: https://yeni1mecra.com/egitim-sende-kritik-kararlar-nuriye-gulmen-ihrac-edildi/ [Accessed on 08/03/2022].

[xi] Duvar English (2021) ‘Turkey’s Top Court Rules Dismissed Educators’ Rights Not Violated’. Available online from: https://www.duvarenglish.com/turkeys-top-court-rules-rights-of-dismissed-educators-nuriye-gulmen-and-semih-ozakca-not-violated-news-59436 [Accessed on 08/03/2022].

[xii] Ibid.

Decisione dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) a seguito del fallito colpo di stato del 2016 in Turchia

Il 15 luglio 2016 ha avuto luogo in Turchia un fallito colpo di stato contro il presidente Tayyip Erdogan e le istituzioni statali. La disintegrazione del governo democratico, la minaccia ai diritti umani e il secolarismo furono tra le principali ragioni per il colpo di stato. Il tentativo di colpo di stato è stato compiuto da una piccola sezione delle forze armate turche, che si definivano il “Consiglio per la pace in patria”. Il governo turco ha collegato i golpisti al movimento Gülen, considerato un’organizzazione terroristica contro il governo turco. Fethullah Gülen, uno studioso islamico turco, predicatore e precedentemente leader ideologico – il quale attualmente risiede in Pennsylvania dopo un esilio autoimposto – è il leader del movimento Gülen. Gülen ha negato qualsiasi collegamento con il tentato colpo di stato. Dopo l’evento ci sono stati arresti di massa.

 

Un gruppo di lavoratori del governo noto come “Yuksel Direniscileri” chiede al governo turco di riavere il proprio lavoro. da: https://gercekhaberajansi.org/fotograglarla-yuksel-direnisi/

Almeno 20.000 cittadini turchi sono stati detenuti a causa di presunti legami con il movimento Gülen. I funzionari turchi vogliono il rimpatrio di Gülen; tuttavia, il Dipartimento di Giustizia e il Dipartimento di Stato hanno ritenuto incoerenti e non credibili le prove presentate dalle loro controparti turche. I detenuti includono 5.000 membri del settore educativo e 21.000 insegnanti le cui licenze sono state revocate e i loro numeri identificativi nazionali sono stati aggiunti al database turco per limitarne la futura occupazione. Tuttavia, le prove per supportare la supposta lealtà di 20.000 cittadini a Gülen sono deboli. Inoltre, teorie suggeriscono che il colpo di stato sia stato inscenato. Dopo la prima settimana dal colpo di stato, migliaia di dipendenti pubblici e soldati sono stati rimossi. Tuttavia, “l’elenco dei presunti complottisti è così vasto che è stato impossibile comporlo nelle ore successive al colpo di stato”[1]. Individui morti settimane e mesi prima del colpo di stato facevano anch’essi parte di questa lista. I sospetti sulla qualità e l’onestà dell’indagine sono cresciuti. Gli Stati Uniti, l’intelligence tedesca e il governo britannico hanno dubitato della narrativa ufficiale turca.

 

Secondo il governo turco, oltre 135.000 dipendenti pubblici, tra cui circa 4.000 insegnanti, sono stati licenziati o sospesi da quando il governo ha fatto ricorso alla repressione dopo il fallito colpo di stato di luglio. Nessuna fonte di reddito e l’accusa di collegamento con un’organizzazione terroristica non solo comportano perdite finanziarie, ma rappresentano una minaccia di ostracismo dalla società turca. L’organizzazione internazionale del lavoro ha denunciato la detenzione di queste persone e ha affermato che ciò che è avvenuto è senza alcun controllo da parte degli organi giudiziari, senza adeguate indagini e non rispetta il “principio della presunzione di innocenza e dei diritti” sancito dalle Convenzioni dell’OIL  [2].

Il governo turco afferma che lo scioglimento della Confederazione Unita dei Lavoratori Attivi (Aksiyon-Is) e del suo sindacato associato è dovuto al loro legame con la cosiddetta Organizzazione Terroristica di Fethullah (FETÖ/PDY), che il governo turco sostiene sia responsabile per il tentato colpo di stato. Il governo sostiene che nessuna domanda sia stata presentata alla Commissione d’inchiesta da Aksiyon-Is e dai suoi sindacati affiliati, quindi non utilizzando tutti i canali e rimedi nazionali disponibili.

 

Tuttavia, i risultati della commissione dell’OIL rilevano che la decisione e il potere di dichiarare lo stato di emergenza per lo scioglimento di questi sindacati è stato concesso al Consiglio dei ministri quando il potere decisionale dovrebbe spettare al parlamento. Tale autorizzazione ha consentito all’organo esecutivo di emanare decreti con forza di legge in sostituzione delle ordinarie procedure legislative del parlamento. Pertanto, tutti i canali nazionali per chiedere ammende legali sono ora scaduti.

 

L’OIL ha affermato che le persone che hanno aderito a sindacati associati a FETÖ/PDY lo hanno fatto in maniera del tutto lecita ai sensi dell’articolo 2 della Convenzione n. 87. OIL ha, inoltre, affermato che questi sindacati erano stati costituiti e operavano legalmente fino alla dichiarazione dello stato di emergenza. Pertanto, è illegale punire i lavoratori per la semplice appartenenza a un sindacato senza prove di coinvolgimento, senza un’azione specifica o addirittura senza la consapevolezza di poter avere possibili affiliazioni con un’organizzazione terroristica. Aksiyon-Is sostiene che tutti questi licenziamenti sono avvenuti prima di qualsiasi indagine e in assenza di un equo processo. Aksiyon-Is sostiene inoltre che nessuno dei detenuti sia stato autorizzato a contestare la decisione del loro licenziamento a un organismo neutrale, il che viola l’articolo 8 della Convenzione.

Il comitato esecutivo dell’Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (OIL) del 24 marzo 2021, numerato GB.341/INS/13/5/, conclude che i licenziamenti effettuati con i decreti statutari e la chiusura degli istituti in Turchia sono contrari alle convenzioni internazionali n. 158 e 87 e quindi illegittimi.

 

Al governo dell’AKP di Erdogan viene chiesto di rettificare questa illegittimità. Nonostante siano trascorsi più di dieci mesi dalla decisione, il governo dell’AKP non ne ha soddisfatto i requisiti, né ha mostrato alcun interesse a farlo. L’OIL deve mantenere la sua decisione e fare pressione sul governo dell’AKP, considerando l’improbabilità di questo di attuare la decisione autonomamente se lasciato senza supervisione.

 

L’adempimento della decisione presa dal Comitato Esecutivo dell’OIL è obbligatorio sia in termini di diritto internazionale che di diritto turco.

La seguente petizione fornisce una linea di condotta approfondita per rettificare questa ingiustizia. La petizione chiede all’OIL di confermare la sua decisione e di agire a favore dell’attuazione della decisione del Consiglio di amministrazione: Che il governo dell’AKP attui la decisione dell’OIL

Per favore prendetevi un momento per leggere la petizione e fornire il vostro supporto. Firmando, potete contribuire all’azione dei funzionari dell’OIL e spronare il governo dell’AKP a compiere il suo dovere.

 

Scritto da Mahnoor Tariq

A cura di Olga Ruiz Pilato

Tradotto da Francisca Orrego Galarce da The decision of the International Labor Organization (OIL) following the failed 2016 coup in Turkey

 

Riferimenti:

Michael Rubin, (2017), ‘Did Erdogan stage the coup?’,  AEIdeas
David Lepeska, (2020), The ‘gift from god’ that crushed Turkish democracy, Retrieved from http://ahval.co/en-84353

ILO https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—ed_norm/—relconf/documents/meetingdocument/wcms_775695.pdf
Human Rights Watch, https://www.hrw.org/news/2016/07/18/turkey-protect-rights-law-after-coup-attempt

 

[1] (Rubin, 2017)

[2] https://www.ilo.org/wcmsp5/groups/public/—ed_norm/—relconf/documents/meetingdocument/wcms_775695.pdf

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, visita l’Albania. Fratellanza o strumento strategico?

Il 17 gennaio 2022, il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan ha visitato l’Albania con un programma che prevedeva l’inaugurazione di opere di infrastruttura, in particolare il complesso di appartamenti realizzato a Lac con i fondi del governo turco, per ospitare le famiglie colpite dal terremoto del 2019 che ha colpito l’Albania, provocando 51 morti, oltre 1000 feriti e altri 17.000 sfollati. I lavori finanziati dalla Turchia includevano il restauro di due scuole e una piazza che, in segno di gratitudine, è stata chiamata “Recep Tayyip Erdogan”. Il titolo di “Cittadino Onorario” è stato assegnato al Presidente della Turchia.

Inoltre, il Presidente turco ha inaugurato la Moschea Ethem Bey nel centro di Tirana, un prezioso e unico monumento dell’era ottomana in Albania che è stato restaurato da TIKA (Agenzia turca di cooperazione e coordinamento).

Il piano prevedeva il rafforzamento dei legami bilaterali, che si è concluso con la firma di sette accordi di cooperazione. Durante l’incontro, il presidente turco Erdogan e il primo ministro Edi Rama hanno elogiato la stretta collaborazione tra i due paesi, soprattutto in economia, cultura, forze dell’ordine, ecc. Secondo l’ultimo rapporto sul commercio estero in Albania, la Turchia è al secondo posto dopo l’Italia in termini di valore degli scambi, facendo così della Turchia un importante partner strategico.

Vale la pena notare che l’incontro è stato discusso in termini di “fratellanza tra i paesi”. “Quello che voglio sottolineare è il principio per cui la fratellanza non è venire quando è chiamata, ma venire quando il fratello ne ha bisogno. Pertanto, continueremo a sostenervi“, ha affermato il presidente Erdogan.

 

Ma questa fratellanza è incondizionata?

Guardando al proseguimento dell’incontro e alle parole dello stesso Presidente: “Danneggia profondamente la nostra nazione che FETO possa ancora operare in… Albania. Nel prossimo periodo, la nostra più sincera aspettativa è che più concrete, persistenti e rapide misure vengano prese contro le strutture FETO in Albania“. Possiamo dire che la fratellanza arriva con una richiesta, se non con una condizione.

“FETO” è la cosiddetta organizzazione di sostenitori del predicatore turco in esilio Fethullah Gülen, accusata da Erdogan e il suo governo di essere un’organizzazione terroristica oltre ad aver orchestrato il fallito golpe del 2016, portando alla morte di oltre 270 persone. “Il fatto che FETO possa ancora trovare aree di attività nell’amica e sorella Albania ferisce la nostra nazione, la quale ha subito il martirio dei suoi figli”, dice Erdogan.  

I primi investimenti di Gülen sono iniziati in Albania nel 1992 con l’apertura del college maschile Mehmet Akif, che ora controlla le scuole tradizionali islamiche in Albania, conosciute come madrase e college turchi, oltre ad operare in diverse altre organizzazioni.

taken from: https://www.facebook.com/MACGraduates

L’organizzazione ha un impatto significativo nei Balcani. Secondo i dati pubblicati dall’agenzia di stampa turca Anadolu, l’organizzazione opera in circa 40 scuole, di cui 15 in Bosnia ed Erzegovina, 12 in Albania, 7 in Macedonia, 5 in Kosovo ed una in Serbia.

La pressione del governo turco sui paesi balcanici a questo proposito è iniziata nel 2016. Il governo ha impedito alle scuole di proprietà turca di usare la bandiera turca e altri simboli. Da allora, l’Albania si è ufficialmente rifiutata di collaborare con le autorità turche per consegnare loro dei membri del movimento Gülen.

Inoltre, dal 2016, l’Albania non ha consentito l’assunzione di direzione delle istituzioni educative affiliate a Gülen da parte della Fondazione Maarif, gestita dallo stato turco, ma il governo albanese ha concesso alla Fondazione Maarif il permesso di aprire le proprie scuole.

 

A proposito della condizione fissata il 17 gennaio, il capo del governo albanese ha affermato che l’Albania non deve nulla a Erdogan o alla Turchia, così come né la Turchia né Erdogan devono nulla all’Albania. “Non ci sono debiti tra amici e fratelli“, ha detto Rama, rispondendo così, di nuovo, negativamente alla richiesta di Erdogan di agire contro il Movimento Gülen.

Questo incontro è stato ampiamente discusso nei media locali e internazionali. La stampa locale ha commentato che la conferenza ha coinciso con il 554° anniversario della morte dell’eroe nazionale, Gjergj Kastrioti (Skanderbeg), il simbolo della resistenza albanese contro l’occupazione dell’Impero Ottomano dei territori albanesi e oltre, di tutti i Balcani. Attraverso un lungo articolo pubblicato sui social network, il primo ministro Edi Rama ha reagito elencando alcuni punti che, secondo lui, dimostrano che non c’è collegamento tra i due eventi.

Gli opinion leader e gli analisti politici in Albania hanno visto questo incontro non come una fratellanza ma come un “vassallaggio”. Secondo loro, la sua espressa fratellanza rende l’Albania meno orientata all’occidente, i cui valori l’Albania ha abbracciato. Questo è stato commentato anche dai media greci, precedentemente, il Penta Postagma ha interpretato che lo scopo di questa visita è quello di consentire ad Erdogan di riunificare la Grande Albania, che – secondo l’articolo – egli vede come provincia del Grande Impero (turco).

In conclusione, si può dire che il coinvolgimento della Turchia in Albania e nei Balcani, in generale, faccia parte di una strategia turca più ampia: cerca di migliorare la sua immagine di partner onesto attraverso l’aiuto economico e umanitario nei Balcani e di distogliere l’attenzione dall’UE. Come obiettivo di medio-lungo termine, la Turchia punta ad aumentare la sua influenza in Europa, rafforzando la sua presenza attraverso continui dibattiti con l’UE.

 

Scritto da Xhina Cekani

Tradotto da Francisca Orrego Galarce da President of Turkey, Recep Tayyip Erdogan, visits Albania: Brotherhood or Strategic Instrument?

 

Sources:

Turkish leader Erdogan visits Albania to boost ties – ABC News (go.com)

Turkey’s Erdogan in Albania to boost bilateral ties | The Independent

Erdogan Opens Apartment Complex in Albania for Quake Victims | Balkan Insight

What Did Erdoğan Do In Albania? — Greek City Times

Turkish President Recep Erdogan visits Albania | Foreign Brief

Vizita e Erdogan, Nesho: Rama sillet si vasal, Shq – Syri | Lajmi i fundit

Vizita e Erdogan në Shqipëri, si u komentua në mediat greke – Opinion.al

Turkish President Recep Erdogan visits Albania | Foreign Brief

Rama i përgjigjet ultimatumit të Erdoganit për sulm ndaj Lëvizjes Gulen – Gazeta Express

 

L’imprigionamento dell’innocente: Prof Laçiner

Chi è Sedat Laçiner?

Sedat Laçiner è un professore turco nato a Kirkale, in Turchia. Ha 49 anni ed è in carcere dall’estate del 2016. Il percorso formativo del professor Laçiner è iniziato in Turchia dove si è diplomato al liceo e ha completato la sua laurea ad Ankara. Ha iniziato il suo master in Scienze Politiche in Turchia ma dopo aver ricevuto una borsa di studio dal Ministero dell’Educazione Nazionale, ha terminato la sua laurea nel Regno Unito. Dopo aver completato il suo master nel 2001, ha conseguito il dottorato di ricerca. al King’s College University di Londra. Nel 1994 Sedat Laçiner è stato nominato corrispondente del Primo Ministro e, ad oggi, ha scritto numerosi articoli. È stato membro del Consiglio per l’istruzione superiore (YÖK), il Comitato nazionale delle relazioni turco-armene (TEİmK), ed è stato nominato direttore del Centro di studi strategici dell’Università Canakkale Onsekiz Mart nel 2003. Dal 2004 al 2010 ha presieduto l’Istituto Internazionale di Studi Strategici (USAK). Il 15 marzo 2011, Laçiner è stato nominato rettore della Canakkale Onsekiz Mart University (ÇOMU) all’età di 38 anni, il che lo ha reso il rettore più giovane della Turchia. Nel 2006 gli è stato conferito il premio “2006 Young Global Leader” ed è ancora la prima e unica persona in Turchia ad essere nominata per un titolo nel campo “intellectuals”. Il professor Laçiner è autore di 26 libri sia in turco che in inglese.

 

Il tentativo di colpo di stato in Turchia

Il presidente della Turchia, Recep Erdogan, ha uno stile di leadership controverso. È una forma dubbia di democrazia. Dopo aver ottenuto la presidenza, Erdogan ha preso controllo dei media, ha ritirato le accuse dei ministri del governo e le loro famiglie, precedentemente condannati, ed è stato coinvolto in un enorme scandalo di corruzione. Nel 2014, ha accusato Fetullah Gulen di organizzare una “struttura statale parallela”, atto volto all’eliminazione dei concorrenti. Le sue azioni hanno portato a una diffusa disapprovazione e alla spinta al cambiamento. Nel 2016 accadde l’inevitabile: ebbe luogo un colpo di stato. Tramite un emittente, una fazione dell’esercito ha annunciato di “aver preso il potere per proteggere la democrazia da Recep Erdogan”. Nonostante il suo fallimento e la rapida scomparsa, le fonti suggeriscono che ci siano stati oltre 1.400 feriti e alcuni morti. Le 7.000 persone arrestate includevano soldati di alto rango, giudici e insegnanti, tra gli altri. Secondo varie fonti, il colpo di stato non è riuscito perché non ha avuto il sostegno necessario da parte dei cittadini, che avevano bisogno di spingere il “cambiamento”. Quando Erdogan ha preso il controllo della situazione, ha immediatamente incolpato Fethullah Gulen, che era negli Stati Uniti. Il colpo di stato è anche visto principalmente come una scusa per l’attuale presidente della Turchia per consolidare il suo potere. Fethullah Gulen è libero, ma oltre 2.000 persone rimangono incarcerate.

Perché Sedat Laçiner è in prigione?

Nel 2018 Sedat Laçiner è stato condannato a 9 anni e 4 mesi di reclusione. Durante il processo, alcuni pubblici ministeri hanno chiesto l’ergastolo e sono sorte discussioni sul ripristino della pena di morte. In una delle lettere di Laçiner alla sua famiglia, l’ex rettore afferma: “Dopo otto mesi non ci sono ancora prove legali per l’accusa, ossia il tentativo di rimuovere il governo Erdogan. L’accusa accetta anche che io non abbia comportamenti o compia atti violenti o di forza“. Afferma inoltre di non aver avuto accesso a un avvocato e il suo fascicolo gli è stato tenuto lontano, il che equivale a una violazione del suo diritto a un processo equo e, in quanto tale, di uno dei suoi diritti umani fondamentali. L’ex rettore è stato accusato di far parte del movimento “Gülen” ed è stato tenuto in custodia senza prove sufficienti a dimostrare la sua responsabilità.

Secondo la famiglia di Laçiner, è stato accusato di reati di terrorismo in relazione alla FETÖ – l’organizzazione terroristica Fethullah Gülen – termine usato dal governo per riferirsi al movimento Gülen. FETÖ comprende seguaci del predicatore islamista moderato Fethullah Gülen e suo fratello, Vedat, anche lui accademico, ma non ha ricevuto dettagli su ciò che avrebbero dovuto fare per giustificare l’accusa. Entrambi sono detenuti nella prigione chiusa di Çanakkale E Type (Malley, 2017).

Le accuse includono che il movimento Gülen sia stato un “atto terroristico armato”, ma fino ad oggi non ci sono prove a sostegno di queste accuse. Nonostante le opinioni di Erdogan, il mondo sta prendendo una posizione a favore di coloro che soffrono a causa del suo regime dal pugno di ferro. Sfortunatamente, ci sono oltre 2.000 persone innocenti detenute arbitrariamente, un numero che illustra come la presunzione di innocenza non sia una preoccupazione del governo turco.

 

Scritto da Ivan Evstatiev

A cura di Olga Ruiz Pilato

Tradotto da Francisca Orrego Galarce da Imprisonment of the innocent: Prof Laçiner

 

Sources

Malley, B. M. (2017, April 6). Is imprisoned academic a victim of a mass witchhunt? University World News. Retrieved February 22, 2022, from https://www.universityworldnews.com/post.php?story=2016111800050457

TurkeyPurge. (2017, September 25). Turkish professor Sedat Laciner, under pre-trial detention for 26 months, gets 9 years in jail | Turkey Purge. Turkeypurge.Com. Retrieved February 22, 2022, from https://turkeypurge.com/turkish-professor-sedat-laciner-under-pre-trial-detention-for-26-months-gets-9-years-in-jail

www.sabah.com.tr. (2016, July 23). Eski rektör Sedat Laçiner tutuklandı. Sabah. Retrieved February 18, 2022, from https://www.sabah.com.tr/gundem/2016/07/23/eski-rektor-sedat-laciner-tutuklandi