Educational challenges in Italy – Italian Translation
“Coraggio… un piccolo soldato di un’armata immensa. I tuoi libri sono armi, la tua classe è il tuo plotone, il campo di battaglia è la terra intera, e la vittoria è la civilizzazione umana” (Libro Cuore).
Così è come De Amicis, l’autore di Cuore, uno dei più importanti manoscritti della letteratura italiana del diciannovesimo secolo, approccia il tema dell’educazione.
Rimuovendo il tono tipicamente patriottico del periodo post-unificazione, De Amicis scrive uno dei concetti più semplici ma al contempo fondamentale che sta alla bae del tema dell’educazione: la civilizzazione umana.
La cultura è uno degli elementi fondamentali dell’identità dell’uomo, motivo per cui l’educazione è riconosciuta come un diritto fondamentale che deve essere garantito a tutti gli individui in maniera universale e inequivocabile.
Il concetto è ancora pi rilevante una volta calato nella società contemporanea, la quale colloca il lavoro al centro del paradigma produzione-consumo. L’articolo 1 della Costituzione italiana afferma che l’Italia è una repubblica democratica, basata sul lavoro, motivo per cui, sebbene con le dovute riserve, è interessante riflettere sul postulato Marxista del lavoro non forzato come mezzo di liberazione.
Il lavoro libero dallo sfruttamento è “la vera libertà”: a prescindere dalla connotazione politica, un’interpretazione socio-economica di questa tesi evidenzia la rilevanza dell’educazione nel mondo contemporaneo (Marx, K., 2005). Se un’educazione solida, derivante da una prospettiva pragmatica, è preliminare all’ottenere un lavoro qualificato, si può dunque ritenere che essa formi le basi dell’indipendenza economica dell’individuo e perciò della sua libertà personale.
La storia dell’educazione in Italia
Da questo punto di vista, diventa più evidente quanto l’educazione costituisca il centro fondamentale attorno il quale la civilizzazione umana si è sviluppata per secoli.
Partendo dal cursus honorum dell’Antica Roma ai monasteri cristiani medievali, l’educazione è sempre stata considerata uno strumento di elevazione. L’Italia è stata la culla della cultura del Rinascimento e il luogo di nascita dei primi centri universitari e accademie scientifiche (Biagioli, M., 1989).
Fin dai primi giorni immediatamente successivi all’unificazione del Regno d’Italia, tra i vari obiettivi c’era il desiderio di unificare gli Italiani sotto una stessa lingua attraverso una campagna di alfabetizzazione. Nel 1877 iniziò un’estesa riforma scolastica introdotta dalla Legge Coppino, che stipulava che i due anni gratuiti di scuola elementare precedente introdotti dalla Legge Casati diventassero obbligatori. In aggiunta, vennero istituite scuole per educare i maestri, gli stipendi dei maestri vennero alzato del 10 percento e vennero costruite nuove scuole. La riforma Coppino rese le scuole secolari: il catechismo venne rimosso dal curriculum scolastico e sostituito da educazione civica.
Nonostante ciò, la legge aveva dei difetti: il costo delle scuole elementari era supportato dalle municipalità e quello delle scuole superiori dalle province.
Questo portò al primo tra i più grandi problemi legati al sistema educativo Italiano: la disuguaglianza tra nord e sud del paese dovuto alle diverse risorse economiche delle istituzioni (De Sanctis, F., & Cappelletti, 2020).
Alcuni decenni dopo, sovrapponendosi al problema territoriale, il divario sociale portò all’emergere di un altro problema fondamentale.
Sotto il regime fascista, il problema dell’accrescere del consenso fu cruciale: la propaganda e la repressione del dissenso furono due delle principali tattiche attraverso cui le masse furono nazionalizzate. Con questo in mente, fin dall’inizio il regime ha realizzato l’importanza dell’educazione e perciò ha iniziato un processo di fascistizzazione: la Riforma Gentile ridefinì la struttura del percorso educativo sul modello della gerarchia sociale fascista, dividendo i figli di operai, contadini e della classe dirigente in scuole diverse sulla base dell’appartenenza sociale.
Da qui proviene il sistema scolastico italiano corrente con il suo approccio, per certi aspetti, classista (Gabrielli, G., & Montino, D., 2009).
La definizione generale e le condizioni dell’educazione in Italia
Il percorso scolastico di un bambino italiano è diviso in tre parti diverse: la scuola elementare (5 anni), la scuola secondaria di primo grado (3 anni) e la scuola secondaria di secondo grado (5 anni).
I primi due gradi sono unificati, mentre l’ultimo comprende diversi tipi di scuola, includendo i licei, istituti professionali e tecnici. Una volta che si è scelto il tipo di scuola, lo studente deve seguire i corsi specifici al percorso.
La scelta della scuola, diversamente da altri sistemi Europei, non è basata sull’indirizzo di residenza e perciò permette una maggiore mobilità degli studenti e una minore segregazione sociale. Ci sono 10 anni di scuola obbligatoria che copre la fascia d’età tra i 6 e i 16 anni (Obbligo scolastico. (n.d.)).
Questo significa che il conseguimento del diploma di scuola superiore non è obbligatorio, motivo per cui la parte di popolazione tra i 25 e 64 anni con un livello di educazione secondario è del 62.9 percento, che è significamento più basso della media Europea (79.0 percento nell’ UE27) e di quella di alcuni degli stati più grandi dell’Unione Europea (ISTAT, 2021).
Il problema del Sud
Questo fatto si aggrava se ci focalizziamo sull’area meridionale della penisola, che, come già menzionato, giova di un minore svilippo economico e industriale.
Il sistema educativo nell’Italia del Mezzogiorno è da tempo soggetto di criticismo e preoccupazione. Infatti, ha una serie di problemi legati all’educazione, con alti tassi di ritiro scolastico e bassi tassi d’istruzione scolastica, che affliggono nefativamente i prospetti di sviluppo socio-economici dell’area. Da questi fattori ne risulta che la popolazione del Sud è generalmente meno acculturata rispetto all’area Centro-Nord del paese, colpendo le opportunità di impiego e di carriera.
Nello specifico, la percentuale di adulti on un diploma di scuola secondaria nel Sud è del 38.5 percento, mentre solo il16.2 percento ha ottenuto un diploma di laurea. Invece, nel Centro e nel Nord del paese il 45 percento e più di uno su cienque, rispettivamente, hanno ottenuto un diploma di laurea triennale (ISTAT, 2021).
La necessità di affrontare questi problemi è una delle maggiorni sfide del sistema educativo e della società come insieme.
Il divario socio-economico
Come menzionato precedentemente, un altro problema cruciale legato al tasso di abbandono scolastico è la situazione socio-economica della famiglia d’origine.
Numerose richerche hanno mostrato che i giovano provenienti da famiglie dal basso reddito e con una bassa educazione hanno maggiori probabilità di abbandonare gli studi rispetto ai propri coetanei con famiglie più agiate. La povertà, l’economia instabile e l’avversità finanziaria prossono impedire ai giovani di accedere alle opportunità educative, rendendo l’abbandono scolastico l’opzione più probabile. Inoltre, i genitori con un basso livello di educazione potrebbero trovare difficile supportare i figli durante la scuola a causa delle difficoltà finanziarie e la mancanza di competenze specifiche.
La condizione sfavorevole dell’ambiente famigliare sembra avere maggiore influenza sul precoce abbandono scolastico tra i giovani che risiedono nelle regioni meridionali. Infatti, il il tasso di giovani che abbandonano la scuola sono molto simili sia tra i giovano con genitori con un livello di educazione medio o alto sia nel Nord che nel Sud, ma mostrano maggiore differenze nei casi di genitori con al massimo un diploma di scuola media (25,5 percento al Sud contro i 18,9 percento al Nord) (ISTAT, 2021).
Nonostante ciò, è importante ricordare che lo stato socio-economico della famiglia non rappresenta un destino inevitabile, ma più un dato che potrebbe e che dovrebbe essere affrontato attraverso le pubbliche normatice e gli investimenti nell’educazione.
A proposito di ciò, l’Italia necessita di affrontare numerosi problemi riguardo il sistema educativo in modo da dedicarsi alla diseguaglianza dell’accesso all’educazione. è necessario introdurre e assicurare un accesso all’educazione equo per tutti gli studenti, attraverso supporto economico e dei programmi di inclusione sociale.
L’efficacia delle norme sull’educazione deve essere migliorata adottando nelle strategie innovative e basate sui dati scientifici per migliorare la qualità dell’insegnamento nell’insegnamento e nell’apprendimento. La continua formazione degli insegnanti e l’uso di tecnologie all’avanguardia possono contribuire a migliorare la qualità dell’istruzione e aumentare l’interesse e la motivazione degli studenti.
Per concludere, l’Italia deve affrontare le sfide educative con una strategia a lungo termine che basata sugli investimenti per le infrastrutture, sulla formazione degli insegnanti e sul supporto agli studenti. Solo attraverso un impegno condiviso tra le istituzioni, le organizzazioni civili e gli individui può essere possibile prevalere sulle attuali difficoltà e assicurare un futuro educativo migliore per la popolazione italiana.
Bibliografia
Marx, K. (2005). Grundrisse: Foundations of the critique of political economy. Penguin UK.
Biagioli, M. (1989). The social status of Italian mathematicians, 1450–1600. History of science, 27(1), 41-95.
De Sanctis, F., & Cappelletti, V. LA NASCITA DELLA SCUOLA ITALIANA E LA SUA EVOLUZIONE NEI PRIMI TRENT’ANNI DEL’900.
Gabrielli, G., & Montino, D. (Eds.). (2009). The fascist school: institutions, watchwords and places of the imagination. Verona: Ombre corte.
Obbligo scolastico. (n.d.). Ministero Dell’istruzione. https://www.miur.gov.it/obbligo-scolastico
Livelli di istruzione e partecipazione alla formazione. (n.d.). Livelli Di Istruzione E
Partecipazione Alla Formazione. https://www.istat.it/it/archivio/262190
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